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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 11:58.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2014 alle ore 20:11.

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Nel 2013 il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale. È quanto emerge dal report annuale dell'Istat su “reddito e condizioni di vita” condotta nel 2013. L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro. L'indagine dell'Istat è stata condotta su 18.487 famiglie (44.622 individui), rilevando i redditi netti familiari e numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie.

Sud a più elevato rischio povertà (46,2%)
I valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale si registrano tra i residenti del Mezzogiorno (46,2%),in calo però del 3,7%. Secondo l'Istat il rischio è alto soprattutto tra i componenti di famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo reddito (46,1%).

Metà delle famiglie italiane vive con 2mila euro al mese
Non solo. L’Istat rileva anche che la metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2012, un reddito netto non superiore a 24.215 euro l'anno, pari a circa 2.017 al mese. In dettaglio, nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,7% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta il 7,9 per cento.


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