La corruzione ha un impatto su tutti noi, spesso in modi di cui non siamo consapevoli. Questo problema è particolarmente grave nei paesi in via di sviluppo. L’organizzazione The ONE Campaign stima che questi paesi perdano ogni anno oltre 1 trilione di dollari attraverso affari illeciti o loschi, spesso con il coinvolgimento di società di comodo anonime. Oggi, nella Giornata internazionale contro la corruzione, vale la pena riflettere un momento sulle sue conseguenze e su cosa può fare il governo italiano per contribuire alla sua prevenzione.

La corruzione priva i governi di entrate che potrebbero servire a garantire ai cittadini buoni livelli di istruzione, assistenza sanitaria, strade e così via. L’Ocse, per esempio, ritiene che ogni anno nel mondo si sprechi per via della corruzione dal 20 al 25% del valore degli appalti pubblici, ossia all’incirca 2 trilioni di dollari. Oltre la metà di tutte le cause internazionali perseguite nell’ambito della Convenzione dell’Ocse contro le pratiche di corruzione riguardava tangenti per l’ottenimento di contratti pubblici.

Nei paesi più poveri del mondo, in particolare, la corruzione può uccidere poiché priva i cittadini di ospedali e farmaci salvavita. Dagli studi effettuati risulta che la corruzione può minare la crescita economica, incrinare la fiducia dei cittadini nei governi, alimentare la violenza e l’instabilità politica, privare i cittadini della loro dignità e del loro benessere, nonché rappresentare un fattore di spinta per la migrazione e gli spostamenti forzati.

Le società di comodo e i trust anonimi sono spesso gli strumenti utilizzati per riciclare denaro sporco in luoghi come Milano, Parigi e Londra. Tali entità consentono agli operatori di erigere con efficacia uno scudo tra l’operato e la responsabilità, vanificando la capacità di inquirenti, giornalisti e società civile di seguire il denaro e di incriminare gli operatori corrotti.

Ma per fortuna le cose stanno cambiando. Negli ultimi cinque anni, vi è stato un crescente slancio politico per porre fine all’anonimato delle società, soprattutto a livello dell’Ue attraverso l’adozione di una direttiva dalla portata storica che metterà la parola fine all’impiego di società di comodo anonime in Europa. L’Italia ha giocato un ruolo di primo piano nell’elaborazione della normativa europea in questo campo, portando già nel 2014 all’adozione della prima serie di norme europee per combattere tali società di comodo anonime.

Tuttavia vi è ancora molto da fare per eliminare la corruzione sia internamente che in alcuni dei paesi più poveri del mondo. Per prima cosa, l’Italia dovrebbe agire in fretta per attuare le ultime norme dell’Ue in materia di antiriciclaggio, rendendo pubbliche e liberamente disponibili in un formato aperto le informazioni su chi si cela dietro le società. Ma non deve fermarsi qui. L’Italia dovrebbe andare oltre le norme dell’Ue e colmare quelle lacune che permettono ai corrotti di celarsi dietro le strutture impenetrabili dei trust anonimi, rendendo pubbliche le informazioni su chi li possiede e li controlla.

In secondo luogo, l’Italia dovrebbe favorire una solida rendicontazione pubblica paese per paese delle informazioni fiscali, a livello sia europeo che internazionale, garantendo che queste regole siano applicate a tutte le attività di tutte le imprese medio-grandi. Secondo le Nazioni Unite e il Fondo Monetario Internazionale, l’elusione fiscale da parte delle multinazionali costa ogni anno ai paesi in via di sviluppo fra i 100 e i 300 miliardi di dollari. Uno studio effettuato per il Parlamento europeo ha stimato che l’elusione fiscale aziendale costi all’Ue fra i 50 e i 70 miliardi di euro all’anno, che potrebbero arrivare addirittura fino a 190 miliardi.

L’Italia può, e deve, continuare a svolgere un ruolo influente e globale nella lotta contro la corruzione e a favore della trasparenza. Così facendo l’Italia può contribuire alla creazione di un mondo più stabile e più prospero permettendo ai paesi in via di sviluppo di meglio trattenere le entrate fiscali utilizzabili per finanziare indipendentemente le proprie forme di lotta contro la povertà estrema. Come ha affermato il presidente nigeriano Muhammadu Buhari in occasione del vertice 2016 di Londra sull’anticorruzione: “Sul territorio nazionale, i colpevoli di pratiche corrotte lavorano spesso a stretto contatto con i cartelli criminali internazionali”. L’Italia dovrebbe giocare un ruolo di leadership per provare a spezzare tali legami.

* ONE è un’organizzazione sostenuta da oltre 9 milioni di membri, dei quali 70.000 in Italia, che opera con campagne e attività di sensibilizzazione per combattere la povertà estrema e le malattie prevenibili, soprattutto in Africa. Apolitica, ONE mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare di concerto con i leader politici per combattere l’AIDS e le malattie prevenibili, aumentare gli investimenti per l’agricoltura e l’alimentazione e chiedere ai governi maggiore trasparenza nei programmi di lotta alla povertà.

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