"Faccio appello (alla Turchia, ndr) perché liberi tutti i giornalisti. Non è accettabile essere incriminati per il lavoro che si svolge". Il pubblico "deve sapere" cosa succede nel mondo. Così Gabriele Del Grande incontrando i giornalisti della stampa estera a Roma.
"Non chiamatemi eroe, ho solo fatto il mio lavoro. Sono uno dei tanti, ci sono ancora 174 giornalisti in carcere" in Turchia. "Chiedo di essere giudicato per il mio lavoro, nulla di più", ha sottolineato il reporter.
"Siamo stati fermati a Rihanli, lungo il confine tra Turchia e Siria, in uno dei ristoranti più buoni della città. Si sono presentati otto agenti in borghese che ci hanno mostrato un distintivo, e poi portato in commissariato". Così Gabriele Del Grande racconta i momenti dell'arresto in Turchia. "Non avevo alcuna intenzione di andare in Siria, il mio lavoro in Turchia era di ricerca, per scrivere un libro", ha aggiunto.
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