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Buongiorno e ben [ri]trovati anche questa Domenica. Non vi è dubbio che la vicenda emersa nelle ultime 48 ore, che vede coinvolti Facebook e Cambridge Analytica, sia dirompente. Si tratta di una vicenda da i contorni ancora non chiarissimi. Proviamo a vedere cosa ne sappiamo sin ora integrando con qualche "leak" non di dominio pubblico quali alcuni tweet cancellati che siamo riusciti a ritrovare. Procediamo con ordine, per quanto possibile. Il 16 Marzo scorso Facebook ha annunciato di aver sospeso gli account di Strategic Communication Laboratories [SCL] e Cambridge Analytica, che definisce il braccio politico di SCL. Definizione singolare se si pensa che nella home page di SCL si legge che «SCL Group fornisce dati, analytics e strategie a governi e organizzazioni militari in tutto il mondo». Il tutto a causa di un non rispetto delle condizioni della piattaforma social che proibisce di rivendere a terzi i dati ottenuti attraverso Facebook. Cosa che invece sarebbe avvenuta nonostante Facebook fosse stato rassicurato al riguardo nel 2015. Secondo quanto è sin qui possibile ricostruire, milioni di profili Facebook di elettori americani sono stati violati dalla società Cambridge Analytica, quando era al servizio della campagna di Donald Trump per la Casa Bianca, e i dati sono stati usati per realizzare un software in grado di influenzare la decisione sul voto. I dati sono stati raccolti da Cambridge Analytica attraverso l'app thisisyourdigitallife, sviluppata dall'accademico di Cambridge Aleksandr Kogan, con un'attività non collegata ai suoi impegni universitari. Tramite una sua società, la Global Science Research, e in collaborazione con Cambridge Analytica, centinaia di migliaia di utenti sono stati pagati per sottoporsi a un test sulla personalità, e hanno firmato una liberatoria all'uso dei loro dati ai fini di studi scientifici. Il punto è che la app ha poi raccolto anche i dati degli amici di Facebook di questi utenti, fino a raggiungere le decine di milioni di profili. Qualcosa di incompatibile con la politica dichiarata di Facebook che è quella di permettere la raccolta di dati soltanto al fine di migliorare l'esperienza degli utenti sulla piattaforma, vietandone la vendita o l'uso per scopi pubblicitari. Lo spiega bene l'infografica sottostante realizzata dal Guardian al riguardo. 



Il comunicato di Facebook contiene un aggiornamento del giorno successivo, di ieri 17 Marzo, nel quale si sottolinea che l'ipotesi che quanto avvenuto sia un furto di dati è completamente falsa. Precisazione che deriva da quanto pubblicato dal NYTimes e dal Guardian che nasce da alcuni passaggi degli articoli per i quali Facebook avrebbe minacciato di citare in giudizio le testate in questione. Sulla questione si è espresso anche Alex Stamos, Chief Security Officer di Facebook, che però poi si è pentito ed ha cancellato i tweet. Tweet che però naturalmente qualcuno ha provveduto a "screenshottare" prima della loro eliminazione, e che in buona sostanza spiegano come in realtà quanto fatto da Cambridge Analytica fosse assolutamente legittimo secondo le regole di Facebook di allora, come spiega anche Recode riprendendo alcuni dei tweet cancellati. Come se non bastasse, emergono le connessioni ed i network internazionali costruiti da Cambridge Analytica nel corso del tempo anche nel nostro Paese. Sia Nix che gli altri membri del team di Cambridge Analytic sono conosciuti in Italia ed è facile ritrovare sul Web tracce del loro passaggio a Milano e non solo. Anche il business della compagnia passerebbe dall’Italia. Non si può dunque escludere che un sistema simile – se non lo stesso – sia stato utilizzato per le competizioni elettorali da partiti italiani. La questione sembra, quindi, destinata a crescere e nuovi colpi di scena potrebbero accomunare Italia e Stati Uniti, legati insieme dal filo rosso di una compagnia fino a poche ore fa sconosciuta ai più, il cui nome rischia di rimanere nella storia. Approfondiremo sicuramente nei prossimi giorni su DataMediaHub fornendo anche i dettagli tecnici su come si possa entrare tranquillamente in possesso dei dati delle persone ancora oggi nonostante le restrizioni di Facebook. Come sempre, se voleste dirci la vostra siamo qui. 

Comunicazione interna - Di comunicazione interna si parla molto poco, troppo poco. Nell'epoca in cui le imprese potrebbero, e dovrebbero, far leva, anche, sulla employees advocacy, costruire un terreno fertile allo scopo, attraverso la comunicazione interna appunto, diviene fondamentale. Al riguardo davvero interessante quanto realizzato da Comer Industries, multinazionale con 1.400 dipendenti sparsi nel mondo, Italia inclusa. L'azienda ha lanciato “Comer App”, un'applicazione che può essere scaricata su qualunque smartphone e mette in comunicazione, in tempo reale, tutto il personale in qualunque sito produttivo sparso per il mondo si trovi, anche quando una buona parte di loro non lavora davanti a un PC. Comer Industries, grazie a questa applicazione, potrà dialogare in modo puntuale e in tempo reale con i suoi collaboratori, che ora potranno essere raggiunti direttamente e in modo personalizzato. I lavoratori, terminato il turno di lavoro, si sono recati nell'area “formazione” da dove, attraverso un monitor, sono state spiegate le modalità di accesso a “Comer App”: eventi e news, peopole, gallery, hr portal, social Comer e easy. Così tutti i dipendenti di Comer nel mondo sono stati coinvolti in un inedito evento digitale per la presentazione dell’App ed hanno potuto scaricarla, ovviamente, gratis. Grazie all'app il personale avrà accesso alla rubrica aziendale, all’aggiornamento in tempo reale riguardo a news ed eventi, alla visualizzazione della busta paga e richiesta ferie e permessi, ed anche alla possibilità di condividere parte della vita aziendale sui social, il dialogo che i singoli dipendenti avranno con Comer Industries diventerà dunque decisamente più efficace. Prendere nota, prego.

La radio si evolve grazie all'"ibridizzazione" - Uno dei fenomeni [all'apparenza] più sottovalutati è la cosiddetta "ibridizzazione" della radio. Si tratta, in sostanza, dei canali radiofonici che trovano uno spazio video sul digitale terrestre oppure su Sky. L'audio incontra il video. Il deejay diventa anche veejay. Quindi il detto «video killed the radio star» sta per finire semplicemente perché video e radio vanno sempre più frequentemente di pari passo. È ormai una tendenza che quasi quotidianamente trova conferme. L'altro giorno è stato annunciato lo sbarco satellitare di Rds Social Tv e quello di Radio Italia Rap, che è già su Dtt in alcune zone italiane, mentre è recentissima la notizia di Rmc Sport Network che ha ottenuto spazio sul Dtt in Lombardia ma solo audio [quindi senza video, il che è straniante]. E novità sono attese, secondo indiscrezioni, sia per Radiorai che per Radio Vaticana. In poche parole, dopo avere assorbito con forza creativa la botta del web, la radio trova molte strade nuove, con investimenti in crescita del 5.3% a Gennaio, a conferma di una vitalità imprevedibile un decennio fa. Ora la radio è il media più agile e reattivo, quello che sa adattarsi alle novità meglio della televisione o della carta stampata. Il caso più eclatante è quello di Rtl 102.5, che da anni trasmette in «radiovisione» e sta trasformando i propri deejay in veri e propri volti popolari anche perché in tantissimi locali pubblici, specialmente al sud, la tv è accesa proprio su Rtl. La quotidianità diventa popolarità. E l'«ibridizzazione» diventa una delle nuove facce della comunicazione. Sarebbe un errore gravissimo sottovalutarla.

Class Editori col Gambero Rosso - Il Consiglio di amministrazione di Class Editori il 16 Marzo, ha deliberato di accettare la Proposta Vincolante ricevuta in data 14 marzo 2018 da Pim S.p.A., azionista di controllo di Gambero Rosso S.p.A., società quotata all’AIM Italia. La Proposta riguarda il conferimento in Class Editori da parte di Pim [società controllata dall’ing. Paolo Cuccia] della partecipazione di controllo [67.48%] di Gambero Rosso. L’operazione è finalizzata a creare la prima media company italiana produttrice non solo di contenuti, ma anche di servizi per le aziende e i consumatori, in Italia e all’estero, nei settori di eccellenza del Made in Italy. Il conferimento in Class Editori  della partecipazione di controllo di Gambero Rosso consentirà di creare forti sinergie in sintonia con settori strategici del Made in Italy, attraverso un approccio verticale e la reputazione dei brand delle due società, che hanno una forte vocazione all’internazionalizzazione. L’operazione è finalizzata a creare la prima media company italiana produttrice non solo di contenuti, ma anche di servizi per le aziende e i consumatori, in Italia e all’estero. L’operazione determinerà forti economie di scala, il miglioramento della marginalità e il potenziamento patrimoniale, all’interno di un piano i cui presupposti sono stati condivisi, tenendo conto sia del nuovo modello sia delle attività da sviluppare grazie alle sinergie dei prodotti e dei mercati. Al perfezionamento dell’aumento riservato a Pim, la stessa deterrà il 27.96% di Class e Paolo Cuccia, attuale presidente e amministratore delegato di Gambero Rosso , che controlla attraverso Pim, sarà cooptato nel cda di Class e  sarà nominato amministratore delegato con deleghe per la gestione delle attività aziendali. Ecco spiegate le voci di vendita di Class Editori che evidentemente avevano fondamento ma non nei termini in cui circolavano. Pare proprio che il salvataggio de l'ex industria dell'informazione passi sempre più per fusione e accorpamenti, viste anche le indiscrezioni su su una possibile acquisizione dell’agenzia Radiocor da parte di AGI. Se certamente le sinergie consentono saving sui costi, non altrettanto succede solitamente per i ricavi per i quali, per dirla alla De Curtis, la somma non fa il totale.

Le 4 sfide future del marketing - Sono 4 in particolare i key trend del marketing che identificano le prossime sfide per il settore. 1) Le audience stanno divorziando dai media. La fruizione dei media è sempre più frammentata e i dati relativi al programmatic in Italia, il cui valore corrisponde solo al 15% sul totale adv online, dimostrano che oggi prevale ancora la pianificazione dei media e non dell’audience. Un approccio che non raggiunge il consumatore ideale e genera inutili sprechi di budget. Ecco perché è arrivato il momento di puntare sull’audience planning e colpire il consumatore specifico; 2) I brand non sono connessi ai loro consumatori. Nel 2017 l’investimento pubblicitario online sugli Ott è stato del 71% anche se in realtà rappresentano solo il 35% del tempo speso online dai consumatori. Convinti di raggiungere la maggioranza della loro audience su queste piattaforme, i brand ignorano tutto il resto, rinunciando a comunicare con il consumatore lungo l’intero customer journey; 3) I brand stanno annegando nei dati e nella tecnologia. Oggi, più che mai, i brand hanno a disposizione un’innumerevole quantità di dati che li porta ad investire in tecnologie sempre più avanzate. I dati però, non essendo in real time, perdono quel valore aggiunto che li renderebbe insight preziosi e significativi per la loro crescita. Da qui il ruolo fondamentale di AI e machine learning capaci di trasformare i dati in actionable insight e aiutare i marketer nelle decisioni aziendali; 4) Nel digital advertising, l’impiego dell’AI sarà fondamentale per la crescita dei brand in tre ambiti: prospecting, personalizzazione e prevenzione frodi. L’AI consentirà una lettura one-to-one del consumatore in real time permettendo di prevederne il comportamento e influenzarlo ancor prima che visiti un sito web. Darà rilevanza non più solo alla singola persona, ma anche ad ogni singolo momento di interazione. Riconoscerà in anticipo comportamenti fraudolenti, proteggendo il brand da bot o siti non sicuri. Soprattutto i primi tre punti chiave sono aspetti da risolvere grazie ad una crescita della cultura manageriale in tale ambito. Puntare tutto solamente sulla tecnologia sarebbe l'ennesimo grave errore. 

L’edicola del futuro è a portata di smartphone? - Acquistare un quotidiano o un settimanale pagandolo all’edicolante con un semplice tap sullo smartphone è finalmente realtà. Grazie all’accordo firmato Giovedì scorso 15 Marzo da Tinaba, la app che permette di trasferire il denaro ed effettuare pagamenti senza alcun costo di commissione, e SNAG Milano – Sindacato Provinciale Autonomo Giornalai, per la prima volta in Italia anche l’edicola entra nell’era digitale. L’accordo, sottoscritto dal Fondatore di Tinaba Matteo Arpe e dal Presidente di SNAG Milano Alessandro Rosa, prevede l’adozione di Tinaba quale metodo di pagamento, presso le edicole di Milano. Si prevede che già entro fine marzo saranno venti le rivendite di giornali coinvolte. La prima edicola dove è possibile già da oggi pagare quotidiani e riviste con Tinaba è l’Edicola 2.0 presso City Life Shopping District. L’obiettivo è quello di costruire l’edicola del futuro grazie a strumenti in grado di migliorare la user experience del cliente. Con Tinaba gli edicolanti potranno assicurare ai consumatori una esperienza di acquisto del tutto nuova e personalizzata, offrendo loro la possibilità di pagare il giornale e la rivista tramite smartphone. Tinaba infatti elimina i costi di transazione ed assicura agli esercenti un servizio conveniente anche sui micro pagamenti. Il “portafoglio digitale” dell’acquirente e quello dell’edicolante entreranno in comunicazione in modo immediato e sicuro e con un solo tap sullo smartphone concluderanno il pagamento. L'ingresso "nell'era digitale" da parte delle edicole passa prima di ogni cosa dalla tanto attesa, e sin qui disattesa, informatizzazione delle stesse. L'uso di Tinaba è già in corso su Pagina99, sempre di Arpe, con risultati che definire modesti è un eufemismo.  Se l'uso di Tinaba sarà limitato all'acquisto di giornali e riviste l'impatto sarà comunque estremamente ridotto, potrebbe invece essere interessante abbattere i costi, le commissioni, sui micro-pagamenti per altri servizi che oggi le edicole offrono e sui quali le commissioni rendono il margine tendente a zero come è stato ampiamente spiegato nel libro "L'edicola del futuro, il futuro delle edicole. Ovvero che fine farà la carta stampata"
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