Un po’ di disorientamento all’inizio c’è stato. L’hanno notato tutti, l’abbiamo vissuto anche noi. Apple Music, il servizio di musica in streaming di Apple annunciato all’inizio di giugno e finalmente arrivato martedì 30 giugno insieme alla nuova versione di iOs, la 8.4, è zeppo di contenuti. Straripa.
Tante le sezioni e tantissime le sottosezioni. Da sinistra, in basso: Per te, Novità, Radio, Connect, Musica. Ciascuna sarebbe meritevole di un’applicazione a parte. E invece le cinque facce della piattaforma, che di fatto ridisegna iTunes integrandolo con iTunes Radio, il vecchio Beats, il vecchio Ping e la nostra libreria musicale, solo se iCloud è abilitato, stanno tutte insieme.
Forse un po’ strette ma a partorire un bel mix.
C’è meno pulizia ed essenzialità che negli altri servizi di Cupertino. Si rimane spiazzati anche per quello: stavolta l’usabilità perde qualcosa a favore del contenuto. Ci sono tanti, forse troppi stimoli sonori per non lasciar scappare l’utente, che d’altronde un’offerta così ricca se l’aspetta visto che una versione con pubblicità non esiste. Si parte con tre mesi gratuiti di prova (ma va comunque sottoscritto l’abbonamento con una carta o un credito residuo sufficiente sul proprio ID Apple, se volete sospenderlo ricordatevene 24 ore prima della scadenza del trimestre). Poi si dovranno pagare 9,99 euro per un singolo dispositivo e 14,99 per il pacchetto Famiglia da sei gadget.
L’obiettivo è integrare tutte le diverse sfumature della fruizione musicale: quella casuale, la serendipità del brano sconosciuto e magnifico, quella selezionata con cura dagli esperti – e qui ce ne sono, accidenti se ce ne sono, da Pitchfork a un bel plotone ex Bbc che popola la stazione internazionale Beats 1 – quella personale, gelosamente salvata e acquistata lanciata magari con l’aiuto di Siri, e infine quella legata alle novità. E perfino i video. Per poi, chiaramente, far saltare ogni steccato col tocco social di Connect, una rete fra artisti e utenti tutta da mettere alla prova. Come al solito negli ultimi anni, niente di (decisamente) nuovo dalle parti di Infinite Loop ma tutto profondamente rivisitato. Provare per ascoltare.