Bimbo ricoverato per denutrizione: colpa della dieta vegana?

Il caso è scoppiato a Pisa su un neonato di 11 mesi e rilancia il dibattito sull'opportunità di questa scelta alimentare. Ecco cosa ne pensano gli specialisti. Fondamentale il ruolo del pediatra
Bimbo ricoverato per denutrizione colpa della dieta vegana

Un bambino ricoverato in ospedale per malnutrizione. I medici, sconcertati. I genitori, indagati. Mentre, intorno, sale di tono la più arroventata delle polemiche alimentari: quella tra vegani e carnivori. Il fatto è accaduto all'ospedale Cisanello di Pisa, quando i medici si sono trovati di fronte a un bambino di 11 mesi evidentemente deperito. “Non riusciva né a gattonare e neppure a stare seduto” ha raccontato al Corriere della Sera Giovanni Federico, docente di pediatria all’Università di Pisa e responsabile di Diabetologia pediatrica all’ospedale Cisanello. “Denutrizione qualitativa e grave quadro clinico di regressione neurologica”, è stata la diagnosi dei medici. Il motivo? La dieta strettamente vegana a cui i genitori lo sottoponevano. Diagnosi confermata dal sorriso del piccolo quando, dopo le iniezioni di vitamina B12, è arrivato il primo omogenizzato alla trota. “Avremo rimorsi, ma adesso abbiamo capito”, avrebbero detto i genitori ai medici, sempre stando al racconto del Corriere.

Carenze di ferro e vitamine D e B12

I problemi sarebbero sorti proprio con lo svezzamento, che sarebbe stato condotto secondo i criteri dell'ideologia vegana, e senza lo stretto controllo del pediatra. Risultato, una forte carenza di vitamina B12, riscontrabile sia nel bambino che nella madre, un elemento fondamentale nei primi 4 anni di vita del bambino. E contenuto soprattutto nella carne e nelle interiora (soprattutto nel fegato di bovino), ma anche nelle uova, nel formaggio, nel pesce, nei legumi e nelle noci. Il bambino avrebbe evidenziato anche carenze significative di vitamina D (di cui carne, pesce, uova e latticini sono particolarmente ricchi) e ferro (contenuto in dosi abbondanti in carne e pesce, ma anche nel cioccolato fondente, nelle nocciole, nei legumi e nelle patate). Il piccolo è stato trasferito all’ospedale Meyer di Firenze, ed è ancora in una situazione critica: i medici sono cautamente ottimisti, ma è presto per capire se mesi di malnutrizione abbiano causato al piccolo danni permanenti.

Le alternative vegetali si assimilano più lentamente

Il caso del bambino di Pisa, ovviamente, ha rilanciato il dibattito: è giusto oppure no alimentare i bambini secondo rigidi criteri vegani? “Se i genitori sottopongono un bambino a una dieta vegana in maniera non informata (cioè evitando di consultare specialisti) e senza integrazioni nell'alimentazione, si rischia di rallentare lo sviluppo del bebè”, ha detto alla Rai il professor Marcello Ticca, vicepresidente della Sisa (Società italiana di scienza dell'alimentazione). “Si dovrebbe seguire il parere di un medico specialista durante tutte le fasi della maternità e dello svezzamento”. I neonati “necessitano infatti di un fabbisogno di energia elevato che difficilmente riescono compensare con il consumo di un’elevata quantità di cibo di origine vegetale”. Carenza di vitamina B12, ferro e calcio sono i rischi principali. “Sia gli alimenti di origine animale sia quelli di origine vegetale hanno pregi e difetti, con una dieta equilibrata riusciamo a compensarli. Mentre il regime alimentare vegano risulta piuttosto eccessivo”, continua il professor Ticca. “Il problema di alcuni alimenti di origine vegetale è anche quello dell'assimilazione delle vitamine e altri elementi importanti per la crescita. “Gli spinaci, ad esempio, sono ricchi di ferro ma il nostro organismo riesce ad assimilarne soltanto una piccola parte (circa il 10%). Molto di più ne otteniamo invece con la carne (il 25%)”, spiega Ticca.

Medici e nutrizionisti divisi

Ma sul punto i pareri sono diversi, e c'è grande dibattito anche tra medici e nutrizionisti. Secondo Leonardo Pinelli, veganissimo professore di Pediatria presso l’Università di Verona, “l'alimentazione vegetariana e anche quella vegana sono ritenute, dall'Accademia americana di nutrizione e dall'Accademia americana di pediatria, sicure se ben pianificate, in tutte le fasi della vita dell'uomo: gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, età adulta e addirittura nel caso si tratti di un atleta”.

Il bambino prima di tutto

“Evitate diete bizzarre. Lasciate che sia il bambino a decidere quando diventerà più grande”, ribatte a TGCom24 Graziano Barera, primario di neonatologia e pediatra dell'ospedale San Raffaele di Milano. “Sarebbe preferibile per la madre una dieta onnivora sia nel periodo della gravidanza sia nell'allattamento. Il padre e la madre devono essere consapevoli che la loro scelta, se pur legittima, può influire sulla salute del piccolo. Devono richiedere l'aiuto di un medico specialista durante tutte le fasi della maternità”. E se tra i medici il dibattito è aperto, figuriamoci tra i genitori. Ma una cosa è certa: la salute del bambino viene prima di tutto. Anche delle convinzioni, più o meno giuste, dei genitori.