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D'Alema 'chiama' Renzi per il congresso: Cuperlo al Pd e Matteo premier. E il sindaco? Scrive: nuovo libro pronto a fine maggio

Ansa
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A due giorni dall’assemblea che ha eletto Guglielmo Epifani segretario del Pd, Massimo D’Alema rompe il silenzio e con due sole frasi lascia capire che l’incarico appena assunto dall’ex segretario della Cgil finisce col congresso: “Io ritengo possibile che al congresso ci sia un rinnovamento, spingiamo per un rinnovamento generazionale". Non solo. Di fatto, D’Alema ‘chiama’ Matteo Renzi alla prossima corsa congressuale. Non nel senso che gli chiede di candidarsi alla segreteria, come gli stanno chiedendo prodiani e altre piccole aree nel partito. Bensì per chiedergli di sostenere la corsa di Gianni Cuperlo, offrendogli in cambio la gara per Palazzo Chigi. E Matteo? Per il momento, è impegnato nella stesura del suo nuovo libro: vuole che sia pronto per la fine del mese.

Il ragionamento si coglie tra le righe, come spesso accade nel caso di D’Alema. Né il sindaco di Firenze viene esplicitamente citato nell’intervista concessa dal presidente di ItalianiEuropei al Tg3. Ma D’Alema approfitta per schierarsi chiaramente con Renzi nella diatriba sull’opportunità di separare il ruolo del segretario da quello del candidato premier. La regola invocata da Renzi, e cioè che il segretario non sia automaticamente il premier, è “distinzione già avvenuta quando Bersani ha accettato di far partecipare il sindaco di Firenze alle primarie per la premiership”, spiega il leader di ItalianiEuropei. E quindi “se avesse vinto Renzi, sarebbe stato lui il candidato premier”. Ora, aggiunge D’Alema, la regola secondo cui il segretario è in automatico il candidato per Palazzo Chigi “non c’è già più e mi sembra difficile ripristinarla…”.

Non finisce qui. Massimo sembra quasi Matteo quando parla della necessità di non dare “alcuna sensazione di chiusura”, nella scelta del segretario al congresso. Si riferisce alle primarie. “Poi possiamo anche discuterne successivamente, ma in questo momento è importante garantire la partecipazione al voto degli elettori: abbiamo anche le liste, quelle delle scorse primarie…”. Parole che sono miele alle orecchie di Renzi. Il quale continua a restare molto scettico sull’idea di scendere in campo al congresso: lo farebbe solo se questa via si presentasse come ultima chance per tenere legami col partito e garantirsi la candidatura a premier. Ma ora che D’Alema gli sta offrendo la candidatura a premier e insieme un partito riordinato dal congresso, il sindaco potrebbe anche accettare. Chissà.

I suoi non fanno mistero del fatto che Matteo abbia bisogno di un Pd rimesso in sesto per vincere la prossima tornata elettorale. E guardando alla geografia interna del partito, ammettono che solo D’Alema può garantire questo risultato. E’ uno schema nel quale si ritroverebbero anche i veltroniani, visto che una buona fetta si è già spostata con Renzi alle scorse primarie. Potrebbe invece andare in crisi l’asse tra bersaniani, franceschiniani ed Enrico Letta, cioè l’alleanza che ha proposto e portato avanti la candidatura Epifani per la transizione verso il congresso e senza preclusioni sul dopo. Nel senso che il loro candidato alla segreteria a ottobre potrebbe essere l’ex segretario della Cgil.

Intanto Epifani è alla prese con la composizione della sua segreteria. L'intento è di formare un organismo snello, rappresentativo delle varie aree del partito (girano i nomi del renziano Luca Lotti, il franceschiniano Antonello Giacomelli, il bersaniano Stefano Di Traglia, ex portavoce di Bersani). Molto probabilmente verranno assegnati solo i dipartimenti necessari in questi mesi pre-congressuali: organizzazione, enti locali, comunicazione e poco altro. Nella sua prima giornata di lavoro, Epifani ha visto i capigruppo, programmato incontri con i gruppi parlamentari (Camera e Senato tra mercoledì e giovedì) e ha avuto un lungo incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un punto sulla necessità di sostenere il governo e andare avanti con le riforme. Al Colle ci credono e al Nazareno pure, visto che da D’Alema a Epifani a Letta tutti insistono sulla necessità di separare l’attività di governo dalle beghe giudiziarie di Berlusconi. “Il destino del governo non dipende dalle sentenze giudiziarie anche perché forse ce ne saranno altre…”, dice sornione D’Alema, facendo riferimento all’inchiesta della procura di Napoli sulla compra-vendita di parlamentari per la quale Berlusconi è destinatario di un’altra richiesta di rinvio a giudizio.

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