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Alicia Vikander, dall'Oscar alla saga 'Bourne': "Per la privacy la rete ha bisogno di regole"

L'attrice svedese, che sarà a Venezia con 'The Light Between Oceans', racconta il suo ingresso nel mondo degli hacker con 'Jason Bourne', in uscita a settembre: "Sul web pensiamo di essere in controllo, ma ci sbagliamo di grosso"

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LAS VEGAS - Bella e dura come una pietra runica svedese. Attrice, ballerina, produttrice. Incontriamo Alicia Vikander nel deserto del Nevada dove sfrecciano bolidi su bordo roccioso in una delle sequenze a rotta di collo di Jason Bourne, dal primo settembre al cinema. 27 anni, un premio Oscar (miglior attrice non protagonista in The Danish Girl) e la voglia di "imitare" Brie Larson: “Prima o poi dirigerò anch'io un film da regista, mi sento abbastanza matura per prendere le redini di un set” dice. E se c'è tempo, “mi piacerebbe portare una play sopra il palco di Londra”. Inevitabile: nata a Göteborg da madre attrice e padre psichiatra, il sogno nel cassetto non può che essere la trasposizione di Persona di Ingmar Bergman: “Un’opera assoluta. Somiglia un po’ al passe-partout della mia vita”. 

Alicia Vikander: "In 'Jason Bourne' parliamo di hacker, privacy e del concetto di libertà"

La sola porta che non apre è quella sentimentale: “Posso dire che c’è stata subito chimica tra noi”. Stop. Il “noi” più rincorso dai tabloid è quello con Michael Fassbender. Ma riusciranno i futuri Callum Lynch/Aguilar di Assassin’s Creed e Lara Croft di Tomb Raider a scampare ai paparazzi del Lido con The Light Between Oceans, in concorso alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia? “La storia, a cominciare dal romanzo di M. L. Stedman, mi ha subito catturato” racconta Vikander. “L’idea di una coppia - il guardiano di un faro, veterano di guerra, e sua moglie - isolati su una landa australiana, subito dopo la prima guerra mondiale, è emotivamente forte. Quando il mare porta a riva un’imbarcazione con una bambina appena nata, tutto cambia. Si forma una famiglia. L’amore fra i tre diventa un’ambra, si solidifica. Finché una donna (Rachel Weisz, ndr.) non reclama la figlia perduta…”. Dramma e sensualità, durante la lavorazione del film, tra Tasmania e Nuova Zelanda, hanno dettato i toni della relazione con Fassbender: “Volevamo portare tutti a casa un risultato eccellente così, per trasmettere maggior intimità, il regista Derek Cianfrance si è accasciato a letto con noi durante le scene d’amore, macchina da presa in spalla e un entusiasmo rampante”. 

Tutt’altro mood quello di Jason Bourne, diretto per la terza volta da Paul Greengrass, dove Alicia interpreta Heather Lee, hacker e agente della Cia intenzionata ad acciuffare Bourne (Matt Damon) sotto il comando del direttore della Central Intelligence Agency (Tommy Lee Jones). Spionaggio e pirati informatici non bastano per stanare lo sciacallo ed impedirgli di avere accesso ad un file che rivelerebbe la vera ragione della morte del padre. Ci vuole un sicario (Vincent Cassel) pur di terminare, una volta per tutte, l’ex spia che non ricorda nulla, o quasi. “Considero i cinque capitoli di Bourne politici, al passo coi tempi. Siamo tutti d’accordo che, in fatto di difesa di privacy e sicurezza, alla rete serva una governance. Due anni fa chi avrebbe mai sospettato che un tweet o un post su Facebook potessero diventare delle mine online? Pensiamo di essere in controllo ma ci sbagliamo di grosso”. Per la parte dell’hacker “sono entrata in contatto con degli esperti pirati. Mi hanno dimostrato che con un semplice click dirigi l’intera new economy, sposti i Paesi su una scacchiera e ne decidi le guerre e la sorte. Non è un caso che l'ex contractor della Cia Edward Snowden oggi sia diventato un paladino dei ragazzi”. Ad insegnarle di più, nell’ambiente del cinema, “è stata la prima regista con cui ho lavorato, Lisa Langseth. Non avevo mai recitato in un lungometraggio e, nel 2009, si è buttata e ha scelto me, lanciando la mia carriera che vedevo ormai ancorata alla Royal Swedish Ballet School di Stoccolma. Proprio in questi giorni inizio la produzione del suo film da regista. Le sono riconoscente: dopo di lei sono arrivati Royal Affair, Anna Karenina, Il quinto potere, Hotell, Ex Machina e Danish Girl”. Il trucco per rimanere coi piedi per terra? “Scegliere di seguire la strada che ami. Nel mio caso, spostarmi tra Europa e America; non importa se in futuro avrò un grosso studio alle spalle o una piccola produzione, conta il cuore della storia. Sono e resterò sempre una grande romantica”. 

'Jason Bourne' è tornato ed è ancora Matt Damon