Un lettore mi scrive su un tema delicato, quello del rispetto dell’identità dei cittadini coinvolti nei fatti di cronaca nera.

Le notizie sono più o meno tragiche in base alla nazionalità delle persone coinvolte? «Perché i giornalisti devono sempre specificare le minoranze a cui le persone coinvolte in fatti di cronaca appartengono?» chiede Andrea Corsinotti, riferendosi all’incidente in cui un ragazzino di 13 anni investito da un automobilista di notte ha perso la vita a Torino. Nell’articolo si è sottolineato che il ragazzino era moldavo e l’automobilista italiano.

Stesso discorso per l’orientamento sessuale: per esempio «sull’omicidio Varani si è sempre sottolineato che si sia trattato di un festino gay. Non capisco come l’orientamento sessuale o la nazionalità delle persone coinvolte possa avere a che fare con la cronaca di questi fatti» scrive il lettore, secondo cui i giornalisti che scrivono in questo modo vogliono insinuare qualcosa: «“Un ragazzino per strada di notte? Ah, perché è moldavo e non va a scuola” oppure “Festino gay? Magari Varani frequentava dei depravati”. Ma un ragazzino viene investito, due pazzi vogliono ammazzare qualcuno e attirano un altro ragazzo con la promessa di soldi, sesso e droga. Cos’altro c’è da spiegare o insinuare?».

Poi invece, ammette il lettore, ci sono i casi in cui è opportuno inserire tali dettagli in un articolo di cronaca, per esempio per un’aggressione a sfondo razzista o omofobo. Ma è importante distinguere e stare alla larga dal retaggio culturale «che fa tanto pensare alla stampa italiana degli anni ’30 quando, oltre agli omosessuali e agli stranieri, si specificava anche se fossero ebrei, zingari o comunisti».

Risponde Gianni Armand-Pilon, caporedattore de La Stampa: «Ho sempre pensato che sottrarre informazioni ai lettori non rappresenti un esercizio di buon giornalismo: il problema non sono le informazioni in sé, ma il tono con cui vengono offerte ai lettori. Se il lettore intende invitarci a evitare uno stile ammiccante, sono d’accordo».

Sulla stessa lunghezza d’onda Grazia Longo, giornalista de La Stampa esperta di cronaca nera: «In alcuni casi l’indicazione della nazionalità o dell’orientamento sessuale servono a inquadrare il contesto dov’è maturato un grave episodio di cronaca. Nell’omicidio di Luca Varani, per esempio, l’omosessualità nascosta di uno dei due assassini era un dettaglio utile a ricostruire il rapporto morboso tra di loro e la ferocia con sui si sono accaniti sulla vittima».

Alla fine, la differenza la fa la consapevolezza del giornalista: il tema dell’identità è delicato e va soppesato con grande attenzione.

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