I doodle prendono il divertimento molto seriamente

Ryan Germick, il responsabile della creazione dei loghi di Google, racconta come ci tiene incollati per minuti (o per ore?) a PacMac o alla celebrazione di Doctor Who
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È nato prima l’uovo o la gallina? Nel caso dei doodle di Google, l’uovo. La prima modifica grafica al celebre logo del motore di ricerca risale all’agosto del 1998, due mesi prima che la società venisse registrata come tale.

A realizzarla i due fondatori Larry Page e Sergey Brin quando sono andati una settimana nel Nevada per il Burning Man Festival. Sette giorni nel deserto, in mezzo al nulla. Il primo doodle consisteva semplicemente in una figura stilizzata dietro la ‘o’ ed era una sorta di ‘out of office’.

"Un messaggio per comunicare che si erano allontanati per qualche giorno e sarebbero tornati presto al lavoro”, racconta a Wired.it Ryan Germick, 35enne oggi a capo della squadra che si occupa dei centinaia di loghi realizzati ogni anno. Occhiali e un’aria da nerd un po’ stralunato che in alcun modo fa pensare ai curati e palestrati rampanti manager della Silicon Valley. La sua immagine riassume perfettamente una delle espressioni con cui ha descritto il suo lavoro a Mountain View: “Prendiamo il divertimento molto seriamente”.

Ryan ha studiato design a New York, mentre la passione per l’informatica è riconducibile all’anno che ha trascorso all’estero: “Ho realizzato un semplice sito per rimanere in contatto con la mia famiglia: u**na sorta di pre-Facebook, ma anche pre-MySpace e pre-Flickr”, dice sorridendo. “In quel periodo ho sperimentato il potere di Internet per la prima volta”, prosegue. Tornato a New York si è messo a realizzare portali come libero professionista, provando le gioie della flessibilità e continuando a viaggiare fra Giappone, Messico e Vietnam dopo aver concluso gli studi. Quella in Google è stata la sua prima esperienza lavorativa a tempo pieno, racconta davanti a un computer della concorrenza con il logo (della Mela) opportunamente coperto da un adesivo di una delle sue creazioni (il doodle di PacMan).

Arrivato in Google nel 2006, oggi Ryan gestisce una squadra di 10 designer, 4 ingegneri e 2 product manager. “Niente di quello che facciamo sarebbe possibile senza l’aiuto degli ingegneri, il loro contributo è pari a quello degli artisti”, spiega rispondendo alla classica e sempre attuale domanda su estetica e cuore dei prodotti - digitali, in questo caso - e sul rapporto fra designer e smanettoni.

Importante anche il ruolo delle sedi di BigG nei singoli Paesi che partecipano al processo di ideazione segnalando le ricorrenze più interessanti su cui sbizzarrirsi. Capita quindi che “realizzare un disegno prenda pochissimo tempo, non più di un giorno in certi casi, ma l’intero ciclo di vita di un doodle può portare anche a più di sei mesi di lavoro.

È il caso, ad esempio, del doodle dedicato a Doctor Who. La celebrazione della serie televisiva è il perfetto esempio di come la squadra di Ryan ci tenga incollati per minuti (ore?) interi a giocherellare con le sue creazioni. Il nostro interlocutore ne è consapevole: “Non ho dati precisi sul tempo trascorso sui singoli doodle, sicuramente i giochi coinvolgono molto. Penso al doodle di PacMan o ai due musicali, Les Paul guitar e Moog synthesizer doodle. Solo con il secondo sono state registrate 54 milioni di canzoni”.

Alla domanda su quale sia il (suo) pargolo preferito non sa rispondere con certezza, “sono come dei figli, li amo tutti allo stesso modo”.

Ma poi tradisce una certa predilezione per quello di Alessandro Volta, “molto carino con lo stile steampunk”, o quello per celebrare la prima programmatrice della storia, Ada Lovelace, oltre ai già citati e fortunati giochini. Un aspetto importante della creazione dei loghi speciali è la presenza del termine Google. “C’è sempre, in qualche forma, anche quando non si vede. È una sorta di gioco non esplicitato: guarda il doodle, giocaci e trova la scritta Google. Celebriamo ricorrenze e allo stesso tempo giochiamo con le persone”, spiega.

Un esempio? Il doodle con il codice a barre: scansionandolo si tornava al nome del colosso californiano. Lavorando molto con le squadre locali, capita spesso che nello stesso momento ci siano diversi disegni in diversi paesi, “come quando in Europa abbiamo celebrato il primo giorno di primavera e l’eclissi mentre in India rappresentavamo la coppa di cricket. Una volta ne ho notati 7 diversi nello stesso giorno.