Terrore nel villaggio cisgiordano di Duma (Nablus) dove un bimbo palestinese di 18 mesi è morto arso vivo nella notte tra giovedì e venerdì in un incendio doloso appiccato nella sua casa. Il bimbo si chiamava Ali Saad Dawabsheh e viveva con i genitori e il fratellino di quattro anni, tutti e tre ora ricoverati con ustioni su oltre il 70 per cento del corpo.
Fonti locali affermano di aver visto alcune sagome (forse coloni ebrei) che lanciavano tre bottiglie incendiarie nella casa in cui abitavano i Dawabsheh.
I membri della famiglia hanno cercato di lanciarsi fuori dalla casa in fiamme, ma il piccolo Ali è morto nell’incendio. I sospetti sono ora concentrati sui coloni estremisti, visto che sulle mura delle abitazioni sono state trovate scritte di rivendicazione, come «Lunga vita al Messia» e «Vendetta».
L'episodio ha riportato alle stelle la tensione in Palestina. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito il delitto un «barbaro atto di terrorismo» e si è detto «sconvolto»: «Israele mantiene un atteggiamento ferreo contro il terrorismo, quali che ne siano gli autori».
Le sue parole non hanno convinto del tutto però l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), il cui vicepresidente ha affermato che «non si può dissociare questo attacco barbaro» da un «governo che rappresenta una coalizione per la colonizzazione e l’apartheid».