Editoria e pubblicità: la lettera aperta

Pubblichiamo di seguito una lettera aperta della corrente sindacale Giornalisti italiani Uniti ai maggiori inserzionisti ed ai soggetti che comprano e vendono spazi pubblicitari nei grandi media italiani. La lettera è indirizzata, tra gli altri, a Upa - Utenti Pubblicitari Associati - Assocom - Carat Italia, Ccp, Zenith – Rai Pubblicità - Publitalia ‘80 - Mediamond - A. Manzoni & C. - Rcs Communication Solutions - Cairo Communication - Il Sole 24 Pubblicità - Hachette Rusconi Pubblicità - Fcp (http://www.fcponline.it/gli-associati) - Gold 5 (A. Manzoni, Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e Rcs MediaGroup).

Cari inserzionisti pubblicitari che con i vostri investimenti ormai determinate il destino dei maggiori mezzi di comunicazione in Europa e in Italia...

Siamo un gruppo di giornalisti e giornaliste, attivi e pensionati, riuniti nella corrente sindacale “Giornalisti italiani uniti” e abbiamo pensato di rivolgerci a voi (in primis) e agli altri soggetti coinvolti (Governo, editori e loro concessionarie), vi scriviamo affinché: si proceda a nuove trattative che tengano conto del ruolo e delle responsabilità, non solo economiche ma anche sociali e politiche, che avete nei confronti di tutta la filiera delle lavorazioni che consentono di organizzare il consenso e i consumi sul territorio.

- ogni volta che imponete pesanti riduzioni di investimenti agli editori e ogni volta che pretendete da loro sconti sui listini, si viene a configurare una distorsione del mercato favorevole solo ai compratori di spazi pubblicitari.

- ciò provoca un continuo ricorso alla legge n. 416 sugli stati di crisi (spesso senza che ne ricorrano le condizioni) da parte degli editori senza scrupoli che utilizzano fondi pubblici, scaricando il costo di centinaia di licenziamenti sul nostro Istituto di Previdenza Inpgi.

- la conseguenza ultima è che centinaia di colleghi e colleghe in tutta Italia, ma non solo, hanno già perso il lavoro e molti altri lavoratori del settore lo perderanno prima o poi a causa di questa scelta, finalizzata solo a massimizzare il rapporto investimenti/profitto che tra l’altro sta pregiudicando non solo la vostra immagine ma anche il vostro business.

I giornali ormai dipendono in massima parte dalla “risorsa pubblicità” in quanto le vendite in edicola sono sempre più in decrescita. Ciò è dovuto a molti fattori in cui compaiono particolari responsabilità degli editori e anche, in parte, dei giornalisti. La priorità però rimane legata alle risorse.

Le tradizionali edicole, dove si raccoglieva denaro grazie alla vendita diretta dei prodotti a stampa, chiudono progressivamente. Tutte le tv (Rai inclusa) soffrono, anche perché l’accesso alle risorse da vendita diretta (“pay basic e premium”) restano a disposizione solo dell’ex monopolista Sky e di Mediaset premium. (La vita della stessa serie A calcistica, ormai da anni, non dipende più dagli incassi allo stadio ma dalle negoziazioni sui diritti televisivi).

Questa situazione, già da tempo, è diventata irreversibile e socialmente pericolosa.

Troppa pubblicità, pagata ad un prezzo non equo, rischia di influenzare negativamente sia la qualità dell’informazione che dell’intrattenimento; allontana i lettori, che non comprano certo il quotidiano o il settimanale per vedervi la pubblicità ma che semplicemente la accettano e la tollerano; allontana gli spettatori tv e li maldispone nei confronti delle vostre offerte.

Considerando che non si possono affrontare in questa sede tutti i temi da trattare, auspichiamo a breve un incontro, intorno a un tavolo di lavoro al quale dovrebbero partecipare i grandi player della pubblicità e del marketing, i giornalisti, gli editori e anche le associazioni dei consumatori, le parti sociali e il rappresentante del Governo.

Ciò al fine di dare un nuovo impulso, per far tornare a crescere l’intero sistema editoriale, marketing e pubblicitario, e formulare insieme una strategia che ponga al centro dell’azione imprenditoriale non solo il profitto ma anche l’occupazione, l’etica e la responsabilità sociale. Per questo vi chiediamo:

a) – che in qualità di maggiori erogatori delle risorse nel mercato internazionale dei media e pertanto finanziatori (non episodici) dei nostri editori che da voi dipendono per le loro strategie industriali

- quali committenti e utilizzatori di fatto del nostro lavoro

- e in definitiva controparte nelle trattative tra Fieg e giornalisti assumiate, oltre ai diritti, anche gli oneri e i doveri derivanti da tali ruoli.

b) di impegnarvi a non esercitare solamente l’egemonia dei compratori di spazi, ma a comportarvi come partners stabili, a considerare ed includere anche le esigenze di editori, giornalisti e lavoratori del settore in generale; a non pretendere dagli editori sconti che arrivano fino al 90 per cento del prezzo ufficiale di listino approfittando del loro stato di necessità;

c) di impegnarvi a praticare quella che noi abbiamo chiamato “pubblicità etica”, intendendo con tale definizione una pratica di acquisto spazi che tuteli nel tempo e ripaghi anche il posto di lavoro dei giornalisti e delle altre figure professionali e quindi il miglioramento del prodotto grazie al quale la vostra pubblicità viene veicolata.

d) di impegnarvi a considerare un costo/contatto che sia calcolato “ex ante” la campagna pubblicitaria e che tenga conto del reddito medio pro-capite in Italia e conseguentemente del reale potere d’acquisto sul territorio.

(*) Glauco Benigni, Fabrizio de Jorio, Celeste Acquafredda, Stefania Giacomini, Cristina Guerra, Maria Vittoria de Matteis, Raoul Passaretti, Antonio Cardin, Gianluigi Indri, Luigi Di Fonzo, Dario Dimitri Buffa, Marcel Vulpis, Vincenzo Vitale, Aldo Simoni, Maria Palma Javarone ed Ernestina Miscia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:49