Parlare della carriera agonistica di Filippo Magnini, dei numeri che ha ottenuto in 15 anni di nuoto internazionale, sarebbe di base molto semplice: basterebbe una grafica che ne riassume le medaglie conquistate ed anche un non addetto ai lavori saprebbe giudicare quel che vede.

Le Medaglie

53 medaglie internazionali fanno di Filippo Magnini il secondo atleta più prolifico e vincente del nuoto italiano, dietro solamente a Massimiliano Rosolino (60 medaglie complessive) e davanti a Federica Pellegrini (49).

E proprio come il Cagnaccio partenopeo, Filippo ha distribuito le medaglie lungo 13 anni di nuoto, dal 2003 al 2016. Soltanto Cristina Chiuso ha saputo far meglio (17 anni), mentre Federica Pellegrini è, per ora, alla pari a quota 13.

I Record

Con 10 record italiani in vasca lunga – oltre a 6 in vasca corta – è l’uomo che ne ha migliorati di più nella gara delle gare, i 100 stile libero.

Fermandoci qui avremmo già fatto una panoramica semplice ma efficace di ciò che è stato Magnini per il nostro movimento natatorio.

Ma per poter definire la propria carriera “Magnifica”, come ha giustamente fatto in un’intervista a caldo dopo essersi ritirato ufficialmente, questi numeri non bastano.

Servirebbe anche capire come sono stati ottenuti.

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2003

L’anno della svolta per Filippo Magnini è senza dubbio il 2003. Da un paio di stagioni si allena con Claudio Rossetto, tecnico della Rari Nantes Torino, che ha visto in lui importanti doti da velocista. Fino ad allora, Filippo era stato un discreto ranista, ma è proprio con Rossetto che si specializza nello stile libero ed i risultati non tardano ad arrivare.

Agli Assoluti Invernali 2002 arrivano i primi due titoli (100 e 200) e ai Mondiali di Barcellona nuota nella 4×100 stile che arriva sesta. La sua frazione finale da 48”13 fa aprire gli occhi a tutto il mondo del nuoto: siamo forse davanti al nuovo fenomeno delle vasche italiane?

La risposta arriva il 2 agosto del 2003 quando, in un’assolata Riccione teatro degli Assoluti post Mondiali, Filippo si tuffa per un 100 stile in tentativo isolato. La vasca vuota tutta per lui potrebbe essere un vantaggio, ma per un animale da competizione come Magnini non deve essere stato semplice; il risultato è comunque degno di nota: 49”19, nuovo record italiano, cancellato Lorenzo Vismara.

2004

Da quel momento Filippo non si fermerà più e sarà proprio nei 100 stile che otterrà le maggiori soddisfazioni della sua carriera, anche se il 2004 verrà da lui per sempre ricordato come un anno speciale, l’anno delle sue migliori Olimpiadi.

Come detto in precedenza, la sua prima medaglia internazionale è datata 2003: si tratta di un argento nei 100 stile agli Europei in vasca corta, nei quali si arrende solo ad un certo Pieter van den Hoogenband facendo segnare anche il nuovo record italiano (47”32).

Successivamente, agli Assoluti primaverili (marzo 2004), si avvicina ulteriormente ai 48 secondi, vincendo il titolo in 49”09.

Si va così a Madrid per disputare gli Europei in vasca lunga e Filippo si supera con una gara eccezionale. Accanto a lui c’è di nuovo il Re della distanza, VDH, che fino ai 75 metri gli è davanti, ma è in quel momento che il mondo scopre quello che sarà il marchio di fabbrica di tanti successi di Re Magno: il finale di gara. Il sorpasso avviene con un crescendo spettacolare, con l’inserimento delle gambe a spezzare il ritmo e mettere quel qualcosa in più che gli altri non hanno: 48”87 e primo titolo europeo.

Ad Atene 2004 Magnini è in lizza per un sogno chiamato podio olimpico, ma la finale dei 100 stile è di un livello esagerato. Filippo, che non si presenta in condizioni strabilianti, centra comunque il sesto posto, che resterà purtroppo il suo miglior piazzamento individuale alle Olimpiadi: a vincere è van den Hoogenband, davanti a Roland Schoeman e Ian Thorpe. Filippo chiude in 48”99: per il podio ci voleva mezzo secondo in meno.

L’alloro tanto desiderato sfuma anche con la 4×100 stile, che chiude quarta, ma arriva con la 4×200: Emiliano Brembilla, Simone Cercato e Massimiliano Rosolino sono i suoi compagni in quella che è la prima, e finora unica, medaglia olimpica di una staffetta azzurra.

2005

Per uno che ha già fatto parte di un pezzo di storia del nuoto italiano, avere 23 anni è un’arma a doppio taglio: può essere un notevole vantaggio, perché il tempo a disposizione è ancora tanto, ma anche un possibile freno per una sorta di senso di appagamento o addirittura per paura di disattendere le aspettative. Per sapere quale delle due strade ha intrapreso Magnini basta andare al pomeriggio del 28 luglio 2005.

Siamo a Montréal, in Canada, e si stanno svolgendo i Campionati Mondiali. Fino a quel punto la rassegna di Magnini non è andata granché bene: eliminato insieme alla 4×100 stile italiana, manca anche la finale dei 200, finendo nono nelle semifinali. Ma i 100 sono un’altra storia: in semifinale Re Magno vola a 48”73 e si qualifica col terzo tempo, pienamente in lizza per una medaglia. I favoriti per raccogliere lo scettro della gara regina sono però altri, su tutti Ryk Neethling e Roland Schoeman, due Sudafricani di acciaio dai fisici scolpiti e dal passaggio ai 50 fulmineo.

In finale è Schoeman ad aprire col botto, passando in 22”42, 74 centesimi sotto il record del mondo, mentre Magnini è dietro a 23”14. Gli ultimi 50 metri di quella gara sono da antologia dello sport azzurro: Filippo inserisce le gambe, dà un violento cambio di ritmo e supera Lezak, Draganja, Neethling ed infine Schoeman.

Al tocco c’è incredulità: l’italiano fa segnare la seconda prestazione di sempre nei 100 stile, 48”12, che è anche record dei campionati, incoronandosi Re della vasca. Si tratta, neanche a dirlo, del primo oro azzurro nella Gara Regina, il quinto di sempre ai mondiali dopo Novella Calligaris, Giorgio Lamberti, Massimiliano Rosolino ed Alessio Boggiatto.

2007

Si può aprire un ciclo, e Filippo lo sa. La stagione 2005-2006 è transitoria, ma lo vede comunque confermare i titoli europei nei 100 stile prima in corta a Trieste (con tanto di record europeo, 46”52) e poi in lunga a Budapest (con il crono di 48”79). Ma è nel 2007 che Filo entra per sempre nella storia.

Ai Mondiali di Melbourne, posizionati a marzo per evitare l’inverno “down-under”, Magnini arriva da imbattuto, forte anche dell’ennesimo oro europeo in vasca da 25 (a Helsinki). Avrete di sicuro sentito svariate volte ripetere ai campioni di qualsiasi sport quanto sia più difficile rimanere in vetta che non arrivarci. E la risposta sta nei numeri: alla vigilia dei Mondiali 2007 solo Matt Biondi (1986-1991) e Aleksander Popov (1994-1998) hanno confermato l’oro iridato della Gara Regina. Quante possibilità ha un ragazzo di Pesaro, che fino a qualche anno prima tentava di sfondare nella rana e nei misti, di entrare a far parte di questo ristretto club di Sovrani della Vasca?

Magnini in Australia è in forma: la staffetta 4×100 stile è d’argento anche grazie alla sua chiusura (47”18) e centra anche il record europeo. Nella semifinale dei 100 tocca in 48”60, secondo tempo dietro a Jason Lezak. I nomi degli altri sei sono da brividi: Pieter van den Hoogenband, Brent Hayden, Eamon Sullivan, Ryk Neethling, César Cielo Filho, Roland Schoeman. Rimangono fuori Alain Bernard e Stefan Nystrand, per dire.

Nonostante un parterre che spaventerebbe chiunque, nonostante il passaggio in 23”24 (settimo) e nonostante il ritorno non sia dei suoi migliori, Re Magno non abdica: è oro ex-aequo con il canadese Hayden, ma è leggenda in solitario.

2008-2009

Manca ancora qualcosa per riempire un palmarès del genere e renderlo perfetto? Sì, manca la medaglia olimpica individuale, e a Pechino 2008 il bi-campione del mondo in carica non può che essere tra i favoriti. Purtroppo però tra Magnini ed il sogno olimpico ci si mette la tecnologia, quella dei superbody, che favorisce di gran lunga un altro tipo di atleta.

Un atleta tipo Eamon Sullivan, che nella semifinale cinese farà il record del mondo, o tipo Alain Bernard, che vincerà facendo valere il suo impressionante strapotere fisico. Claudio Rossetto, in una recente intervista, dirà che solo questi due erano realmente superiori a Filo: il podio poteva e doveva essere del pesarese, che a Pechino si ferma al nono posto con 48”11, troppo poco per ambire a qualcosa di più. E nono è anche il piazzamento ai Mondiali casalinghi di Roma 2009, in 48”04, tempo che resterà record italiano fino al dicembre 2016.

A proposito: è naturalmente Magnini l’uomo che ha detenuto per più tempo il record nazionale della gara regina.

2010-2017

Quello Olimpico resterà l’unico rimpianto di una carriera davvero Magnifica che dal 2010 in poi vive una seconda fase assai interessante e forse dai più sottovalutata. Una fase nella quale in molti gli davano del “bollito” ed in tanti gli (mal)suggerivano di smettere.

Ma Filippo non ha ascoltato nessuno se non se stesso e la sua voglia di nuotare e di vincere: dal 2010 è stato Capitano della Nazionale, ha contribuito a lanciare e crescere una nuova generazione di velocisti (Luca Dotto e Marco Orsi su tutti) ed ha recitato parte attiva in 13 staffette medagliate a livello internazionale, ultime delle quali agli Europei di Londra del 2016. In questa fase è stato uomo squadra, ha consolidato la sua persona come atleta e leader di un intero movimento, ci ha fatto insomma conoscere un Filippo che ha davvero lasciato il segno.

E ci ha regalato anche un’ultima perla individuale, agli Europei in vasca lunga del 2012 a Debrecen in Ungheria, la patria del nuoto. Forse non è stata la finale delle finali, ma davanti a Bernard e Leveaux nei 100 stile libero ha toccato, come ai vecchi tempi, Re Magno.

(Foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4)

(Foto articolo: Europei Madrid 2003 Gettys Image per Yahoo sport, Mondiali Melbourne 2007 Patrick B. Kraemer per Swimvortex)