Il cronometro, gli avversari e…l'opinione pubblica. Chi, come Alex Schwazer, decide di tornare a gareggiare dopo una squalifica per doping sa bene che ad aspettarlo in pista troverà un rivale in più. Agguerrito, difficilissimo da combattere, perché non bastano allenamenti e grandi performance per sconfiggerlo. Anzi, paradossalmente un prestigioso risultato rischia di avere l'effetto contrario: «Chissà che sostanze ha preso per andare così forte», è uno dei suoi slogan.
Se perdi è perché non fai più uso di doping, se vinci è perché continui a doparti. Un meccanismo infernale, diabolico. E per sconfiggere il diavolo serve l'acqua santa, per usare un'espressione di Giulia Mancini, la manager di Schwazer. Il marciatore azzurro, oro olimpico a Pechino 2008 e positivo ad un controllo a sorpresa nell'estate del 2012, ha infatti deciso di legarsi sportivamente all'allenatore Sandro Donati, da sempre impegnato nella lotta all'uso di sostanze illecite.
«Senza il progetto che abbiamo costruito insieme forse non sarei tornato - è la frase con cui Alex apre la conferenza stampa di presentazione della nuova collaborazione - Ho pensato subito a lui per la sua credibilità, se andrò forte voglio che nessuno dubiti di me». «Ci ho pensato molto e credo che questa sia la scelta giusta, seppur qualcuno non sarà d’accordo con me - aggiunge Donati -. Una persona ha diritto di riacquistare la propria dignità se riconosce di aver sbagliato».
Da una parte uno dei personaggi più compromessi dal doping, con quelle lacrime durante le ammissioni di colpa che fecero il giro del mondo, e dall'altra il simbolo dello sport pulito, celebre per aver denunciato gli scandali dell'atletica leggera italiana negli anni Ottanta. Forse «acqua santa» è un po' eccessivo, ma nemmeno Alex può essere considerato il «diavolo»: «L'atleta è solo un anello della catena, è ipocrisia scaricargli addosso tutte le responsabilità», afferma Donati.
Trent'anni compiuti a dicembre e una squalifica che scadrà solo ad aprile del prossimo anno, probabilmente troppo tardi per ottenere un pass per le Olimpiadi di Rio. Ma l'obiettivo principe di Schwazer è un altro: «Sono pronto a tutto pur di dare alla gente la possibilità di rivalutarmi». C’è da credergli? Intanto ha deciso di rendersi disponibile ai controlli a qualsiasi ora del giorno. Addio privacy insomma, ma per sconfiggere un simile avversario questo è solo il primo passo.
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