Beffe e provocazioni. L’anima goliardica del prossimo film di Checco Zalone, in uscita per Medusa il primo gennaio 2016, è chiara sin dal titolo, costruito ad arte così da essere perfetto sberleffo del cult firmato nel 1951 da Mervyn LeRoy. Quo Vado ricalca insomma nella forma il ben più famoso Quo Vadis?, ma con la sua allure spirituale ha poco a che vedere, essendo niente più che il diretto erede di Sole a catinelle.
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Come la pellicola che nel 2013 conquistò 52milioni di euro e il titolo di maggior incasso nella storia del cinema italiano, Quo Vado sarà di per sé il racconto scanzonato di un’italianità esasperata fino ad apparire ridicola. Lui, Checco, vero mattatore e protagonista si calerà infatti nei panni di uno dei pochi fortunati che nel 2015 ancora possono vantare il cosiddetto posto fisso. Ma il contratto cui tanti ambiscono durerà forse lo spazio di un secondo. Perché, una volta approvata la riforma del lavoro, Checco finirà in mobilità, dovendo barcamenarsi tra Lampedusa e la Norvegia per non perdere il posto.
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Fiore all’occhiello dell’offerta Medusa, la pellicola di Checco – la quarta finora – si preannuncia roboante. Il tema è ghiotto: il precariato funziona – specie se trattato con la leggerezza della commedia. Il cast straborda di grandi nomi e il regista, Gennaro Nunziante, pare deciso a bissare i successi degli ultimi anni. Persino Lino Banfi, senatore nella nuova pellicola di Zalone, si presta al gioco, portando sui grandi schermi dello Stivale la frenesia della comicità pugliese. Pure intergenerazionale.
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