Economia

Case sempre più smart: un mercato che in Italia vale 250 milioni di euro

Presentato stamane a Milano l'Osservatorio Internet of things. Forte crescita nel 2017 (+35% sul 2016), uno sviluppo che si muove su tre direttrici: gestione a distanza dell'impianto di climatizzazione, degli elettrodomestici e della sicurezza. Italiani preoccupati per le ricadute della condivisione dei dati

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ROMA - Si apre la porta, si accendono le luci, si sente una musica accogliente, una voce chiede di che cosa si ha bisogno. No, la smart home italiana non è ancora così, anche se questa non è un'ipotesi poi così lontana. Gli smart home speaker sono già sul mercato, e negli Stati Uniti ne sono stati già venduti 35 milioni. In Italia c'è molta attesa: al momento la "casa connessa" da noi sta muovendo i primi passi, e muove un mercato che vale 250 milioni di euro, poco rispetto al miliardo e mezzo di euro della Germania o a 1,4 miliardi della Gran Bretagna, ma comunque la crescita è veloce, il 35% in più rispetto all'anno scorso.

Le tre applicazioni preferite al momento dagli italiani, spiegano i ricercatori della School of management del Politecnico di Milano, che questa mattina presentano l'Osservatorio internet of things, sono quelle legate alle soluzioni smart per la sicurezza, per il riscaldamento e per la gestione degli elettrodomestici. Il 38% degli italiani possiede già un oggetto smart in casa, ma la condivisione delle informazioni viene vista al momento più come una fonte di rischio che come un vantaggio: il 51% degli intervistati si dice preoccupato per i rischi legati alla privacy e ai cyber attacchi da parte di malintenzionati.

"Le motivazioni di acquisto dei consumatori - spiega Giulio Salvadori, direttore dell'Osservatorio - sono riconducibili principalmente a pochi bisogni: la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico". E del resto chi chiede l'installazione di sistemi di smart home deve ancora confrontarsi con le difficoltà tecniche, legate alla novità delle applicazioni: "Nonostante la forte crescita, - spiega l'altro direttore dell'Osservatorio internet of things, Angela Tumino - sono ancora numerose le barriere su cui le aziende devono concentrare gli sforzi. In particolare le difficoltà nell'installazione dei prodotti, la carenza di servizi che effettivamente consentano di creare valore e la scarsa riconoscibilità di molti brand che oggi presidiano il mercato. Privacy, cyber security e i nuovi algoritmi di intelligenza artificiale sono aspetti cruciali per lo svuluppo di soluzioni affidabili e attrattive sul mercato, puntando alla corretta gestione e valorizzazione dei dati che nel futuro saranno sempre più frequentemente messi a disposizione dagli oggetti connessi nelle nostre case".

Cosa si fa in Italia al momento con i dispositivi di smart home, quali sono le applicazioni i.o.t. più utilizzate? L'assistenza a distanza delle persone, la climatizzazione a distanza (riscaldamento o condizionatore), la gestione degli elettrodomestici, la gestione delle tapparelle, il monitoraggio della sicurezza, dai fumi agli allagamenti agli incendi e ai furti, e il monitoraggio dei consumi energetici. E ancora, la salubrità della casa, dai sensori per il monitoraggio della temperatura e dell'umidità alle centraline meteo.

Si tratta di applicazioni che già adesso offrono vantaggi più che apprezzabili: l'Osservatorio stima risparmi energetici quantificabili tra il 16% e il 28%, a seconda che si considerino giovani coppie o famiglie con bambini. Ma in futuro, con la maggiore diffusione delle applicazioni di smart home, i vantaggi potrebbero andare molto al di là del risparmio energetico o della programmazione degli elettrodomestici. L'intelligenza artificiale, sostengono i ricercatori del Polimi, "si candida come la nuova 'governante' della nostra casa, in grado di fornire un aiuto concreto e personalizzato per aiutarci a vivere meglio".

Anche i canali di vendita si stanno differenziando: accanto a quelli tradizionali, una quota consistente fa capo a canali alternativi, dai retailer on line alle utilily (in un anno la crescita è stata del 125%, segno dell'interesse che il mercato sta guadagnando presso operatori e clienti). E anche gli operatori come Fastweb, Tim, Vodafone e Wind 3 si stanno muovendo, cominciando a proporre i primi piani tariffari integrati per le smart home, "un cambiamento di offerta importante nell'ottica di rendere più economica e flessibile la gestione di una pluralità di dispositivi". Naturalmente questo rapido sviluppo dell'internet of things va armonizzato con le norme per la protezione dei dati personali: in particolare, ricordano gli estensori del rapporto, vale la normativa europea, e cioè il nuovo regolamento Ue 679/2016, che sarà pienamente applicabile dal 25 maggio 2018.