L'ultimo Maggiolino

11 anni fa in uno stabilimento messicano cessa la produzione del vecchio Maggiolino, la celebre automobile dalle linee morbide

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RAPHAEL ALVES

(foto: Getty Images)[/caption]

Della storia del Maggiolino, l’immortale vettura dalle linee morbide e tondeggianti, fanno parte almeno tre grandi nomi dell’industria automobilistica. La Volkswagen ovviamente, letteralmente auto del popolo, la casa nata inizialmente proprio con il Maggiolino, la Ford, che con la sua catena di montaggio aveva fatto da modello, e la Porsche, che invece fornì il disegno della macchina. In realtà non fu tanto la casa automobilistica a farlo, quanto Ferdinand Porsche, il papà delle famose auto sportive. Fu infatti lui che, su richiesta di Adolf Hitler, ideò il Maggiolino: una macchina comoda, in grado di ospitare almeno due adulti e tre bambini, e poco costosa, così che in molti potessero permettersela.

L’idea e anche i prototipi erano già pronti alla fine degli anni Trenta, ma il Maggiolino avrebbe cominciato a diventare leggenda solo nel secondo dopoguerra. Gli stabilimenti inizialmente affidati alla produzione delle automobili infatti vennero presto riconvertiti a scopi bellici e anche le prime auto – non ancora Maggiolino o Beetle, una sapiente scelta di marketing che arrivò solo nel 1967, ma solo KdF-Wagen, o semplicemente Volskwagen poi VW Typ 1 – furono equipaggiate per essere usate da militari.

Le cose appunto cambiarono nel dopoguerra, e in fretta. La macchina divenne presto simbolo della ripresa economica e industriale tedesca, e già nel 1955 erano state prodotte un milione di automobili dalla Volkswagen. Un ritmo che l’azienda avrebbe saputo mantenere e che, incontrando il favore del pubblico (anche grazie alla robusta pubblicità della Disney, che sulla scia del film Un Maggiolino tutto matto fece scoppiare l’amore per il grazioso e simpatico Herbie nelle case di mezzo mondo), permise all’automobile di superare, nel 1972, l’altrettanto storico modello T della Ford come la vettura più venduta di tutti i tempi.

Eppure furono questi stessi anni a determinarne la lenta discesa. La macchina dall’immortale profilo – che col tempo era cambiato ma aveva mantenuto l’originale fascino – alla fine degli anni Settanta perse il tradizionale marchio made in Germany che l’aveva distinta. Pur rimanendo il prodotto simbolo della Volkswagen, la produzione venne trasferita oltre i confini, soprattutto in Brasile e in Messico. E qui, dove l’auto era nota come Vocho, sarebbe finita la storia del vecchio Maggiolino, quando il 30 luglio 2003 dalla fabbrica di Puebla usciva il VW Beetle numero 21529464, che non sarebbe mai arrivato su strada. Sarebbe partito, infatti, per tornare nell’originaria patria, in Germania, ospitato all’interno del museo di Wolfsburg della Volkswagen come reperto storico: quello del modello di automobile con la più lunga storia di produzione, 65 anni.