Immancabilmente, di fronte a omicidi efferati i cui protagonisti sono ANCHE giocatori di videogame, i giornali italiani pubblicano articolesse pensose in cui si dà la colpa alla Playstation. Figurarsi se non davano il meglio di sé, quanto a luogocomunismo, nel caso della tragedia di Pontelangorino, dove due minori – il figlio delle vittime e l’amico con cui passava le giornate nei bar e alla console – hanno ammazzato a colpi d’ascia Salvatore Vincelli e la moglie Nunzia Di Gianni.
«Uccidere come giocando alla playstation. Un colpo d’ascia e poi, come nei videogame, azzerare tutto e passare al livello successivo. Mettendo in scena una rapina al posto di un omicidio. Facile? Come bere un bicchiere d’acqua o fumarsi l’ennesimo spinello » (Giornale). «La domanda è: di cosa riempivano i loro giorni? Di videogiochi con la Playstation e Xbox, per esempio, da sempre il loro massimo divertimento» (Corriere). Il solito circo sociologico sulla gioventù bruciata, come quando si scoprì, l’estate scorsa, che l’autore della strage di Monaco amava i videogiochi «violenti».
Vorremmo dare una notizia ai giornali italiani. Molta gente è cresciuta nei bar di provincia, magari con poca voglia di studiare e molto fastidio per i «no» dei genitori, magari fumando cannabis, quasi certamente giocando alla Playstation e alla Xbox (io tuttora gioco a Call of Duty e Assassin’s Creed, mi chiedo se questo faccia di me un potenziale criminale), eppure non ammazza padre o madre, non spacca la testa al vicino credendosi Ezio Auditore (il protagonista di Assassin’s Creed), non imbraccia mitragliatrici per colpire la folla inerme.
Nel 2014 una ricerca americana, intitolata «Violent Video Games and Real-World Violence: Rhetoric Versus Data» e pubblicata da Psychology of Popular Media Culture, rivista edita dalla American Psychological Association, spiegò che c’era correlazione col numero di crimini violenti, sì, ma la prospettiva era esattamente opposta: all’aumento del consumo di videogiochi corrispondeva una diminuzione dei crimini violenti. Sulle cause ci sarebbe di che discutere, ammesso che lo studio dica il vero.
Vorremmo dare un’altra notizia ai giornali italiani: il parricidio non l’hanno inventato a Pontelangorino. Secondo la mitologia greca, le Erinni dovevano perseguire proprio chi si era macchiato dell’uccisione di un familiare. E Doretta Graneris, «la belva di Vercelli », ammazzò genitori, nonni e fratellino nel 1975. I videogame non esistevano ancora.
____________________________
«INCOLPERESTE MAI I METALLICA?»
«E' un po' come incolpare i Metallica se un ragazzo appassionato di heavy metal strangola la fidanzata». Paolo Chisari, Presidente dell'Associazione editori e sviluppatori videogiochi italiani, ha protestato per la prima volta in modo ufficiale contro «la connessione diretta», suggerita dai giornali, tra il delitto di Ferrara e l'utilizzo di videogiochi. «Credo che le persone di una certa età non conoscano il mondo dei videogame».
E?
«E vedano i videogiochi come il male. Ma il legame videogiochi-violenza è tanto "attraente" quando inesistente».
Qual è stata la frase che le ha dato più fastidio?
«Quella su un'esistenza vuota tra spinelli e Playstation. Che metteva i videogiochi, utilizzati in Italia da 25 milioni di persone, al pari delle droghe, come simbolo di uno stile di vita privo di valori».
Il videogioco può creare dipendenza?
«Il videogioco è un media. E come tutti i media, va utilizzato nella giusta misura».
Ovvero?
«Non consentirei a mio figlio di stare 10 ore al giorno di fronte a una console. Ma non gli permetto di trascorrere la stessa quantità di tempo neanche davanti alla Tv o chino su un libro».
Ma i genitori non li uccidono i videogame
You may also like
You may also like