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Fondi pensione: fine della tassazione privilegiata?

fondi pensione

Dal 2015 la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione potrebbe essere portata al 20%.

Se la legge Fornero nel 2011 aveva complicato il cammino verso la pensione, ora le novità sul piano fiscale riguardanti la previdenza complementare, dal punto di vista pratico del risparmiatore, non fanno che peggiorare le cose.

La legge di stabilità ha previsto dal 2015 l’aumento dall’11% al 20% della tassazione sui rendimenti annui dei fondi pensione. La nuova tassazione infatti, secondo quanto riportato dal Sole24Ore, potrebbe incidere sul guadagno finale riducendolo addirittura dell’11%: “Se ipotizziamo che un lavoratore con una retribuzione annua lorda di 50 mila euro destini a un fondo pensione dal 1° gennaio 2015 l’accantonamento annuo del TFR e consideriamo tre diversi periodi di iscrizione (15, 25 e 35 anni) e tre possibili diversi tassi annui di rendimento reale (2%, 4% e 6% al netto dell’equivalente incremento del costo della vita), la riduzione della prestazione può arrivare fino all’11% della posizione netta maturata”.

Inoltre se a questo dovesse aggiungersi l’anticipazione del TFR in busta paga a partire dal 1° marzo 2015 fino al 30 giugno 2018 (periodo consentito salvo nuove disposizioni in materia), la riduzione della prestazione del fondo pensione potrebbe arrivare “sino al 30% della posizione netta maturata” per gli iscritti al fondo da pochi anni o comunque per un periodo contenuto.

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Per ora, l’aumento della tassazione sul rendimento dei fondi pensione è formalmente una “proposta”, sulla quale tuttavia il governo non sembra voler cedere. A nulla sono servite opposizioni ed emendamenti, per cui  l’impianto originario è al momento rimasto invariato.

La previdenza complementare, soprattutto per coloro che non riusciranno ad andare in pensione col metodo contributivo, rappresenta una copertura utile, se non addirittura fondamentale. Pertanto escluso un possibile intervento a sostegno da parte dell’INPS e dato l’attuale scenario economico, sarà necessario, ancora più di prima, trovare delle soluzioni d’investimento alternative, magari simili come nel caso del PAC (Piano d’Accumulo Capitale), che possano realmente salvaguardare i risparmi e soprattutto rappresentare una risorsa utile dalla quale attingere negli anni a venire.

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