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03/12/2018
Pubblicazioni economiche

Insolvenze d’impresa in Francia: tutte le cose belle hanno una fine

Insolvenze d’impresa in Francia: tutte le cose belle hanno una fine

Il terzo trimestre 2018 segna un punto di svolta per le imprese francesi: per la prima volta da due anni, le insolvenze sono aumentate del 2,3% rispetto allo stesso trimestre l’anno precedente. Questa inversione di tendenza è in linea con il rallentamento della crescita dell’1,6% nel 2018.

Il riduzione della crescita francese è principalmente imputabile ai consumi delle famiglie, settori quali i servizi ai privati, il commercio alimentare al dettaglio e l’auto sono stati i più colpiti dall’incremento delle insolvenze. Anche il rallentamento dell’attività nel settore edilizio (27% del numero totale delle insolvenze) rispecchia la recente evoluzione delle insolvenze. La tendenza è la medesima nei servizi ai privati (una insolvenza su cinque).

Come previsto, finora l’inversione del ciclo ha colpito le piccole imprese con fatturato inferiore a 500.000 euro, che registrano un aumento delle insolvenze, al contrario delle imprese di maggiori dimensioni. Questa tendenza al rialzo, colpisce i due terzi delle regioni.

Si prevede un nuovo aumento delle insolvenze pari allo 0,8% nel 2019, dovuto, da una parte, al continuo rallentamento della crescita dovuto al persistere dei vincoli d’offerta e a un contesto internazionale meno favorevole (crescita meno dinamica dei paesi avanzati, aumento del protezionismo); dall’altra, si constata che le possibilità di sopravvivenza di un’impresa risultano a malapena superiori al 50% dopo i cinque di vita.

L’evoluzione dello stato finanziario delle imprese negli ultimi anni è paradossale: da una parte, un tasso di insolvenza e una redditività in costante miglioramento, dall’altra performance deludenti a livello internazionale, come mostra l’accentuazione del deficit commerciale. Uno degli elementi chiave in risposta a questo paradosso, sta nella scelta delle imprese di trasferire solo in parte gli aumenti di competitività registrati tra il 2014 e il 2016 sui prezzi, al fine di accrescere il margine di profitto. La maggior parte dei settori chiave all’esportazione, come l’auto, la farmaceutica, l’aeronautica o l’industria agroalimentare hanno assistito al miglioramento dei margini e al peggioramento della bilancia commerciale. Tuttavia, alcuni settori se la sono cavata, aumentando il loro surplus commerciale come ad esempio l’industria meccanica, la chimica, le bevande alcoliche o ancora gli strumenti di precisione. Il consolidamento dei margini nei settori chiave all’esportazione potrebbe rivelarsi un vantaggio per attenuare l’impatto del rallentamento della domanda mondiale nel corso dei prossimi anni.

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