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boom delle esportazioni verso indonesia, brasile e arabia saudita

La rivincita delle imprese sul terremoto
In Emilia decolla l’export

Crescita del 5,3% rispetto al 2011. In difficoltà solo il comparto biomedicale con i suoi poli hi-tech

boom delle esportazioni verso indonesia, brasile e arabia saudita

La rivincita delle imprese sul terremoto
In Emilia decolla l’export

Crescita del 5,3% rispetto al 2011. In difficoltà solo il comparto biomedicale con i suoi poli hi-tech

(Epa)(Epa)
Si riparte dai nuovi mercati. Sono soprattutto le esportazioni verso Indonesia (+64,6%), Brasile (+40,6%), Arabia Saudita (+31,5%) e Russia (+17,6%) a dare la spinta ai distretti emiliano-romagnoli nella ripresa post-sismica. A un anno dal terremoto, e nonostante il terremoto, il 2012 si chiude con il picco storico di crescita dell’export pari a +5,3%, al di sopra della media nazionale che si attesta sul +2,1%. Un dinamismo che oltreconfine ha raggiunto i 10,5 miliardi di euro, mantenendo un buon andamento delle vendite anche verso mercati tradizionali come Germania e Regno Unito. Lieve flessione per la Francia (-0,5%), che resta il primo partner commerciale della Regione, e per la Cina (-11,9%).

I NUMERI - È quanto emerge dal monitoraggio del servizio studi e ricerche di Intesa San Paolo, secondo cui 14 su 19 distretti hanno chiuso l’anno in positivo, trainati da alcune delle eccellenze di quella terra dove oltre il 65 per cento delle aziende è stato danneggiato: l’alimentare, la meccanica, l’abbigliamento. Sei mesi fa, in piena ricostruzione, si faceva ancora ancora la conta delle perdite. Un’indagine dell’Ispo tra le imprese rivelava che quasi la metà di queste avevano avuto danni sia diretti a fabbricati e macchinari sia indiretti, con riduzione di commesse e dilazione di pagamenti. Oltre due milioni di euro l’ammontare dei primi, 539mila euro la stima dell’impatto economico dei secondi. Eppure già allora la capacità produttiva complessiva era stimata al 91,1 per cento rispetto a quella pre-sisma.

I SEGNALI - Oggi, «nonostante le pesanti difficoltà e gli aiuti dello Stato arrivati con il contagocce», fa notare Paolo Seghedoni di Lapam Federimpresa (l’unica federazione di associazioni che riunisce tutto il mondo imprenditoriale modenese, dall’agricoltura all’artigianato al commercio), «i segnali sono incoraggianti, tre aziende su quattro sono tornate a regime». Più complessa la situazione dei piccoli commercianti: «Fanno più fatica a ripartire perché i centri storici restano in parte distrutti».

L’ECCEZIONE - Nel quadro complessivo l’eccezione è il biomedicale: a Mirandola, dove tra multinazionali e Piccoli aleggiava l’ombra della delocalizzazione – che invece è stata contenuta e nella maggior parte dei casi temporanea – le esportazioni sono calate del 24,8 per cento. Un crollo delle vendite nei principali mercati di sbocco - Francia e Germania in testa – ha fatto precipitare il valore complessivo dell’export dei poli tecnologici emiliano-romagnoli dai quasi 83 milioni di euro ai 34,8 del terzo trimestre 2012. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, però, c’è stata una forte accelerazione, che, sottolinea la ricercatrice di Intesa San Paolo Serena Fumagalli, «ha riportato i livelli attorno a 81milioni, dunque non troppo lontano da quelli pre-terremoto». Previsioni di una ripresa definitiva «non si possono fare, specie data la difficoltà della domanda generale», osserva. Non corrono ancora come prima, ma si sono rialzati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuliana De Vivo

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