Milano, 23 luglio 2014 - 17:28

Riforme: si vota, ma a rilento
Grasso contestato da Pd e M5S

Il presidente del Senato, dopo aver esaminato 920 richieste, ammette allo scrutinio segreto solo gli emendamenti che riguardano la funzione delle Camere e le minoranze linguistiche

di Redazione Online

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Un’ora e mezza , dopo sei sedute, per votare tre emendamenti (su 8000): inizia più che a rilento la votazione sul ddl Riforme al Senato, con un presidente, Pietro Grasso, sempre più snervato per l’ostruzionismo e gli ostacoli procedurali, al punto da parlare al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, delle «gravi difficoltà rappresentate da un ostruzionismo esasperato». Un allarme subito raccolto dal presidente della Repubblica, che ha «insistito sul grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale». Ma il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, è sempre più spinoso nei confronti della seconda carica dello Stato: «Grasso aveva fatto cenno ai poteri di coordinamento della presidenza (sui tempi). Oppure dobbiamo procedere a questi ritmi? Francamente mi sembra ci stia indicando molto sul nostro futuro...».

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Ddl riforme alla prova del voto, tra malumori e confetti

Lo scrutinio segreto

«Ho registrato un numero di richieste di voto segreto che non ha precedenti nella storia parlamentare, 920», rileva Grasso in apertura di lavori, comunicando nell’Aula del Senato le decisioni della presidenza sulle richieste di voto segreto sul Ddl con le riforme istituzionali.«La presidenza ritiene di ammettere alla votazione a scrutinio segreto i soli emendamenti che riguardano le funzioni delle Camere, articoli 1 e 18 del provvedimento in esame e non il procedimento legislativo, art. 10 del provvedimento».Ammessi al voto segreto anche gli emendamenti riguardanti le minoranze linguistiche. Una decisione non facile, che infatti causa più di qualche malumore.

Il canguro contro lo stallo

Il ministro delle Riforme Boschi e Sacconi (Ansa)
Il ministro delle Riforme Boschi e Sacconi (Ansa)

Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo del Pd, parla di «scelta incomprensibile di Grasso». Sdegnato il capogruppo di Ncd, Maurizio Sacconi: «Mi ha stupito la sua decisione, non lo nascondo. Mi auguro che lei vorrà valutare la strumentalità prima di esaminare le richieste di voto segreto». «Irritazione» del capogruppo del Pd Zanda:«Molti di questi emendamenti, direi la maggior parte - ha detto Zanda - citano all’inizio strumentalmente le minoranze linguistiche, ma poi trattano altro. Credo che nella valutazione sulla concessione del voto segreto debba essere considerato il tema prevalente dell’emendamento». Grasso replica spiegando che si ricorrerà «al voto per parti separate». Per cui le parti degli emendamenti che riguardano le minoranze linguistiche saranno oggetto di voto segreto, mentre le parti che riguardano altri temi delle riforme avranno uno scrutinio palese. Detto ciò, Grasso precisa che il voto segreto «non preclude» il ricorso al cosiddetto «canguro», ovvero lo strumento che rende possibile «la votazione delle parti comuni degli emendamenti con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione». In parole povere, se gli emendamenti alla fine contengono degli elementi in comune, questi elementi verranno votati una sola volta, e non tutte le volte che si presentano. Ma per Pierferdinando Casini non c’è storia: quanto sta avvenendo in Aula «è la dimostrazione più palese dell’incapacità di questa istituzione di riformare se stessa». Eppure c’è chi plaude alla scelta del presidente del Senato: Augusto Minzolini (Fi) parla di decisione «coraggiosa». E il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli (Lega) gli attribuisce «coraggio e onestà intellettuale», anche alla luce di quelle che sono state le reazioni di alcuni esponenti della maggioranza.

Il primo (faticoso) voto

Felice Casson (Ansa)
Felice Casson (Ansa)

Così, dopo lo stallo registrato negli ultimi giorni, e dopo l’ennesimo tentativo di ostruzionismo dei Cinque Stelle, finalmente l’Aula si esprime: votati e respinti solo tre emendamenti - sulla possibilità di abolire le circoscrizioni degli italiani eletti all’estero - prima di concludere i lavori, poco prima delle 19 di mercoledì, per la seduta comune del Parlamento per votare i componenti di Consulta e Csm. La seduta riprenderà domani, giovedì, alle 9.30, con la speranza che ci sia un freno all’ostruzionismo che rallenta di molto i lavori: molti senatori M5S sono intervenuti in dissenso per prendere tempo. A Felice Casson (Pd), che si lamentava per la decisione di Grasso di concedere solo un minuto di tempo ai senatori che parlano in dissenso dal proprio gruppo, il presidente del Senato ha replicato: «Spetta al presidente l’armonizzazione dei tempi quando non c’è il contingentamento».

L’ottimismo di Renzi

Ma lo stillicidio parlamentare non sembra per ora spaventare il presidente del Consiglio: «Vorrei garantirvi che qui non molla nessuno. Non ci sarà nessun ostacolo in grado di fermarci», ha detto Renzi intervenendo all’inaugurazione della A35 Brebemi a Fara Olivana (Bergamo). «Potranno farci ritardare, potranno farci qualche scherzetto ma alla fine di questo percorso l’Italia sarà messa nella situazione di tornare a correre. Noi senza paura andiamo avanti», ha detto Renzi, che ha paragonato le riforme costituzionali al «pin per accendere il telefonino e iniziare a fare le chiamate». E a fine serata ha scherzato con i suoi collaboratori più stretti: l’ostruzionismo a palazzo Madama? « i frenatori sono preoccupati- ha detto il premier- perché stiamo riuscendo davvero a fare le riforme. Uno spot migliore non ce lo potevano fare».

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