Gita sui laghi alla Locanda del Notaio

Ristorante stellato di cucina contemporanea in Val d’Intelvi, paradiso montano ad un’ora da Milano. Per guardare dall’altro il Lago di Como e quello di Lugano, fra una passeggiata, una foto da cartolina e un momento di relax
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Si costeggia il lago di Como, lungo la strada panoramica, passando i paesi come Laglio e Cernobbio dove svernano le star. Poi si sale e in pochi minuti l’aria diventa più fresca, i boschi più fitti e la vista dall’alto meravigliosa. La Val d’Intelvi è un piccolo paradiso fra il lago di Como e quello di Lugano, fuori dalle rotte turistiche ma a 20 minuti da tutto, e da un’ora da Milano.

Storicamente è stata il buenretiro montano proprio dei milanesi, in questa che è ancora provincia di Como ma è quasi Svizzera a pochi metri. 15 comuni, due da segnare sulla mappa: Pellio d’Intelvi, per una Locanda con cucina (stellata) che vale la pena di visitare e Schignano, per la vista a perdita d’occhio dai 1300 metri del Balcone d’Italia con le sue passeggiate a piedi o in mountainbike.

Un notaio, fra storia e leggenda

La storia della Locanda del Notaio comincia proprio grazie alla sua posizione strategica, dove un notaio, uomo d’altri tempi, amava rifugiarsi, per la quiete quanto per le grazie della giovane figlia dei locandieri. Storia o leggenda, quello che è certo è che questa antica dimora trasformata in hotel con ristorante stellato è il frutto della ristrutturazione curata dalla proprietaria e coreografa teatrale Simonetta Manara Schiavetti, moglie del Notaio Attilio Schiavetti. Il caseggiato giallo fronteggiato da un ombroso pergolato, nasconde sul retro un parco perfettamente curato con prato all’inglese, laghetto e rose, al cui centro si erige una imponente scultura dalla forma bizzarra: l’installazione di Nicola Salvatore: “La balena”, a metà fra arte moderna e materico rimando ai fossili marini.

Cucina contemporanea che guarda alla Francia

Che questo non fosse un posto qualunque lo si capisce da qui, e dalla scelta di proporre una cucina contemporanea da gourmet, dove gli altri si attengono a polenta e capriolo. Da un anno la cucina è presa in carico da un giovane chef, Edoardo Fumagalli. Classe 1989, 4 stelle Michelin alle spalle fra Parigi e New York e una davanti a sé che punta a riconfermare dopo il cambio della guardia. Nel menù fa capolino qualche ingrediente del territorio, ma si va oltre, perlopiù in Francia, vera patria putativa per questo ragazzo brianzolo. Uovodiselva in cocotte con morchelle alla parigina, Ravioli tiepidi di foie gras, pellicola di mango e latte di mandorle, Filetto di vitello, le sue animelle, salsa alle arachidi tostate e verdure fondenti (menù estivo).

L’anatra à la presse, come da Marchesi

Una venerazione, quella per l’anatra, cucinata e ricucinata negli anni della gavetta, servita come nei grandi ristoranti francesi (Marchesi per citarne uno, Maestro di tutti ma in particolare anche di questo chef) à la presse – su prenotazione, per due persone e in tre servizi secondo l’antica ricetta della tradizione parigina con servizio al tavolo, con lo chef che spreme i succhi con la pressa direttamente sulla carne. I secondi sono il suo forte, il Maialino da latte, pesche, corbezzoli e trombette, una delizia, il piatto con cui ha concorso ai SPellegrino Young Chef 2016, una dimostrazione di una tecnica e di un equilibrio dei sapori già maturo - Filetto di merlano al latte, viennese al tartufo e crema di pisellini. Belli e buoni, i dessert.

Tanta tecnica e piatti sicuri

Per chi vuole restare su piatti “sicuri”, nel menù come ogni hotel (frontaliero) insegna, ci sono certezze come la Battuta di Fassone con maionese bianca di capperi e prezzemolo, acciughe del Mar Cantabrico, i Tagliolini al pistacchio di Bronte con bottarga di tonno rosso o la Zuppetta fredda di cetrioli, avocado e curcuma fresca. Se si vuole l’azzardo, gli abbinamenti inconsueti per forza, la creatività che sovrasta l’eleganza e la tecnica, non è il posto giusto. Qui non si viene per le emozioni forti, i colpi di scena, gli amari, gli acidi, le consistenze, no. Si viene per mangiare bene (e si esce soddisfatti).