17 Lug 2014

UE: Alto rappresentante cercasi

Il Consiglio europeo non è stato in grado di decidere sul rinnovo delle cariche europee in scadenza e, in particolare, sull’alto rappresentante per la politica estera – che è anche vice presidente della Commissione europea – e sul prossimo presidente del Consiglio stesso. Nel giro di poco più di due ore lo stallo delle consultazioni […]

Il Consiglio europeo non è stato in grado di decidere sul rinnovo delle cariche europee in scadenza e, in particolare, sull’alto rappresentante per la politica estera – che è anche vice presidente della Commissione europea – e sul prossimo presidente del Consiglio stesso.

Nel giro di poco più di due ore lo stallo delle consultazioni era già evidente ed è risultato inevitabile posticipare la decisione sulle nuove nomine, che non sarà presa prima del 30 agosto.

Nelle parole del presidente Van Rompuy si è trattato di un esito “negativo ma non drammatico. Semplicemente non siamo ancora pronti per una decisione consensuale”. Spetterà adesso proprio a Van Rompuy continuare le consultazioni con i leader europei, incluso il neo-designato presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere un accordo “sull’intero pacchetto”, incluse quindi tutte le poltrone di commissario. 

Una scadenza, quella di fine agosto, che sembrerebbe ormai improrogabile. Bisognerà infatti procedere alle audizioni parlamentari dei singoli commissari designati durante settembre e inizio ottobre, se si vuol tenere a metà ottobre il voto del Parlamento europeo sull’intera Commissione (che entrerebbe in carica da inizio novembre). Le cose potrebbero anche non andare così e la Commissione Barroso potrebbe addirittura restare in carica ancora un po’ di tempo per permettere ai leader politici di giungere ad un compromesso. Ma si tratterebbe davvero di un grave errore. Dopo le elezioni europee e l’esplosione dei movimenti euroscettici in molti paesi membri, l’immobilismo delle istituzioni comunitarie e i litigi sulle cariche non farebbero altro che alimentare il sentimento anti-europeo. E a ragione, dato che l’Ue può riacquistare la fiducia degli europei solo operando e facendolo in fretta. Juncker ha promesso che sbloccherà 300 miliardi di euro di investimenti. Sarebbe bene che agisse subito spiegando chiaramente – ovvero facendo luce sui dettagli tecnici –  in che modo intende farlo stante l’esiguità del bilancio Ue. Le promesse non mantenute o troppo a lungo posticipate sono il peggior nemico dell’Unione europea. Allo stesso modo, al di là della legittima questione del rispetto del prestigio nazionale italiano per la nomina dell’alto rappresentante, il dibattito su chi assumerà questa posizione dovrebbe appassionare molto meno rispetto a quello sui compiti di questa figura. Proprio appena prima di dover constatare il nulla di fatto sulle cariche, i leader politici hanno discusso gli ultimi sviluppi della crisi ucraina. E’ stato deciso di alzare il tiro in merito alle sanzioni verso la Russia con l’obiettivo di colpire tutte quelle “entità” che materialmente o finanziariamente supportano azioni che minano la sovranità ucraina. Le misure includono anche il congelamento della cooperazione finanziaria con la Russia attraverso la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

Laconica, e francamente piuttosto scontata e inutile, la presa di posizione sulla situazione a Gaza: ad entrambe le parti si chiede di abbassare i toni e porre fine alle violenze. Praticamente un ‘pro forma’.

Sta proprio qui il vero problema della ‘vecchia’ Europa: la sua capacità di perdersi nelle lungaggini delle negoziazioni sulle cariche – spesso senza chiedersi fino in fondo ‘cui prodest’ – quando invece il tempo dovrebbe essere speso per trovare una vera posizione comune sulla strategia di fondo tra tutti i paesi membri. Se così fosse, peraltro, la stessa negoziazione sulla persona che coprirà la carica di alto rappresentante perderà molte delle sue facili strumentalizzazioni. Invece di impantanarsi inutilmente sulla presunta posizione filorussa del ministro Mogherini, sarebbe molto più utile negoziare all’interno dell’Ue stessa un accordo sulla strategia comune che l’Ue intende perseguire per mezzo dell’alto rappresentante – chiunque esso sia – nei confronti della Russia (o di Israele/Hamas). Una mossa del genere accrescerebbe il peso internazionale dell’Unione europea. E lo farebbe molto più di quanto non possa farlo anche il candidato di più alto profilo ed esperienza, se poi questi fosse comunque destinato a rimanere ostaggio dei contrasti tra i paesi membri.

Antonio Villafranca, ISPI Senior Research Fellow e Head del Programma Europa dell’ISPI.

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