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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2013 alle ore 07:16.

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Il 2011 sarà ricordato per essere l'anno dello "spread". Alzi la mano (esclusi operatori bancari ed economisti) chi ne aveva mai sentito parlare prima. Il 2012 sarà ricordato come l'anno dello "scudo anti-spread" lanciato in estate da Mario Draghi per allentare la tensione sui debiti sovrani dell'Eurozona. Il 2013 potrebbe essere ricordato come l'anno del crollo dei Paesi emergenti. E del tapering. Da quando sono aleggiati i rumor di una riduzione del piano di stimoli monetari della Federal Reserve (poi confermati nella riunione del 19 giugno) molti fondi di investimento hanno iniziato a ritirare capitali (deflussi) dai Brasile, Russia, India, Thailandia, Indonesia, Messico e compagnia bella. Se a questo effetto aggiungiamo adesso le tensioni per un invervento militare in Siria otteniamo un mix potenzialmente esplosivo che sta erodendo il valore di Borse e valute dei Paesi emergenti. Basti pensare che oggi il Brasile ha alzato ancora i tassi di interesse di mezzo punto percentuale portando il tasso di riferimento al 9%. Mentre ieri la lira turca è caduta nei confronti del dollaro ai livelli di inizio anni Ottanta e la rupia indiana ha segnato il peggior ribasso dal 1995. Fino a quando durerà? Quali sono i Paesi meglio equipaggiati per resistere a questa emorragia?

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