Le 40 camere dell’hotel Roma non erano tutte occupate, come si temeva all’inizio, dopo il crollo dello storico albergo di Amatrice di Aleandro e Armando Bucci. La signora Irina, polacca, da un anno addetta alla pulizia delle stanze, ha spiegato a Repubblica di essere convinta che in hotel ci fossero 28 persone, quando ha staccato il turno, alle 15, prima della notte tragica del terremoto. Una trentina di ospiti, di cui tanti si sono salvati. I morti accertati sono sei.
La struttura non è crollata subito: la scossa violentissima delle 3,36 ha danneggiato solo alcune parti. È stato lo sciame sismico a fare franare i tre piani uno sull’altro.
C’erano turisti, ma anche persone che nell’hotel Roma vivevano tutto l’anno. Come la signora Annunziata. 92 anni, sarta in pensione, anche se ha una casa di proprietà stava in albergo: aveva una stanza al primo piano e mangiava al ristorante. È stata estratta viva dalle macerie.
O la signora Maria, elegante 70enne sarda, che ogni anno tornava all’hotel per godersi il fresco, un paio di settimane, ad agosto. Ogni giorno faceva lunghe passeggiate. È riuscita a salvarsi prendendo le scale antincendio dal secondo piano.
Poi c’erano clienti abituali, quelli che ogni anno tornavano per la festa degli spaghetti all’amatriciana che sarebbero sti inventati proprio in questo albergo. Una coppia di Napoli che questa volta era venuta anche con figlio, nuora e due nipotini. La signora Irina dice di averli visti uscire dall’albergo subito dopo la prima scossa.
Dalle scale antincendio sono fuggiti anche un ragazzo, venuto per rimanere un mese, per fare delle fotografie, e il suo cane, che dormivano in una stanza al primo piano.
Uno dei clienti fissi era anche il cugino di una delle attuali proprietarie, la signora Federica. È stato trovato sotto le macerie e portato in ospedale all’Aquila, dove è ancora in rianimazione. «Mio cugino – racconta la donna - viveva in una camera dell'albergo da mesi, perché stava ristrutturando la sua casa. I lavori erano appena finiti, ma ora è tutta distrutta. Noi non eravamo solo un hotel, ma anche un ristorante. Ci lavoravamo in tanti, in famiglia, e ognuno aveva un ruolo».