Quando si espongono delle argomentazioni si tende a “rovesciare” sul pubblico troppi dati e numerose informazioni, più o meno utili, che a distanza di qualche giorno nessuno ricorderà, trasformando ogni sforzo in uno spreco di tempo. In genere le presentazioni in PowerPoint sono basate esclusivamente sul testo, con quasi 40 parole per diapositiva.

La neuroscienziata cognitiva, Carmen Simon, sostiene che “possiamo dimenticare fino al 90% dei contenuti a cui siamo esposti [durante una presentazione]”. Stress, scarsa motivazione, sonno e contenuti poco rilevanti interferiscono con l’attenzione e la memoria, i due principali processi cerebrali responsabili del successo di ogni presentazione.

“La nostra corteccia cerebrale ha memoria limitata, circa 10 GB, meno di un comune smartphone, ed è costretta a selezionare le informazioni da ricordare”, ricorda il prof. Fabio Babiloni dell’Università Sapienza di Roma. Per non sovraccaricarla il cervello lascia andare alcune informazioni subito dopo averle apprese, mentre quelle che rimangono tendono a decadere con più lentezza. Questo meccanismo è stato identificato dallo psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus nella cosiddetta “curva dell’oblio” già nel 1885.

1. Limita il testo e usa contenuti visivi

Anche le più recenti evidenze ricavate dal progresso nella ricerca neuroscientifica sostengono la necessità di ripensare lo stile tradizionale delle nostre presentazioni. L’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, alla conferenza degli sviluppatori del 2017 ha portato una presentazione pulita e scarna di parole e strani numeri. Le slide erano composte principalmente da foto e animazioni e sono state necessarie ben 12 diapositive per raggiungere 40 parole.

Secondo John Medina, biologo molecolare dell’Università di Washington specializzato nello sviluppo del cervello umano, l’essere umano è particolarmente portato per ricordare i concetti se corredati da immagini, perché attivano più aree cerebrali: “dopo tre giorni ricordiamo appena il 10% di un testo, ma se aggiungiamo un’immagine la percentuale sale fino al 65%”. Secondo gli scienziati cognitivi il cervello non è multitasking, non possiamo quindi concentrarci contemporaneamente nella lettura del testo sullo schermo e ascoltare il relatore ricordando bene tutte le informazioni.

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2. Less is more

Abbiamo affrontato anche in passato, che veicolare troppe informazioni non è un metodo efficace quando si parla di comunicazione. Una diapositiva infatti dovrebbe essere progettata come un manifesto stradale: il messaggio deve essere chiaro in una manciata di secondi, o anche meno. Se nella diapositiva è presente troppo testo, le persone sposteranno la loro attenzione su questo ed il relatore non sarà più ascoltato.

Meglio tagliare tutto il superfluo e, se sono presenti più concetti in una singola slide, il consiglio di Stephen M. Kosslyn, ex presidente del dipartimento di psicologia dell’Università di Harvard, è quello di guidare il pubblico con un solo concetto per diapositiva.

3. Varia gli stimoli durante la presentazione

Per guadagnare l’attenzione del pubblico è necessario evitare che sopraggiunga l’abitudine  ad uno stimolo che rimane sempre uguale, come ad esempio la voce costante del relatore, che induce il nostro cervello a prestare sempre meno attenzione. Per farlo bisogna variare gli stimoli e creare eccitazione introducendo un cambiamento nella tipologia di contenuto (testo, immagini, foto, video, gif, ecc) e nello stile di presentazione (mutare il tono di voce, cambiare il ritmo, fare un’interruzione, camminare per la sala, ecc) ogni 3 minuti circa.

Utilizzare colori accesi, variare i font e le dimensioni delle immagini, oppure ancora aggiungere suoni e musiche, permetterà inoltre di stimolare i sensi, di ottenere maggiore attenzione e coinvolgere più aree del cervello nell’elaborazione delle informazioni.

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4. Anticipa il piacere

Un altro metodo per stuzzicare l’attenzione e la memoria consiste nel fornire l’anticipazione di alcuni contenuti rilevanti all’inizio della presentazione. Secondo Carmen Simon questo stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che si occupa del piacere e della ricompensa, che aiuterà a generare una sensazione piacevole quando i contenuti attesi saranno svelati, supportandone il ricordo.

5. Sii empatico, utilizza storie, esempi e metafore

Un buon relatore dovrebbe sempre essere empatico e per farlo è necessario conoscere bene il proprio pubblico e il loro punto di vista. Raccontare un esempio concreto, riportare un aneddoto personale o utilizzare una metafora permette di immedesimarsi ed è più efficace di ogni altra informazione.

Il contenuto viene quindi collegato ad informazioni che il pubblico conosce già, trasformando concetti astratti in situazioni concrete e facilmente elaborabili per il cervello. Inoltre le storie coinvolgono maggiormente il cervello rispetto alla semplice esposizione di dati e informazioni, perché attivano ben 7 regioni del cervello umano e sono in grado di attivare delle risposte emozionali in ognuno di noi.

6. Crea memorie a lungo termine

Come evidenziato anche in altri approfondimenti, la memoria gioca un ruolo fondamentale nell’efficacia della comunicazione. I ricordi vengono fissati maggiormente se il livello di elaborazione che stai consentendo al pubblico è più profondo, soprattutto quando si affrontano i concetti che a noi interessa maggiormente far ricordare. Per ottenere ciò bisogna rendere il pubblico parte attiva della presentazione, fargli delle domande e quindi indurlo a ragionare dal proprio punto di vista. In questo modo sarà portato a interiorizzare i contenuti su un livello più profondo di elaborazione, la cosiddetta elaborazione semantica.

Per concludere, tieni sempre presente che il pubblico ha attenzione e memoria limitate e ricorderà soltanto alcune delle informazioni che presenterai. Fai in modo che ricordino i contenuti veramente rilevanti, non in modo casuale.

Fonti: OttosunoveOttosunoveIncIncBrainRules