Milano, 28 febbraio 2015 - 07:39

E alla madre Bossetti disse: «Dna non sbaglia, hai mentito su mio padre»

Retroscena paradossale per un’inchiesta dove la battaglia tra accusa e difesa si combatte proprio sui profili genetici

di Fiorenza Sarzanini, Giuliana Ubbiali

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Il Dna è la principale prova contro Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara. La difesa lo sa bene, anche se lo definisce «solo un indizio». Sono discussioni scientifiche che riempiranno il processo. Intanto, però, colpisce che proprio Bossetti sia categorico con la madre Ester Arzuffi sul valore del Dna. Glielo dice in un colloquio in carcere dopo che lei non ha mai smesso di ripetere: «Tuo padre è Giovanni Bossetti, non l’autista di Gorno». Un retroscena paradossale per un’inchiesta dove la battaglia tra accusa e difesa si combatte proprio sui profili genetici.

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Il giallo di Yara, tutte le tappe delle indagini


«Lì non puoi smentire»

È l’8 novembre. Ester Arzuffi, il marito Giovanni Bossetti e la figlia Laura Letizia vanno a trovare Massimo. La madre affronta subito l’argomento. Da altre intercettazioni risulterà l’intenzione della famiglia di affidare a un laboratorio di Torino altri test del Dna, per verificare quelli della Procura.
Ester : «Allora il Dna c’è».
Massimo : «La scienza non sbaglia».
Ester : «Sì, allora il Dna c’è, però io dico, io sicuramente di mio con le cure che abbiamo fatto noi, non so, però il Dna c’è, non smentisco».
Massimo : «Lì non puoi smentire. Solo tu sai la verità, mamma».
Ester : «Per 44 anni non ho mai creduto a cose simili».
Giovanni : «E neanche io posso dirle».
Ester : «L’ho saputo il giorno del tuo arresto che ero l’amante del Guerinoni. Guerinoni non l’ho mai visto».
Massimo : «Marita mi ha detto: “Io ce l’ho con lei perché non ha detto la verità”. Ma hai visto come sono risaliti a me?».
Ester : «Da una marca da bollo di quello là».
Massimo : «Hanno riesumato il corpo».
Ester : «Lui non è mai venuto, non l’ho mai visto».
Massimo : «Perché allora tutti i miei 21 cromosomi corrispondono ai 21 cromosomi del Dna di Guerinoni?».
Ester : « Pòta , Massimo...».
Massimo : «Lì è al cento per cento, non puoi sbagliare».

Sulla tomba di Yara
È il 16 ottobre e Marita va a trovare il marito in carcere. Gli ricorda di quando entrarono nel cimitero e cercarono la tomba di Yara. E gli fa capire di aver omesso agli inquirenti di aver già incontrato i Gambirasio.
Marita : «I Gambirasio non li ho più visti, neanche alla festa. Non gliel’ho detto io... hai capito? Io non li ho mai visti».
Massimo : «Li hai visti al mercato, te».
Marit a : «Sì, ma non li ho mai visti, capito? So che siamo entrati una volta al cimitero, quello gliel’ho detto, che siamo passati dentro così».
Massimo : «Non li abbiamo visti».
Marita : «No, al cimitero, passati dentro dritti per uscire dell’altra strada, ti ricordi? Carnevale».
Massimo : «Abbiamo cercato la tomba di Yara ma non l’abbiamo trovata, ricordi?».
Marita : «Siamo passati di lì, abbiamo guardato così, non c’è, poi siamo usciti subito. Non è che siamo andati in giro a cercarla, eh».

Le aggressioni
La gemella di Bossetti, Laura Letizia, ha denunciato due episodi di minacce e due aggressioni, tra il 29 agosto e il 30 gennaio, a Terno d’Isola. Ma i filmati delle telecamere la smentiscono: la donna cammina da sola e nessuno la avvicina.

Il romeno
Per far capire come gli inquirenti non abbiano tralasciato nessuna pista alternativa, basta descrivere come hanno verificato una testimonianza della difesa. È di un’anziana affittacamere di Savona, convinta che un suo ospite romeno, Ion Liviu, le disse di avere una fidanzata bergamasca di nome Yara. I carabinieri sono risaliti all’ex datore di lavoro ligure del ragazzo e, da questo, ai suoi contatti telefonici.
Spunta così il numero di telefono di una bergamasca di 28 anni, Damiana, che ha confermato di aver avuto una storia con Liviu. L’aveva conosciuto anni prima al luna park di Bergamo. Il 26 novembre del 2010, giorno del delitto, la ragazza ha chiamato dei numeri di telefono romeni. E ai carabinieri ha confermato: «Ho chiamato anche Liviu, che era al suo Paese».

I controlli dei furgoni
Gli inquirenti sono certi che il furgone ripreso dalle telecamere attorno al centro sportivo sia di Massimo Bossetti. Hanno analizzato migliaia di Iveco Daily: 14.735 quelli immatricolati nel 1999, di cui 4.450 con il cassone ribaltabile come il suo. Solo in Lombardia sono 706, in Bergamasca 78. Li hanno schedati. E i cinque proprietari bergamaschi, interrogati, hanno spiegato in modo convincente perché non potevano essere a Brembate Sopra.

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