Milano, 12 marzo 2015 - 13:34

Isolato dopo cento anni il Dna
di Gabriele d’Annunzio

È stato prelevato da un fazzoletto che nel 1916 il poeta aveva macchiato con liquido seminale per donarlo a una sua amante come ricordo di una notte d’amore

di Rredazione Milano online

  La lettera inedita di d’Annunzio (Fotogramma) La lettera inedita di d’Annunzio (Fotogramma)
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Gabriele d’Annunzio torna a far parlare di sé: i Ris di Cagliari sono riusciti a ricostruire il suo Dna partendo dalle tracce biologiche risalenti al secolo scorso trovate su alcuni oggetti appartenuti al poeta. «Nessuno - dice il presidente del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri - vuole clonare d’Annunzio, ma nessuno può sapere quali saranno le evoluzioni della scienza e della società: è bene che quel dna sia stato rilevato». Il Dna è stato prelevato da un fazzoletto che nel 1916 il Vate aveva macchiato con liquido seminale per donarlo a una sua amante - la contessa Olga Levi Brunner - come ricordo di una notte d’amore. Dopo 100 anni quelle tracce si sono conservate in modo da permettere agli investigatori del Racis (Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) di isolare il Dna del poeta. Il fazzoletto è stato fornito dal museo del Vittoriale. Le indagini sulle tracce hanno portato ad analisi approfondite e al confronto con il Dna di un pronipote del poeta, Federico d’Annunzio, a cui è stato prelevato tramite tampone salivare. Il pronipote ha parlato di «grande valore scientifico» del risultato ma anche della «soddisfazione per un cognome a cui sono abituato e anche affezionato».

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D?Annunzio, isolato il Dna

Federico d’Annunzio, pronipote del poeta (Fotogramma)
Federico d’Annunzio, pronipote del poeta (Fotogramma)

Gli oggetti personali

Il lavoro del Ris - attraverso metodi comunemente impiegati nella genetica forense - è iniziato con l’analisi di tracce biologiche rinvenute sulla superficie di alcuni oggetti personali appartenuti a d’Annunzio: un fazzoletto bianco conservato nella cassetta di sicurezza dell’Archivio generale insieme alle lettere che la Contessa Olga Levi Brunner scriveva a Gabriele d’Annunzio, suo amante, e uno da spazzolino da denti in avorio e setole naturali conservato alla Prioria, la casa-museo del Poeta. I reperti sono stati sottoposti a esami più approfonditi, che hanno rivelato la presenza di tracce biologiche, in seguito prelevate dal Ris e confrontate con il dna estratto dal tampone salivare di Federico d’Annunzio.

Il Dna

Dai risultati delle indagini è emerso che solo i residui organici rinvenuti sul fazzoletto sono di origine maschile, probabilmente provenienti dal liquido seminale. Dalle medesime tracce è stato estratto un profilo genotipico di sesso maschile completo di 16 marcatori del Dna. Grazie alla trasmissione del cromosoma Y pressoché invariato attraverso le generazioni, il confronto tra i reperti biologici analizzati e il tampone salivare del pronipote di d’Annunzio ha confermato l’appartenenza al Poeta delle tracce rinvenute sul fazzoletto.

La lettera inedita

Per celebrare la scoperta del Dna del poeta grazie all’indagine condotta dai carabinieri del Racis, il presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, ha svelato una lettera inedita del poeta consegnata da un collezionista. È un testo del 15 luglio 1935 che contiene parole particolarmente sentite con cui d’Annunzio affida a un colonnello dei carabinieri il «giovine» Guerino Peverada. «Colonnello dei Regi carabinieri Adelchi Struffi da Gabriele d’Annunzio, colonnello dei lancieri di Novara - esordisce il documento -. Mio caro camerata, io non ho cessato di esser colonnello dopo la guerra, dopo l’impresa di Buccari. Volli da colonnello prendere e tenere Fiume d’Italia dove i carabinieri, fra ogni specie di sopraggiunti diedero l’esempio della disciplina, del coraggio, della lealtà, della devozione spontanea della causa bella».

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