Indestructible. Solo l’aggettivo di uno dei loro ritornelli più famosi (Gold) può descrivere il ritorno sulle scene live degli Spandau Ballet, la pop band britannica di Tony Hadley, John Keeble, Steve Norman e i fratelli Martin & Gary Kemp, che negli anni ’80 divideva con i Duran Duran i cuori delle ragazze, in particolare di quelle italiane.
A scanso di equivoci: chi scrive, negli anni ’80 era ancora una bambina e non voleva sposare proprio nessuno, perciò il giudizio non è di parte né frutto dall’inevitabile effetto nostalgia di queste circostanze.
È la verità, ciò che io e migliaia di altre persone (concerto quasi sold out) abbiamo visto e ascoltato per due ore al Mediolanum Forum di Assago il 24 marzo, nella prima delle cinque date italiane del Soul Boys of the Western World Tour 2015. Sono passati trent’anni dalla prima volta che gli Spandau hanno suonato da noi. E da allora l’unica differenza sembra essere nei chili, nelle rughe e nei capelli grigi che, chi più chi zero, fanno capolino sulle teste di questi vigorosi ultracinquantenni.
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Per il resto, invece, non c’è tempo che passa nella voce sempre limpida e raffinata di Tony Hadley («il nostro Frank Sinatra»), nella energia battente delle percussioni di John, nella forza vibrante delle corde di Gary (chitarra) e di Martin (basso) né nelle armonie celestiali del sax di Steve. Uomini di mezza età, ma che si divertono ancora come dei ragazzini. Come e, forse, più di una volta. Senza ansie di successo o (op)pressioni di gioventù ma solo con la voglia di stare insieme e suonarla ancora, e ancora. Se pure fosse «solo» una operazione di marketing, a vederli e sentirli dal vivo davvero non si direbbe. Nemmeno quando alle loro spalle parte il filmato amarcord del documentario Soul Boys of the Western World, con le immagini del come eravamo (noi e loro) e un pizzico di fisiologica nostalgia si fa irrimediabilmente largo.
Gli Spandau Ballet in scena sono instancabili, indestructible appunto. Perché si vede che alla fine da quel palco non vorrebbero scendere mai più. Partono Highly Strung e già travolgono tutti, attempate (ex) groupies in prima fila, suore (di fianco a noi c’è suor Cristina!) e quarantenni sugli spalti, in festante rispolvero per il revival anni ’80. Vanno avanti tra un «grazie» e un «grazie mille», sulle note delicate di Once More e I’ll fly for you, fino al Blitz dei loro pezzi più new wave, dal nome del locale londinese da cui partirono. Come se non bastasse, a metà concerto Tony e Gary si spostano dall’altra parte del palazzetto per intonare in acustico Gold e ri-attraversare il parterre dispensando sorrisi e abbracci.
«Italia numero uno!» saluta alla fine Tony Hadley sventolando un tricolore, con «una Peroni in una mano e un Jack Daniels nell’altra».
La festa è finita, la musica - per loro e per noi - fortunatamente continua.
Sfoglia in alto la BIG GALLERY con le foto del concerto di Milano; a destra, gli Spandau Ballet fotografati da Fabrice Dall'Anese.
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Ecco la SCALETTA del concerto: SOUL BOY - HIGHLY STRUNG - ONLY WHEN YOU LEAVE - HOW MANY LIES - ROUND AND ROUND - THIS IS THE LOVE - STEAL - CHANT No. 1 - REFORMATION - MANDOLIN - CONFUSED - THE FREEZE - TO CUT A LONG STORY SHORT - RAW - GLOW - EMPTY SPACES - ONCE MORE - I’LL FLY FOR YOU - INSTINCTION - COMMUNICATION - LIFELINE - TRUE - THROUGH THE BARRICADES - FIGHT FOR OURSELVES - GOLD