La carta è morta e noi lo facciamo solo di carta. Senza pubblicità non si vive e noi lo facciamo senza pubblicità. La gente non è più disposta a pagare l’informazione e noi chiediamo ai lettori un euro e mezzo. Le persone leggono solo tweet, post, blog e notizie di una riga sullo schermo dei telefoni e noi stampiamo un foglio di carta largo 90 centimetri e alto 62 e lo riempiamo di analisi e storie. Nessuno ha più tempo per approfondire e preferisce saltare da un argomento a un altro giusto per farsi un’idea, noi vi diamo un giornale che tratta un solo tema a settimana.

Forse abbiamo tempo da perdere, ci piacciono le missioni impossibili, o forse pensiamo che sia tempo di sfidare i luoghi comuni e provare a pensare diverso.

Per questo in edicola e in libreria, accanto alla Stampa, trovate un nuovo settimanale di carta che si chiama Origami.

Non è figlio del marketing o delle ricerche di mercato, ma solo di un’idea e della passione.

Tutto intorno a noi il mondo accelera, viviamo nell’era dell’alta velocità, dell’informazione continua, delle comunicazioni in tempo reale e delle semplificazioni.

Poche settimane fa vi abbiamo raccontato dei progetti che portiamo avanti con Google e con Facebook per rendere il nostro giornalismo fruibile in modo «istantaneo» su ogni telefono e ogni computer.

Oggi invece vi raccontiamo una storia diversa, che sa di lentezza, di gesti antichi e non si svolge su uno schermo.

Oggi vi invitiamo a riscoprire con noi il piacere di bucare la superficie delle cose per andare a vedere cosa c’è sul fondo.

Oggi, nel tempo della miniaturizzazione e dei pixel, ci piace pensare che ci sia ancora un posto per la carta e i grandi formati. Da quanto non tenevate in mano un foglio di carta che per aprirlo ti obbliga ad allargare la braccia? (Magari non l’avete mai fatto, perché siete troppo giovani per averne avuto l’occasione e ogni cosa la fate muovendo soltanto i pollici).

Da quanto tempo qualcuno non vi sfidava a rallentare, a fermarvi per riflettere, a cercare di costruirvi un’opinione che non fosse dettata da una battuta, un’immagine o da un’emozione di pancia?

Ci abbiamo provato. Convinti che molti lettori, anche tra quelli che vivono benissimo nell’epoca digitale, sentano l’esigenza di momenti di calma, di occasioni per pensare. Lo abbiamo fatto con l’ambizione di affrontare il tema della settimana capaci di darvi tutti gli strumenti necessari: «Quando avrete finito di leggere questo grande foglio piegato molte volte, allora saprete tutto quello che era necessario per farvi un’idea». Questa è stata la molla che ci ha guidato nel preparare Origami.

Abbiamo cercato la carta migliore e l’abbiamo trovata in Svezia, cercheremo ogni settimana le teste migliori, più preparate, più originali per rispondere alle domande del nostro tempo e riempire questa carta.

Basta con l’idea che l’esperienza non valga niente, che le competenze possano essere messe da parte perché vale di più la capacità di fare una battuta veloce. Ci piace andare a cercare le persone che studiano le cose, che fanno ricerca, che faticano per capire e dare a loro la parola. Origami non sarà scritto solo da giornalisti, ma sarà fatto soprattutto da chi è capace di immergersi nel cuore dei problemi e dedica la vita a quello e magari non è mai andato in televisione perché nessuno lo ha chiamato o non ne aveva il tempo.

Ci piace tantissimo questa avventura, perché ha il gusto di una nuotata o di una passeggiata in montagna, una di quelle che ti aiutano a pensare e ti permettono di guardare lontano.

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