Non c’è pace per il Natale nelle scuole italiane. Se in Veneto il consiglio regionale ha approvato una mozione per finanziare dal prossimo anno i presepi fatti nelle scuole c’è anche chi pensa di bandire le tradizioni, le recite con nenie che fanno riferimento a Gesù o persino di evitare l’uso del sostantivo Natale per la festa pre-vacanze. A far scalpore è soprattutto il caso di Vallo della Lucania finito sotto i riflettori a seguito di una lettera del sindaco Antonio Aloia a Nicola Iavarone dirigente scolastico dell’istituto “Aldo Moro” accusato da alcuni genitori di aver annunciato il proprio no alla realizzazione del presepe artistico e delle recite all’interno dei plessi. Il primo cittadino allarmato ha preso carta e penna e ha voluto chiarire: “Cancellare il presepe, con tutte le iniziative e i riti connessi al Santo Natale, che tradizionalmente si svolgono nelle nostre scuole, significherebbe cancellare la nostra identità. Ben venga una scuola interculturale, a tutela anche di credenze diverse da parte di studenti stranieri, come previsto dalla più recente normativa. Ma colpire gli emblemi del Natale non garantisce il rispetto di alcunché, non produce una scuola e una società accogliente”. Parole che sono state rispedite al mittente dal dirigente che intervenuto anche alla trasmissione “La Vita in diretta” ha ribadito che non c’è mai stata alcuna intenzione di bandire il presepe.

Da Vallo della Lucania a Milano dove a far scoppiare il caos è stato il presidente del Municipio 2 Samuele Piscina, in forza alla Lega. Di fronte al volantino dell’istituto “Italo Calvino” che ha organizzato “La grande festa delle buone feste” si sono riscaldati gli animi. Piscina al “Corriere della Sera” ha dichiarato: “Così si smantellano le nostre tradizioni e i nostri valori, come se ce ne dovessimo vergognare. Il nome dato alla festa della Italo Calvino? Ridicolo, se non fosse triste. In questo modo si fomenta l’intolleranza verso la nostra cultura Dopo i presepi e i crocefissi, ora nelle scuole anche le feste della tradizione vengono ostacolate”. Dal canto suo la dirigente Dorotea Russo ha provato a spiegare le ragioni e in una lettera a tutto il personale docente e alle famiglie degli alunni scrive: “Si è pensato di organizzare una festa nel teatrino di via Mattei per accogliere “vecchie” e nuove famiglie della nostra scuola, scambiarsi gli auguri in vista della pausa natalizia e presentare de visu il percorso di formazione scuola-famiglia, sensibilizzando alla massima partecipazione. Il volantino è molto bello”.

Clima poco natalizio anche a Castellamare di Stabia dove all’istituto “Basilio Cecchi” avrebbero scelto i canti della tradizione popolare e non quelli della fede cristiana. Intanto all’istituto comprensivo Di Capua nella stessa città hanno scelto di organizzare sotto le feste un convegno portando a scuola l’imam, due rappresentanti della comunità ebraica e il parroco. A Castelfranco Pandiscò, invece, i consiglieri dell’opposizione dopo aver presentato sulla questione una mozione respinta dalla maggioranza hanno scritto al dirigente dell’istituto “Don Milani” per chiedere che venga fatto il presepe a scuola.

A buttare acqua sul fuoco è Antonio Affinita, direttore del Moige, il movimento italiano genitori: “A noi tutte queste polemiche sembrano patetiche. Va detto che ad alimentarle non sono mai persone di altre religioni ma presidi o docenti. L’inclusione parte nell’accettazione della diversità della fede religiosa. Nei Paesi Baschi Gesù diventa “Perù” e da qualche altra parte “Gesù è nato” diventa “l’inverno è arrivato”. Dobbiamo smettere di arrivare a dinamiche davvero ridicole. In queste ore stiamo ricevendo segnalazioni occasionali sul fatto che alcuni genitori notano l’assenza del presepe”. Netta la posizione del vice presidente dell’Associazione nazionale presidi, Mario Rusconi: “Certe tradizioni legate alla storia culturale del nostro Paese non possono essere liquidate con atteggiamenti manichei o apparentemente politicamente corretti”.

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