• Abbonati
Il progetto

Edinnova, una rete per fare innovazione in edilizia: “Insieme per creare valore aziendale e di sistema” video

Le parole del presidente Angelo Luigi Marchetti: "Fare innovazione in edilizia vuol dire innanzitutto non avere paura di guardare al di fuori della propria azienda, intercettando quanto di buono si sta facendo in altri settori: vogliamo far incontrare le imprese con queste tecnologie"

Creare ecosistemi collaborativi per i cantieri del futuro, mettendo le imprese operanti nel settore edile nelle condizioni di incontrare, conoscere e sperimentare le tecnologie abilitanti che si stanno affacciando sul mercato delle costruzioni e che già oggi possono creare valore.

Questo l’obiettivo dell’incontro organizzato nel pomeriggio di giovedì 22 febbraio in Confindustria Bergamo da Edinnova, la Rete per l’innovazione della filiera dell’edilizia promossa dall’associazione degli industriali bergamaschi e Ance Bergamo, supportata da RetImpresa, che punta a favorire la ricerca di base e applicata e il trasferimento tecnologico.

Ad oggi, secondo un rapporto McKinsey, l’edilizia è al penultimo posto tra i settori interessati da processi di innovazione: un’evidenza che se da un lato sottolinea spesso la scarsa capacità o propensione delle aziende, dall’altro conferma come ci siano ampi spazi per anticipare trend di mercato, interiorizzando prima dei competitor tecnologie che iniziano ad affermarsi anche nel mondo edile e che in un futuro non troppo lontano saranno invece in grado di fare la differenza.

Da questo punto di vista l’esperienza di Edinnova, nata dopo il Covid, è già di per sé esemplificativa: “Siamo 13 imprese, soprattutto bergamasche ma anche trentine, che si sono messe insieme avendo come minimo comun denominatore la voglia di investire in progetti di ricerca e sviluppo sostenibili che mirano a fare uno scouting tecnologico, portando a conoscenza delle imprese tutte le tecnologie abilitanti più recenti, ma anche di comprendere le logiche di processi per migliorare ed efficientare il più possibile lo sviluppo dei nostri cantieri – spiega Angelo Luigi Marchetti, presidente di Edinnova e amministratore delegato di Marlegno – In un settore fatto di tante piccole e micro aziende fare innovazione è ancora più difficile. A volte l’artigianalità e la tradizione sono dei limiti all’innovazione: creano dei paraocchi che fanno sì andare avanti su una linea precisa, ma precludendosi altre possibilità. Noi questi paraocchi li vogliamo abbassare: se non conosco le nuove tecnologie e non ne conosco l’utilizzo non posso di certo sfruttarle e adattarle alle mie necessità. E qui sta la forza di ragionale da filiera, in un cluster di aziende innovative”.

Caratteristica principale per far parte della rete è senza dubbio l’essere aperti e propositivi, portando idee e progetti che possono poi essere declinati in altri contesti e viceversa, comprendendo a pieno l’importanza di far parte di un ecosistema che promuova la contaminazione reciproca e con la consapevolezza che la crescita del singolo può far crescere l’intero sistema.

“Fare innovazione in edilizia vuol dire innanzitutto non avere paura di guardare al di fuori della propria azienda, intercettando quanto di buono si sta facendo in altri settori – continua Marchetti – Le tecnologie ci sono già, bisogna solo prendere spunto da chi è molto più avanti di noi: credo sia un buon momento storico per rendere le imprese più competitive e giornate come quella odierna danno la possibilità a tanti imprenditori di toccare con mano e parlare con nuove startup nel settore costruzioni e gestione dei patrimoni immobiliari. Non solo per capire le dinamiche future, ma anche per poter sfruttare oggi prodotti già disponibili sul mercato”.

La rete come strumento di open innovation, dentro la quale si possono condividere problematiche simili che richiedono identiche soluzioni: un percorso che parte dall’incontro, genera un confronto, porta a una contaminazione e a una proficua collaborazione, fino alla volontà di coinvolgere altri attori.

Ci si suddivide così uno sforzo che, singolarmente, la singola azienda potrebbe non essere in grado di supportare, per questioni non solo economiche, ma anche, se non soprattutto, organizzative.

“Ci sono sostanzialmente tre tipologie di progetti innovativi che stiamo gestendo attualmente – spiega Marchetti – La prima prevede la normalizzazione delle variabili che caratterizzano l’ambiente cantiere, rendendolo più simile a una fabbrica: vogliamo trasferire il modello ‘Lean’ al settore edilizio, con l’obiettivo di rendere i processi di progettazione, costruzione, gestione dei materiali e dei cantieri più rapidi, efficienti e sostenibili. La seconda riguarda la gestione della conoscenza: come possiamo fare in modo che il patrimonio aziendale rimanga a prescindere dalle persone? Serve una digitalizzazione dei dati aziendali e dalla loro gestione. L’ultima si focalizza sulla gestione delle attrezzature, con il monitoraggio in tempo reale di tutto ciò che entra ed esce da un cantiere in modo ancora una volta digitale e non più manuale, gestendo così le informazioni in modo più sicuro, certo ed immediato, impiegando le persone su interventi a maggiore valore aggiunto”.

E sono proprio le persone a rappresentare un fattore cardine dell’innovazione: “Oggi ciò che manca, spesso, è qualcuno che sui progetti innovativi ci metta la testa – conclude Marchetti – La dimensione strutturale dell’azienda diventa quindi un problema, non può ricadere sempre tutto sull’imprenditore. Le nostre imprese faticano a fare ricerca e sviluppo non solo per questioni di budget, ma anche per mancanza di queste figure che gestiscano il processo innovativo e portino ai benefici. In caso contrario la conoscenza si sedimenta a livello aziendale e porta a risultati più rapidi, perché accelera il momento nel quale l’azienda stessa può andare sul mercato con tecnologie e processi nuovi, più efficienti, sostenibili e in grado di aumentare da subito la competitività. Il nostro approccio prevede che ogni processo innovativo venga affrontato in modo alto, spiegando concettualmente come funziona e cosa dovrebbe accadere, e uno più specifico customizzato su ogni singola realtà”.

Altro esempio di ecostistema di open innovation che sta promuovendo da tempo crescita e contaminazione tra i suoi aderenti è il consorzio Habitech, nato 17 anni fa in territorio trentino e oggi alla ricerca di un nuova espansione e nuove opportunità anche in Lombardia.

“La rete è composta da 127 soggetti, tra aziende che operano nel mondo delle costruzioni, professionisti e qualche municipalità – racconta il presidente Marco Giglioli – Operiamo in diversi ambiti, tra i quali quello della gestione dell’attività dei certificatori energetici e la cura delle certificazioni edilizie per importanti sviluppi immobiliari. Siamo stati i primi a portare la certificazione Leed in Italia. Insieme cerchiamo di capire come si possa migliorare il processo edilizio: l’obiettivo che abbiamo raggiunto è la creazione di un protocollo di certificazione degli edifici in legno che ha fatto sì che le il valore percepito delle imprese trentine sia elevato anche in contesti lontani dal nostro territorio. Poi sicuramente abbiamo contribuito alla crescita culturale sul tema della sostenibilità, intesa non solo come ambientale ma anche sociale e di governance”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI