Tuttolibri mi ha proposto di tenere un diario di lettura. Verrà pubblicato l’ultimo sabato di ogni mese, a partire da questo. Sono consapevole che si tratti di una palese auto-violazione della privacy. La lettura è una delle poche attività umane ancora circondate da un alone di riservatezza. Un piacere intimo, una biografia parallela. I libri che si succedono con alterne fortune sul nostro comodino rivelano meglio delle parole chi siamo, chi vorremmo essere e soprattutto chi cerchiamo di diventare.

Amo il cinema e le serie televisive, eppure la lettura di un libro rimane un’esperienza superiore. Quando leggi, e solo quando leggi, compi una operazione duplice e in apparenza contraddittoria. Quella di uscire da te stesso e di entrare nella tua zona più profonda. Un esercizio di meditazione attiva, in cui ti metti in contatto con il tuo subconscio attraverso l’esplorazione del subconscio di un altro. Si dice, a ragione, che ogni libro ha due autori, chi lo scrive e chi lo legge. Avendo sperimentato entrambe le condizioni, non ho dubbi su quale sia la più esaltante. Qualche volta scrivere ti salva la vita. Ma leggere te la cambia, sempre.

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In Compagnia dell’Aldiquà

GIOVEDI’ 1 GENNAIO

Buoni propositi per l’anno nuovo. Perdere cinque chili e leggere cinquanta libri. A Natale ho ricevuto in dono un’ellittica da camera e un libro che non ho ancora tolto dal pacchetto. Cosa mi starà dicendo la vita? Di alzarmi tre quarti d’ora prima per leggere e pedalare. In contemporanea, se ci riesco. Leggere la sera sta diventando troppo complicato. Mi addormento con il libro sul naso e il giorno dopo non ricordo una parola. Basta, ho deciso. Domani punto la sveglia e inizio la mia dieta di cultura dimagrante.

VENERDI’ 2 GENNAIO

Ho spento la sveglia scaraventando il telefonino giù dal comodino. Dopo una breve ma furibonda lotta contro la parte peggiore e più simpatica di me stesso, ho divorziato dal letto e scartato il pacchetto misterioso. Dentro c’era Attraversando il bardo, l’inchiesta mistica di Franco Battiato. Sottotitolo «sguardi sull’aldilà». Cominciamo bene. Cosa mi starà dicendo la vita, o meglio l’amica che me lo ha regalato? Forse che nel nuovo anno dovrei smetterla di avere paura della morte. Inforco i pedali dell’ellittica e mi calo coraggiosamente nell’aldilà.

MERCOLEDI’ 7 GENNAIO

Sono ancora vivo. Il viaggio a pedali nell’oltretomba mi ha rigenerato. Ho perso quasi ventuno grammi (dicono sia il peso dell’anima). E Battiato è stato un Virgilio impeccabile. Mi ha spiegato che il Bardo è lo stato intermedio in cui le coscienze, dopo essersi sbarazzate degli abiti terreni, si ricaricano prima di ritornare nella dimensione della materia. Non ho avuto difficoltà a credergli perché la reincarnazione mi è sempre sembrata l’unica ipotesi plausibile. Ma, per ficcarmela meglio in testa, quell’uomo paziente ha intervistato santi tibetani, fisici quantistici e persino viaggiatori astrali. Mi sono appuntato concetti meravigliosi come questo: il bambino nasce piangendo, mentre intorno a lui tutti ridono; il saggio muore sorridendo, mentre intorno a lui tutti piangono. O quest’altro: la morte improvvisa che tanti si augurano è una iattura perché non consente di prepararsi al viaggio. Chi pensa molto alla morte affronta con maggiore consapevolezza la vita.

GIOVEDI’ 15 GENNAIO

La lettura è una fantastica caccia al tesoro. Ogni libro ispira il successivo. Dopo avere attraversato il Bardo con Battiato, mi sono ricordato che da anni conservavo in qualche cassetto le fotocopie di un testo introvabile che racconta le esperienze ultraterrene di un giudice americano defunto. Una sua amica poetessa le avrebbe scritte sotto dettatura. Mi sono avvicinato all’insolito reportage con diffidenza. Inoltre le fotocopie si appoggiavano male sul «cruscotto» dell’ellittica e, tenendole in mano, rischiavo di prendermi un manubrio in faccia a ogni pedalata. Ho sospeso il giudizio (ma non le pedalate) per calarmi dentro la storia. Il giudice trapassato racconta che nell’aldilà ogni spirito si costruisce i propri paradisi e i propri inferni con la fantasia, portandosi dietro i legami che non ha potuto o voluto sciogliere durante la vita. Ci sono spiriti orribili che si avvinghiano ai vivi per succhiarne gli umori più balordi. E altri, invece, che si nutrono di amore. Un’annotazione per me straordinaria riguarda il ribaltamento dei punti di vista. Se molti umani hanno paura di morire, certi spiriti hanno paura di tornare a vivere. Il rientro nella materia pesante è una sofferenza a cui parecchi di loro si sottrarrebbero volentieri, se non dovessero obbedire alla legge del ritmo che impone l’alternanza tra le due condizioni. Sono sceso dall’ellittica con la sensazione amara che ne troverò una ad aspettarmi anche dall’altra parte. Da spirito, quantomeno, non dovrei più sudare così tanto.

MERCOLEDI’ 21 GENNAIO

C’è un libriccino dell’adolescenza che riprendo in mano ogni dieci anni ed è sempre come se fosse la prima. “Siddharta” di Hermann Hesse. La copertina è stinta, le pagine attraversate da segnacci e macchie. Dopo Battiato e il defunto, mi sentivo nello stato d’animo giusto per portarlo sull’ellittica con me. “La scienza si può comunicare, ma la saggezza no. Si può viverla, ma dirla e insegnarla non si può”. Questa frase è a pagina 160 e, mentre la rileggevo, gli è caduta sopra una goccia di sudore. Quando riaprirò Siddharta tra dieci anni, voglio ricordarmi di andarla a cercare.

GIOVEDI’ 29 GENNAIO

Nei giorni scorsi ho attaccato il bestseller del 2014, Storia di una ladra di libri, e ho scoperto che la voce narrante è la Morte. Cosa mi starà dicendo la vita? Forse che per quest’anno ho già dato e dovrei trapassare a un altro libro. La vicenda contiene tutti gli ingredienti giusti: la bambina abbandonata, la persecuzione degli ebrei nella Germania nazista, la nostalgia dell’adolescenza. Però trovo un po’ faticosa la scrittura, con quei rimandi continui a ciò che accadrà cinquanta o cento pagine dopo. Sono arrivato a metà e avrei già voglia di smettere. Ma mi conosco e so che non lo farò. Da buon sabaudo, mi sento in colpa a lasciare i libri, e i piatti, a metà. E poi non saprei come va a finire... Ma è davvero così importante? Nulla comincia e nulla finisce, garantiscono Battiato e Siddharta. Nemmeno l’ellittica, temo. E’ un mese che pedalo eppure peso come prima.