Erano entrambi a bordo dello stesso barcone. Due migranti che cercavano una nuova terra e speravano che, approdando su una sponda lontana, sarebbero stati salvi. Ma uno ce l’ha fatta, l’altro no.
Il suo ora è uno dei tanti corpi inghiottiti dall’acqua del mare. Sono decine di migliaia. L’amico superstite ha voluto scrivere una lettera per ricordare quel compagno scomparso, restituirgli la voce raccontando i progetti e le speranze che sono annegati con lui.
Ce l’ha mandata Ahmad Al Rousan, mediatore culturale che lavora sulle navi di soccorso di Medici Senza Frontiere. Eccola.
Mi dispiace, mamma, perché la nave è affondata e non potrò arrivare a destinazione e non sarò in grado di inviare il denaro per saldare il debito ottenuto per pagare il viaggio.
Non piangere, mamma, se non trovano il mio corpo: cosa ne fai?
È solo un costo: recupero, trasporto e sepoltura.
Mi dispiace, mamma, che è scoppiata la guerra e che sono dovuto fuggire come altri essere umani sapendo che i miei sogni non erano grandi come possono essere i sogni degli altri: come tu ben sai, tutti i miei sogni erano delle dimensioni della scatola delle tue medicine e come il prezzo della riparazione dei tuoi denti.
A proposito, mamma, il colore dei miei denti ora è verde come le alghe che si sono attaccate, ma anche così, sono più belli dei denti del dittatore.
Mi dispiace, amore mio, perché ti ho costruito una casa d’illusione. Una bella capanna di legno come quelle che vedevamo nei film. Una capanna povera, ma lontana dalle bombe e lontano delle lotte etniche e confessionali.
Mi dispiace per i subacquei e i ricercatori, ma non conosco il nome del mare dove sono annegato.
State tranquilli, dipartimenti per i rifugiati, non sarò un peso per voi.
Grazie, o mare, che mi hai accolto senza un visto e senza un passaporto.
Grazie ai pesci che si divideranno il mio corpo senza chiedermi della mia religione o della mia appartenenza politica.
Grazie ai canali televisivi che trasmetteranno la notizia della nostra morte per cinque minuti, per un paio di giorni.
Grazie a voi che sarete tristi quando sentirete la notizia.
Scusate se sono annegato.