COOP IN PUGLIA

Qui la viticultura è smart: dove lavorano i professionisti dell’IoT tra i filari

A San Marzano hanno dotato il vigneto di sensori che continuamente rilevano e inviano dati ad una stazione centrale che a sua volta memorizza in cloud ed elabora informazioni per l'agronomo grazie a “piante spia”

di Giambattista Marchetto

3' di lettura

Foglie artificiali e radici artificiali - ovvero sensori tecnologici - per monitorare in tempo reale lo stato di salute di un vigneto, le esigenze fisiologiche o lo stress delle piante. È questa la strategia base di applicazione e utilizzo dello IoT su cui da tempo si è concentrata l'innovazione in seno alla San Marzano Wines, l'azienda con base nell'omonimo borgo pugliese che con 10 milioni di bottiglie è uno dei player di riferimento nella Doc del Primitivo di Manduria e in Puglia.

Vigneto in cloud con i dati in tempo reale
IoT ormai è diventato parte integrante del progetto agronomico San Marzano. «Abbiamo utilizzato il vigneto di Masseria Samia per imparare, nonché “cucire su misura” le tecnologie applicate al sistema vigneto - riferisce l'enologo della grande coop pugliese Tommaso Galiotta -. Utilizziamo queste tecnologie per avere una situazione chiara e monitorare in tempo reale alcuni parametri che diversamente sarebbe difficile se non impossibile. È un sistema altamente efficiente, utile nelle scelte gestionali/operative. E certamente è un lavoro continuo, poiché i sistemi sono in evoluzione».

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In sintesi, a San Marzano hanno dotato il vigneto di sensori che continuamente rilevano e inviano dati ad una stazione centrale che a sua volta memorizza in cloud ed elabora informazioni per l'agronomo.
Lungo i filari ci sono dunque alcune “piante spia” dotate di sensori di bagnatura fogliare e di suolo, disposti a due profondità definite, che mimano il comportamento di una pianta e inviano i parametri a una stazione centrale, che a sua volta rileva altri input (radiazione solare, umidità fogliare, velocità e direzione del vento, mm di pioggia, temperatura) ed elabora un report. Accedendo il cloud dallo smartphone mentre gira per le campagne, l'agronomo ha dunque in tempo reale un quadro articolato di probabilità/rischio di infezione da patogeni, condizioni idriche e termiche del suolo relazionate al fabbisogno idrico reale del vigneto.
«Il sistema utilizza modelli matematici di patologia vegetale e quindi riesco a conoscere quali sono le probabilità che si possa verificare una infezione di peronospora, ad esempio - riprende Galiotta -. Questo mi consente di mirare gli interventi gestendo al meglio le strategie di difesa del vigneto. Inoltre utilizziamo un modello per la gestione dell'irrigazione: monitorando l'umidità del suolo, possiamo controllare lo stress idrico e fisiologico, fondamentale per la corretta maturazione dell'uva».

Produrre meglio con la tecnologia, utilizzando meno territorio
Ll'IoT aiuta anche nelle operazioni di gestione e controllo. «Abbiamo dotato di sensori l'intero processo produttivo (dallo scarico delle uve all'imbottigliamento fino all'affinamento) per monitorare le cinetiche di fermentazione, eseguire in automatico il lavaggio e la sanitizzazione di tutte le linee, controllare il tasso di umidità nell'affinamento in legno fino alla completa gestione della linea di imbottigliamento e tracciabilità», aggiunge l'agronomo.
Un percorso mirato all'innovazione per fare qualità, secondo San Marzano: «oggi abbiamo la responsabilità di produrre meglio e nel rispetto delle risorse», evidenzia infatti Galiotta. «Da tecnico il mio motto è “produrre meglio, utilizzando meno”, cioè avere delle produzioni qualitativamente eccellenti, razionalizzando e giustificando tutti i fattori della produzione, rispettando l'agroecosistema. E soprattutto, ottenere delle produzioni che, attraverso i suoi vitigni, uve e vini, siano piena espressione del territorio». E aggiunge: «Siamo certi che l'innovazione e l'utilizzo di nuove tecnologie possano contribuire ad aumentare la sostenibilità dei processi, preservando ciò che abbiamo. Tradizione e innovazione sono fondamentali per vivere il presente, tutelare il territorio e pensare al futuro».

Nuove professionalità in vigneto
L'utilizzo di nuove tecnologie porta a una domanda crescente di giovani professionisti in grado di interpretare i vantaggi dell'IoT. «Necessariamente la formazione continua, la voglia di innovarsi e la ricerca di nove professionalità e talenti sono elementi fondamentali in un produzione di livello», conclude Galiotta.
Un passaggio fondamentale considerato che attualmente il progetto relativo alla “precison farming” - o meglio alla “smart viticulture” - è dedicato a Masseria Samia, dove sono in programma anche attività di ricerca con l'università, ma l'azienda ha già stilato un piano operativo che coinvolgerà tutti i soci al fine di estendere e mettere a loro disposizione queste tecnologie.

Una coop da 10 milioni di bottiglie grazie all’export
Cantine San Marzano è una cooperativa costituita oggi da quasi 1.200 soci, con un bacino di conferimento delle uve di circa 1800 ettari. La produzione complessiva arriva a circa 10 milioni di bottiglie e il fatturato previsto per il 2019 è di 60 milioni di euro, realizzato per il 70% grazie all'export in 76 Paesi (Germania, Svizzera, Giappone, UK, Olanda e Brasile in primis). Masseria Samia è una azienda agricola di proprietà di Cantine San Marzano, con un'estensione totale di circa 120 ettari e ad oggi, è costituita da circa 55 ettari vitati; rispettivamente 35 ha di Primitivo, 12 ha di Negroamaro e 8 ha di Malvasia Bianca Aromatica.

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