10 startup italiane che sognano l'America

Una truppa di imprese innovative del Belpaese, dalla sanità digitale al fintech, saranno a New York con l'acceleratore iStarter per incontrare investitori internazionali

(Nicola Garelli, Presidente di iStarter/Foto: iStarter)

Dai test genomici avanzati a un controllo della pressione arteriosa. Da un motore di ricerca per eventi a sistemi di pagamenti digitali per le banche. Sono questi i progetti di alcune delle dieci startup italiane che lunedì 26 febbraio saranno a New York per incontrare investitori internazionali. Le imprese innovative partecipano alla terza tappa del Made in Italy 2.0.2.0, un tour mondiale organizzato dall'acceleratore di startup iStarter. L'iniziativa ha già toccato Londra e Pechino. A New York l'incontro si terrà al Grand Central Tech, polo di eccellenza del settore tecnologico e innovativo nei pressi della Grand Central Station.

L’evento ideato dall’acceleratore italiano con sede a Londra vuole mettere in collegamento le eccellenze digitali del nostro Paese con gli investitori internazionali. Come spiega Antonio Chiarello, amministratore delegato di iStarter Italia, "la mission di questa tappa americana è sicuramente mettere a confronto i migliori prodotti digitali italiani con la patria delle web-company mondiali e della Silicon Valley".

Sono dieci le startup selezionate per presentare i propri progetti di fronte ad una platea di circa 150 investitori internazionali. Dopo la demo session poi, si terranno i meeting one-to-one fra imprenditori e investitori interessati. È una compagine diversificata, quella delle startup invitate. Spazia dalla digitalizzazione della sanità al fintech, dalla gamification al mondo dello sport. Nicola Garelli, presidente di iStarter, racconta che "le dieci realtà selezionate hanno essenzialmente tre caratteristiche: una buona traction commerciale o un buon livello di innovazione, un italian angle e una equity story molto lineare in termini di risultati ottenuti, round di finanziamento e composizione della compagine sociale".

(Foto: iStarter)

Una delle startup presenti è Dante Labs. Si occupa di rendere i test genomici avanzati accessibili a tutti. "La bravura di iStarter è stata quella di coinvolgere non solo investitori famosi ma anche professionisti e manager di successo di aziende internazionali. Ad esempio, nel nostro caso sarà un’ottima opportunità incontrare dei top manager di aziende farmaceutiche e primari italiani di ospedali di punta americani", spiega a Wired Andrea Riposati, amministratore delegato di Dante Labs. E aggiunge: ""A marzo lanceremo la nostra Rare Disease Initiative*, un progetto globale di ricerca genetica per studiare e sconfiggere le malattie rare. Stiamo investendo molto su strumenti proprietari di machine learning e analisi dati genetici".*

Ma cosa manca alle startup italiane per poter ottenere una prospettiva internazionale e raccogliere investimenti all'estero? Per Riposati, "innanzitutto, dei clienti internazionali". E incalza: "Il modo più rapido di vendere all'estero poi, è appoggiarsi a delle piattaforme esistenti, invece di sviluppare una forza vendita locale. Ad esempio: Amazon e eBay per prodotti fisici, piattaforme verticali di software per prodotti SaaS B2B, o anche distributori esteri di prodotti e servizi complementari".

(Foto: Dante Labs)

Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Privitera, co-amministratore di Evensi, motore di ricerca geolocalizzato dedicato agli eventi. "Penso che la prima cosa in assoluto sia acquisire una cultura aziendale e un mindset internazionale", spiega. Per farlo è necessario abbandonare la propria comfort zone italiana. "Il founder e parte del management team devono trasferirsi all'estero, meglio ancora se in hub tecnologici ad alta densità", aggiunge. Gli ingredienti principali per il successo? Secondo Privitera, "Travel*, pushing the boundaries**, networking**, company culture e resilience* (Viaggiare, superare i limiti, fare rete, cultura aziendale e resilienza, ndr)".

Del resto con quasi 2 milioni raccolti fino a oggi**,** un team di venti persone tra San Francisco e Italia, 40 milioni di utenti e 100 milioni di eventi sulla piattaforma, Evensi vanta un curriculum internazionale di tutto rispetto. Privitera spiega: "Di fronte abbiamo un mercato da 30 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. P**ensiamo veramente di poter arrivare a 100 milioni di ricavi tra tre anni".

A New York ci saranno anche Amicomed, Armadio, Bidoo, Bidtotrip, Competitoor, Desmotec, Orwell e Wearable Robotics. Il capitale raccolto totale dalle dieci startup finaliste è, ad oggi, di oltre 47 milioni di dollari, mentre il prossimo round di raccolta totale stimato si aggira intorno agli 88 milioni. Per Simone Cimminelli, amministratore delegato di iStarter limited (il gruppo inglese), saranno queste startup le prime rappresentanti all’estero del nostro "rinascimento digitale".

I tempi sono maturi, dunque, per investire nel digitale italiano? Per Chiarello sì: "L’Italia non è solo cibo, moda e design, settori in cui sicuramente primeggiamo. Lo dimostra la schiera di startup selezionate per New York".