Nel nostro lavoro non c’è solo lo scrivere codice, la caccia al bug, l’analisi di nuove feature ecc. C’è anche la gestione di tutti quegli aspetti infrastrutturali che permettono al nostro codice di girare ed essere fruibile dai clienti e dai visitatori dei loro siti. Stiamo parlando di tutte quelle attività che da qualche tempo si usa chiamare DevOps (da Development Operations).
E quindi io e Lorenzo siamo partiti per Bologna per partecipare all’incontro DevOps Italia 2017.

Condensata in una sola giornata c’è stata una grande quantità di interventi, molti dei quali tenuti da persone legate a progetti e aziende importanti (Gitlab, Red Hat, Docker). C’erano tre sale in cui si svolgevano talk in contemporanea ogni 40 minuti. Quindi tempi ristrettissimi e una valanga di informazioni e cose nuove da sentire.

Lo speech di apertura è stato affidato al mitico Stefano Zacchiroli (già Project Leader di Debian e, cosa per me molto importante, ex maintainer del pacchetto vim sempre in Debian) che ha presentato l’ambizioso progetto Software Heritage che mira a raccogliere e a conservare a tempo indeterminato tutto il codice sorgente pubblicamente disponibile online. Curiosamente questo talk corrispondeva esattamente a una chiacchierata tra me e Lorenzo in macchina sulla necessità di evitare che si perdessero nel tempo risorse come github o npm e simili… abbiamo quindi scoperto che c’è già qualcuno al lavoro proprio in questo senso.

Dopo questo talk ci siamo divisi per cercare di coprire più speech possibile e così eccoci a saltabeccare continuamente da una sala all’altra ascoltando una quantità incredibile di cose interessanti in merito ai temi caldi del configuration management, infrastructure as code, gestione del cloud, Docker e molte altre cose.

Personalmente il talk più interessante che ho seguito, durante il quale più volte la sala ha rumoreggiato in un autentico “effetto wow” è stato quello in cui James Shubin ha presentato mgmt. Uno strumento di configuration management in sviluppo presso Red Hat che va ben oltre gli schemi dei classici Ansible, Chef e Puppet. Veramente bello.

Lorenzo invece ha seguito Premshree Pillai di Etsy che ha illustrato come riescono a gestire dai 20 ai 40 deploy in produzione quotidiani, poi un ottimo talk di Ádám Sándor su come affidare a Google Container Engine l’orchestrazione della propria infrastruttura sfruttando il supporto nativo per Kubernetes e infine I ragazzi di Xpeppers che hanno illustrato come sfruttare il servizio di Function-As-A-Service fornito da AWS sotto il nome di Amazon Lambda sia all’interno di applicazioni che in un contesto di gestione interna dell’infrastruttura.

In generale le parole chiave sono state principalmente “cloud” (dominato ovviamente da Amazon e Google) e “configuration management”. Due aspetti direi imprescindibili per chiunque voglia avvicinarsi al web moderno.