2 luglio 2018 - 00:28

Le cannucce di plastica permangono nei secoli: 500 anni per distruggersi

di Milena Gabanelli

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Per chi non lo sapesse, una cannuccia dispersa nell’ambiente impiega 500 anni per distruggersi completamente. In Italia se ne consumano 2 miliardi all’anno; in tutta Europa 36 miliardi. Nei mesi estivi, un numero incalcolabile di cannucce viene abbandonato sulle spiagge. I più attenti le buttano nel cassonetto della plastica, però poi finiscono nell’indifferenziata perché non essendo classificate come imballaggi: non sono riciclabili. Come non lo sono le posate di plastica: per selezionare oggetti piccoli servirebbero macchinari diversi e questo alle imprese di trasformazione costerebbe troppo.
Le microplastiche

Secondo gli studi del centro Enea, oltre l’80% dei rifiuti che invadono i litorali italiani è rappresentato da plastiche, che finiscono poi in mare, dove nel corso degli anni diventano «microplastiche»: frammenti inferiori ai 2 millimetri e quasi invisibili ad occhio nudo.

I dati del Cnr parlano chiaro: dei 300 milioni di tonnellate di polimeri che ogni anno vengono prodotti, circa 12 milioni di tonnellate finiscono in acqua. Nel Mediterraneo si stima ci siano 1,25 milioni di tonnellate di microplastiche e, soltanto nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica, ne è stata rilevata la presenza di 10 kg per km2. Queste particelle vengono ingerite dai pesci e ce le ritroviamo nella catena alimentare, ovvero nel piatto, anche se acquistiamo il filetto o le pregiate scatolette «bio».
Il mare come discarica

Le cattive abitudini che minacciano l’ecosistema e la salute dell’uomo iniziano dentro casa, usando il wc come discarica. Molti cittadini ci buttano qualunque cosa, dai cotton fioc ai blister delle medicine o delle lenti a contatto, provocandone la deriva in acqua. Il 31% dei rifiuti ritrovati dagli ambientalisti sul lungomare sono piccoli oggetti usa e getta. Seguono quelli più grandi, deliberatamente abbandonati nell’ambiente: bottiglie, sacchetti, stoviglie. Basti pensare al consumo italiano solo di bicchieri, piatti e posate di plastica: 115 milioni di tonnellate all’anno.

Le politiche per l’ambiente che funzionano

La buona notizia riguarda le buste di plastica. Un’indagine di Eurobarometro rivela che in seguito alla direttiva del 2015, che ne scoraggiava l’utilizzo, il 72% degli europei dichiara di averne ridotto l’uso. L’Italia aveva già iniziato a bandirne l’uso nel 2011, infatti secondo Legambiente la quantità di sacchetti recuperati nel Tirreno ha iniziato a ridursi a partire dal 2012. Secondo il Presidente Stefano Ciafani questa diminuzione è proprio collegabile all’introduzione della legge sugli shopper biodegradabili; prova ne sarebbe che nel mare Adriatico i volumi restano costanti, per colpa di alcuni Paesi dell’area Balcanica, dove ancora si usa la plastica tradizionale. Anche il centro per gli studi ambientali del Governo inglese (Cefas), che ha monitorato per 25 anni i rifiuti nel mare del Nord, in quello d’Irlanda e nel Canale della Manica, ha riscontrato che, negli ultimi 7 anni, l’unica categoria di rifiuti in calo sono i sacchetti di plastica, grazie alla legge che ha imposto l’utilizzo di altri materiali.

Cosa stiamo facendo per ridurre la plastica usa e getta?

Dagli studi Ocse, la produzione mondiale della plastica cresce del 4% ogni anno e solo il 15% del totale viene riciclato. Va meglio in Europa, dove il tasso è del 30%, mentre negli Usa sono fermi al 10%. Il tema è proprio la plastica monouso non riciclabile. Quindi, che si fa?

Dal 1 gennaio 2019, in Italia, entrerà in vigore la legge che consente di commercializzare soltanto bastoncini per le orecchie biodegradabili, oggetti che oggi costituiscono il 7,8 % della spazzatura nei mari. A partire dal 2020, invece, entreranno in vigore l’articolo 546 della Finanziaria, che vieta la vendita di cosmetici da risciacquo e detergenti contenenti microplastiche. Il polietilene è contenuto negli esfolianti per la pelle, negli struccanti e nelle creme; prodotti che finiscono nello scarico del lavandino e, se non depurati, in mare. E noi depuriamo poco, tant’è che lo Stato Italiano sta pagando ogni mese una salatissima sanzione europea, per i ritardi storici di oltre un centinaio di comuni. Un’analisi dell’Ismac-Cnr di Biella ha rilevato che in un flacone di prodotto di bellezza da 250ml sono presenti 750.000 frammenti di polietilene per un totale di 12 grammi.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra, stanno aumentando le iniziative di sensibilizzazione contro l’utilizzo delle cannucce. In Italia nel 2017 venne presentata in Senato una proposta di legge per eliminare da bar e mense le stoviglie non bio. Ma è rimasta ferma lì. In Francia invece, dove la legge è stata approvata, il divieto partirà dal 2020, con l’obbligo, per i pubblici esercizi di usare prodotti ricavati dal mais. La Commissione europea ha messo sul tavolo una direttiva, che riguarda i 10 prodotti monouso che più inquinano le spiagge e i mari, e ne impone la fabbricazione fatta esclusivamente con materiali sostenibili. Costano il 50% in più, ma, secondo Bruxelles, i benefici sull’ambiente si tradurranno in 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in meno, il che permetterà di evitare danni ambientali per 22 miliardi di euro entro il 2030 e i consumatori risparmieranno fino a 6,5 miliardi di euro. La norma dovrà passare al vaglio dei rappresentanti dei 28 governi. Anche da questo si vedrà quale Europa vogliamo.
(ha collaborato Carla Falzone)
* Update:nell’articolo è scritto che il consumo italiano di bicchieri, piatti e posate di plastica equivale a 115 milioni di tonnellate all’anno. Secondo il Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) sono invece 220 mila tonnellate annue.
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