Seduta sul divano, sorseggia un caffè. Un raggio di sole le accarezza il viso. Tutt’intorno, dipinti incastrati in grosse cronici e tavolini che straripano di fotografie: Lara piccolina che sgambetta, Lara e sua sorella, Lara e i suoi genitori.
«Sento la mancanza di mio papà, ci adoravamo», sussurra con voce tremante. Lara Comerio ha 42 anni e un sorriso che «da poco è tornato a brillare». Perché questa donna minuta, bionda e riccioluta – che vive a Schio, vicino Vicenza - ha vissuto l’oblio della prostituzione, la disillusione della droga, la schiavitù dell’alcol, l’abbandono.
Per poi resuscitare.
«Ricordo tutto alla perfezione: il buio profondo in cui ero precipitata, il vuoto dentro il mio cuore, lo splendore della mia rinascita, gli occhi della mia anima accecati da Dio», racconta. È così che diventa suora laica, «sposa del Signore», preferisce dire. Da missionaria è corsa in Mali. In camper.
«È stata una pazzia, lo riconosco ma senza non avrei potuto portare tutto il necessario per i bambini», dice mentre tormenta un rosario tra le mani. «Laggiù la quotidianità è primitiva: non è stato facile», dice e aggiunge: «Nel villaggio dove sei andata diffidavano di me perché donna, bianca e cattolica (la gran parte della popolazione è musulmana, ndr) ma alla fine, sono riuscita conquistare il loro affetto e la loro fiducia».
Accoccolato ai suoi piedi c’è l’inseparabile Miele, il meticcio con cui vive «da quando il Signore mi ha dato una seconda chance». Perché nella vita di Lara c’è un prima e c’è un dopo: in mezzo un tentato suicidio. «Mi sentivo fallita, campavo nell’ostilità e nel disprezzo del mio corpo: più lo svendevo, maltrattavo, calpestavo, più mi sentivo sicura di averne il possesso», racconta. «Mi umiliavo per punirmi».
Ascoltarla fa venire i brividi. Glielo dico, fa spallucce: «Il passato non mi fa più male». Nel prima c’è anche una carriera da ballerina, spezzata. «Ero poco più che bambina quando lasciai l’accademia nazionale di danza di Roma per quella di Montecarlo: il successo era lì, a un pas de chat da me».
Ad allontanarla ci si è messo un ragazzo. «Il primo amore che credevo eterno. Tolsi il tutù e volai tra le sue braccia». L’atterraggio però non fu morbido: lui sparì e lei si ritrovò sola e delusa. E senza le regole rigide del balletto, perse la bussola.
«Ero in guerra con tutti, specie con la mia mamma oppressiva e severa. Lo sballo, le droghe, le abbuffate di cibo e l’alcol diventarono i nuovi passatempi». Il ricovero in una clinica è l’unica speranza. Lara per un po’ sembra riprendersi, si sposa e ha anche un bambino. Che non vedrà crescere. «Il matrimonio finisce e io scelgo la cocaina: è la fine».
Il tentato suicidio, il coma. Il dopo è tutto nel risveglio, nella conversione e nella missione. «E' stato bellissimo, ho ritrovato mio figlio e spero in un altro miracolo», sospira. «Voglio costruire in Mali, sui cinque ettari di terreno che ci sono stati donati, una chiesa e una scuola».
Per farlo però servono soldi, tanti: quasi 200mila euro. «Ora non li ho, ma sono certa che il Signore mi aiuterà a trovarli», sorride sicura, mentre pensa a una raccolta fondi per i “suoi” bambini africani.