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IL MONDO OGGI

Riassunto geopolitico della giornata, con analisi e link per approfondire e ricostruire il contesto.

Messaggio all'Europa: la luna di miele con Putin deve finire

Spiegazioni dell'abbattimento del jet russo ad opera della Turchia, nella nostra rassegna geopolitica quotidiana.

a cura di Niccolò LocatelliFederico Petroni
Pubblicato il Aggiornato il
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Il jet abbattuto e il messaggio alla Russia

L'abbattimento del jet russo ad opera della Turchia è un messaggio chiarissimo: per molti, a cominciare da Erdoğan, la luna di miele tra Mosca e l'Occidente - celebrata all'insegna della lotta allo Stato Islamico - deve finire al più presto.

Ci scrive Fulvio Scaglione:

Evocata, minacciata, infine promessa, è partita la guerra della Nato - quindi del paese che la controlla, gli Usa - contro la Russia.

Bisogna a tutti i costi impedire che il Cremlino esca dall'isolamento internazionale e, soprattutto, che l'intervento russo in Siria mandi a monte il progetto di spartizione del Medio Oriente curato da Usa, Arabia Saudita e Turchia.

Hanno cominciato i proconsoli dell'Ucraina, tagliando la corrente elettrica e le vie commerciali alla Crimea: a Kiev, infatti non comanda il presidente, Mr. Chocolate Poroshenko, ma il premier Yatsenjuk, creatura Nato fin da tempi non sospetti. Nulla di meglio di questi provvedimenti per alzare la tensione contro la Russia e magari invogliare Putin a qualche reazione muscolare.

Poi è arrivato l'abbattimento del jet russo sui cieli al confine tra Turchia e Siria. Si discuterà in eterno se l'aereo stesse sorvolando ancora la Siria o già la Turchia. Resta il fatto che non si abbatte il mezzo di un paese amico (fino all'altroieri Erdoğan e Putin avevano mille iniziative economiche in comune) se non si vuole creare un caso internazionale.

La Turchia urla il suo "giù le mani" da quella porzione di Siria, popolata di curdi, su cui ha già messo gli occhi. E intanto rende il favore alla Nato, che in quattro anni di guerra civile non ha speso una parola contro i traffici turchi con lo Stato Islamico ma ha subito condannato l'intervento russo.

Nel frattempo l'Is ride. A questo punto, solo gli stupidi possono ancora credere che Obama&Company stiano davvero facendo la guerra al Califfato. Nella "terza guerra mondiale a pezzi", per riprendere la definizione di papa Francesco, un dubbio peggiora le cose: questi hanno davvero capito così poco di Putin e dei russi?

Ha scritto per noi Mauro De Bonis:

Tutto questo complica ulteriormente, se mai fosse possibile, lo scenario siriano. Dopo le stragi di Parigi (ma non dopo l’esplosione dell’aereo russo sul Sinai), Mosca era appena stata sdoganata dall’Occidente per combattere lo Stato Islamico e già si favoleggiava su possibili grandi alleanze contro l’Is.

Russia e Turchia, con tanti progetti economici in cantiere come il Turkish Stream o la centrale atomica di Akkuyu, per non parlare del turismo e dei fruttuosi scambi commerciali bilaterali, restano su posizioni differenti circa il futuro della Siria e la lotta allo Stato Islamico. [...]

La Turchia è uno sponsor non dichiarato del “califfato” e agevolatore delle sue strategie belliche, compreso l’acquisto del petrolio contrabbandato in Occidente dalle milizie dell’Is.

Mosca, invece, vuole annientare le milizie di al-Baghdadi, onde evitare che gli oltre 5 mila combattenti provenienti dalla Federazione Russa (soprattutto Caucaso del Nord) e dalle ex repubbliche sovietiche centrasiatiche tornino in patria per mettere a ferro e fuoco un paese che con i suoi circa 20 milioni di musulmani è da anni terreno fertile per teorie e predicatori dell’islam radicale.

Daniele Santoro ha descritto il punto di vista turco:

Erdoğan non ha alcuna intenzione di rinunciare all’architrave della sua politica siriana ed è disposto a tutto pur di costringere americani ed europei a partecipare a un’avventura alla quale i suoi stessi generali guardano con più di un sospetto.

È infatti palese l’obiettivo di Ankara con l’abbattimento del Su-24 russo: provocare una crisi militare tra la Nato e la Russia, come dimostra il fatto che il primo ministro Ahmet Davutoğlu abbia immediatamente ordinato al suo ministro degli Esteri di portare la vicenda all’attenzione dell’Alleanza Atlantica.

Per approfondire:

Erdoğan abbatte il jet perché vuole una crisi militare tra Nato e Russia, di D. Santoro

Pur di tenere separati Occidente e Mosca in Siria, il presidente turco ripropone la strategia che l’ha consacrato dominus di Ankara: quella del rischio incalcolabile. Solo che in politica estera il gioco rischia di essere molto pericoloso.

Le Sirie in vendita, di L. Trombetta

Vista da vicino, la guerra siriana è un mosaico di trattative, conflitti e alleanze mutevoli tra gruppi armati che si contendono le spoglie del regime.


La maratona diplomatica di Hollande

Dopo aver ricevuto ieri il premier inglese Cameron, che ha offerto a Parigi l'uso delle basi britanniche a Cipro, oggi il presidente francese è a Washington per incontrare Barack Obama.

Commenta per noi Dario Fabbri:

Hollande tornerà da Washington a mani vuote. Riceverà il sostegno retorico della Casa Bianca, ma non otterrà risultati concreti.

Per Obama lo Stato Islamico resta un problema soprattutto per europei e (alcuni) mediorientali. Il presidente degli Usa non ha alcuna intenzione di aumentare il proprio impegno contro l’internazionale jihadista. Né di partecipare ufficialmente a una grande coalizione guidata dalla Russia.

Piuttosto Obama inviterà il suo collega a non fare concessioni al Cremlino. La Casa Bianca teme che l’indispensabile ruolo riconosciuto a Putin nel combattere l'Is possa risultare in un allentamento delle sanzioni europee nei confronti della Russia e innescare un riavvicinamento tra Mosca e Berlino. Questo sì sarebbe per gli Stati Uniti un funesto sviluppo dal valore strategico.

Per questo, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, Obama chiederà a Hollande di sfruttare l’intervento russo senza diventarne dipendente e di coordinarsi soprattutto con l’aviazione americana e britannica.

Per approfondire:

Perché Obama apprezza la Russia in Siria, di D. Fabbri

Al di là della propaganda ufficiale, la Casa Bianca percepisce come positiva l’iniziativa di Putin. Per il presidente Usa, il Medio Oriente è un ginepraio secondario in cui attirare i rivali.

Le guerre islamiche, l'ultimo volume di Limes dedicato al conflitto in Siraq


Filippine contro Cina in tribunale

Si aprono le audizioni presso la Corte permanente d'arbitrato sul caso aperto da Manila contro le pretese cinesi di sovranità sul Mar Cinese Meridionale.

Ci scrive Giorgio Cuscito:

Il fatto che la Corte permanente d’arbitrato stia per ascoltare la posizione delle Filippine in merito alla disputa con la Cina nel Mar Cinese Meridionale è un importante precedente.

Pechino rivendica circa l’80% di questo bacino d’acqua, ricco di giacimenti petroliferi, di gas, di pescato e snodo fondamentale per il commercio marittimo mondiale. Negli arcipelaghi delle isole Paracelso e Spratly, l’Impero del Centro è impegnato anche nella costruzione di isole artificiali per scopi militari e civili. Altri paesi temono l’ascesa militare cinese (pur conducendo le medesime operazioni) e potrebbero seguire il percorso intrapreso dalle Filippine. L’Indonesia ci sta già pensando.

È irrilevante che la Repubblica Popolare non abbia accettato l’arbitrato e non voglia presentarsi in Tribunale. Pechino e Manila hanno sottoscritto la Convenzione sul diritto del mare dell’Onu e quindi, come afferma la Corte, sono vincolati dalle sue disposizioni in relazione alla risoluzione delle dispute. Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha definito l’arbitrato come il “nodo che ha impedito il miglioramento e lo sviluppo delle relazioni” tra Cina e Filippine.

Manila ha anche recentemente concluso un patto di partenariato strategico con il Vietnam (pure coinvolto nelle dispute con la Cina) per consolidare la cooperazione marittima. Inoltre ha stretto le relazioni con il Giappone (storico antagonista della Repubblica popolare), con cui dovrebbe firmare un accordo per ottenere equipaggiamenti militari da usare nel Mar Cinese Meridionale.

Queste mosse contribuiscono ad aumentare la pressione sull’Impero del Centro, che recentemente ha dovuto digerire le “provocazioni” degli Usa. Nel giro di un mese, Washington ha autorizzato - in nome della libertà di navigazione - il passaggio di un cacciatorpediniere e poi di due cacciabombardieri B-52 in prossimità delle isole artificiali cinesi.

Pechino non ha reagito. Il fatto che gli Usa abbiano promesso altre operazioni simili fa pensare che le acque del Mar Cinese Meridionale si agiteranno nuovamente.

Per approfondire:

Se nell’Asia-Pacifico torna la guerra fredda di Hoang A.N.

La crescente rivalità Usa-Cina obbliga gli Stati della regione a schierarsi secondo logiche che in parte ricalcano gli schemi pre-1989. La mappa delle alleanze. Il ruolo positivo ma insufficiente dell’Asean. L’instabilità non è un destino.

Il confronto Usa-Cina passa per le Filippine, di M. Dian

Le dispute territoriali per le isole Paracel e Spratly nel Mar Cinese Meridionale. L’assertività cinese preoccupa gli Stati vicini. Manila ne approfitta per rinsaldare la cooperazione con gli Usa, che chiudono un occhio sulle violazioni dei diritti umani da parte delle Forze armate filippine.


Lo Stato Islamico su misura: come l'Is viene percepito e strumentalizzato.

• Il Canada non accetterà profughi siriani maschi non accompagnati ma solo donne, bambini e famiglie.

• Negli ultimi 14 anni, solo il 3% delle vittime del terrorismo è stato ucciso in paesi occidentali.

• L'Is usa WhatsApp o Telegram per chattare in segreto? La Cia (ma non solo) pensa sia ora di rendere più penetrabili le comunicazioni tramite queste app. Ma gli oppositori delle intercettazioni a pioggia pensano sia più una questione di qualità che di quantità di informazioni.

• Il Regno Unito aumenterà la spesa militare di 178 miliardi di sterline nel prossimo decennio, necessari, secondo il premier Cameron, a proteggere il paese dalle minacce terroristiche. Fra queste, da qualche giorno è stata inserita quella cibernetica, che secondo il ministro delle Finanze Osborne potrebbe essere impiegata dall'Is per "uccidere persone attaccando le infrastrutture".


Intanto, nel mondo...

• Attentato a Tunisi contro un autobus della guardia presidenziale: diversi morti e, per il momento, nessuna rivendicazione. Dichiarato lo stato di emergenza.

• In Liberia, riemerge il virus Ebola: tre nuovi casi da venerdì e oggi un decesso, il primo da luglio.

• La Colombia concede la grazia a 30 membri delle Farc, come mossa per accelerare i negoziati con i guerriglieri.

Prima bomba in Grecia - di piccole dimensioni - da quando Syriza è al potere.

• Gli Usa sanzionano 4 individui legati al regime del Burundi, in risposta alle violenze che da aprile flagellano il paese africano.


Anniversari geopolitici del 24 novembre

1859 - Charles Darwin pubblica Le origini della specie

1897 - Nasce Lucky Luciano

1947 - Robert Schuman diventa primo ministro in Francia

1963 - Nasce Raffaele Cantone


Carta di Laura Canali animata da Marco Terzoni.