Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Manovra, Salvini - Di Maio e la maledizione degli 80 euro

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Sarà pure il governo del cambiamento, ma è anche il governo del paradosso. E così, al grido giallo-verde del cambiamo tutto, del dimenticare Renzi e dello smontare il renzismo si accompagna la postilla di Salvini e di Di Maio: però gli 80 euro non si toccano. E non si toccano perché "non vogliamo mettere le mani nelle tasche degli italiani". Formula che tra l'altro inventò Silvio Berlusconi, un altro nemico degli attuali governanti a cui però in questo caso, se non altro dal punto di vista lessicale, i due vicepremier sembrano somigliare.

Insomma gli antirenziani che sposano e difendono il provvedimento più pop dell'ex premier del Pd sembra essere una capriola eclatante, lo stravolgimento più clamoroso di ciò che sempre è stato detto. E ciò viene vissuto dai due partiti come una maledizione.

I fatti parlano chiaro: siamo ancora ai preliminari della manovra economica e già la confusione regna sovrana sotto al cielo. Due vertici nel giro di pochi giorni, nessuna decisione presa e un caso già esploso: abolire o meno il bonus degli 80 euro. Con il ministro del Tesoro che ha ipotizzato di toglierlo o comunque ha messo questa idea sul tavolo per recuperare 9 miliardi che servirebbero da copertura alle promesse elettorali e i due vicepremier che invece hanno alzato un muro. Nel mezzo il viceministro leghista Massimo Garavaglia che alle otto del mattino spiega a Radio Anch'io che "è molto meglio avere una riduzione strutturale delle tasse piuttosto che un bonus che resta sempre appeso. Non si tolgono gli 80 euro, vengono messi come riduzione fiscale anziché come esborso". Poco dopo arriva la precisazione di palazzo Chigi che smentisce l'abolizione del bonus e poi le parole forti dei due leader: "Il governo non pensa di togliere gli 80 euro e non vuole aumentare l'Iva". Il ministro dell'Interno che difficilmente smentisce ricostruzioni questa volta ci va giù duro: "Lavoriamo per attuare il programma. Spiace dover rincorrere alcune indiscrezioni dei giornali, palesemente false e che servono solo per riempire le pagine dei quotidiani in agosto". Di Maio è ancora più netto: "Non so chi se la sia inventata. Questo governo non vuole fare il gioco delle tre carte non tireremo la coperta da una parte per scoprire dall'altra e non vogliamo metteremo le mani nelle tasche dei cittadini come si e' fatto prima. Questa deve essere una manovra coraggiosa e rigorosa ma soprattutto coraggiosa", aggiunge. Ma non sfugge a Matteo Renzi che con sarcasmo si vendica dopo che la misura degli 80 euro è stata avversata per anni da M5s e Lega: "Il tempo è galantuomo".

Certo è che, con la flat tax a pieno regime, l'esborso per finanziare la misura renziana rischia di essere insostenibile. Sta di fatto che il bilancio pre vacanze estive è questo. Tutto viene rimandato a settembre: formule, modi e coperture. I tagli di spesa, che per i soli ministeri andrebbero ben oltre i due miliardi, rischiano infatti di non bastare, soprattutto se si considera che le stime del Pil andranno riviste al ribasso (dall'1,5% all'1,2%, secondo alcuni). Il leader M5s annuncia battaglia in Ue per avere margini e andare oltre i parametri di rientro del deficit. Ma la coperta è corta e sul da che parte tirarla il governo già si divide e il caos la fa da padrone.

Da una parte c'è il ministro Tria che fa da guardiano dei conti e tutela i rapporti con Bruxelles e dall'altra i due leader politici che in quanto tali devono fare i conti con la pancia dell'elettorato, in vista delle prossime elezioni europee. Due esigenze contrapposte, la cui convivenza è un difficile gioco di equilibri. O meglio: il rischio è che diventi il solito gioco di prestigio.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione