Mantova si riempie di Parole in Circolo nella data zero del nuovo tour di Marco Mengoni che torna nei palazzetti dopo tre anni e ritrova il suo esercito, pronto a cantare con lui. Un grande palco, con un megaschermo di 140 metri quadrati (che ha disegnato lui) su cui scorrono grafiche, immagini, video e tante parole. I suoi musicisti che portano in scena nuovi arrangiamenti a volte con richiami agli anni '80 e a un sound molto americano.
Una scaletta in cui c’è tutto: le canzoni del nuovo album e i pezzi più amati di questi sei anni di carriera.
Con chicche musicali che fanno subito vedere quanto il cantante abbia una continua voglia di sperimentare e mettersi in gioco. I virtuosismi vocali degli inizi spuntano nei brani più vecchi, nel resto c’è tanta pulizia. Con quella ricerca di perfezione che, chi lo segue, sa quanto sia quasi maniacale. «Sono un capricorno rompiballe. Osservo e controllo tutto, questa sera sono salito sul palco e ci ho messo un po’ a trovarmi a mio agio. È come quando rientri a casa di amici che non vedevi da un po’». Ma come erano contenti di rivederlo, questi amici.
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«Stasera era una vera data zero. Ora devo rivedere e correggere ogni singolo frame. La scaletta mi piace, ma ci sono tanti dettagli che voglio sistemare», ci dice alla fine del concerto. È sorridente e soddisfatto, ma anche conscio di avere un carattere che non lo porterà mai a smettere di cercare di fare di meglio. Provando anche lasciarsi andare un po’ di più: «Avevo molta paura di tornare nei palazzetti. È un mondo diverso dai teatri dove c’è ovviamente più intimità e senti anche il respiro dei tuoi musicisti. Qua è tutto più lontano ed è più difficile concentrarsi e entrare nello spettacolo. La prima data serve anche a questo. Ma il bilancio è sicuramente positivo. Ho visto tante persone che si divertivano e questa è la cosa per me più importante. A prescindere da tutto». Sì, chi era lì ha sicuramente apprezzato. Dalla forza di Guerriero in apertura, a L’essenziale cantata quasi interamente dalle voci sugli spalti, in chiusura: «Quando canto tengo a zero il ritorno del pubblico nei miei auricolari. Ma è iniziata la canzone e si sentivano solo le loro voci. Ho pensato, stanno già cantando, non serve che lo faccia io. È stato bellissimo». È stato emozionante.
Tutto il concerto è pieno di emozioni. Dalle parole registrate con cui Marco introduce alcuni pezzi e racconta della sua infanzia e i giochi più amati, dalle parole di quello in cui crede, toccando i temi più importanti per lui, prima di Esseri Umani (decisamente il momento più bello del concerto), fino alle lacrime della fine, quando si emoziona guardando il suo pubblico. Ebbene sì, lacrime.
Fidatevi: sarà bellissimo anche per chi andrà a vedere le prossime date. Lui è concentrato sull’ora, su questo tour che finirà a fine maggio e lascerà spazio di nuovo alla scrittura e registrazione della seconda parte del progetto musicale partito con Parole in Circolo e che probabilmente arriverà entro la fine del 2015. Ma serve davvero parlarne ora? Ora c’è spazio solo per la musica live (nella gallery in alto i prossimi appuntamenti). In bocca al lupo, quindi, Marco. E stai tranquillo, che sei bravo lo sappiamo, non serve dimostrarlo più a nessuno.
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