Acea vuole portare l’acqua nel magico mondo dell’Industry 4.0

di Gianluca Zapponini ♦︎ La multiutility capitolina rimane fedele alla tradizione e continua a ruotare intorno al core business dell’idrico, per il quale sono previsti investimenti da 1,6 miliardi. Si cerca di innovare, anche con lo smart metering

Quando si parla di multiutility, il pensiero va sempre all’energia elettrica come core business. Ma nel caso di Acea, prima azienda di Roma e fra le maggiori utility italiane, non è proprio così. A Piazzale Ostiense il core business resta quello delle origini, e cioé la distribuzione idrica, arricchita da componenti di innovazione, a cominciare da una rivistazione del concetto di smart grid in chiave idrica. Premessa: per la scocietà capitolina guidata dal ceo Stefano Donnarumma e partecipata al 51% dal Campidoglio (Caltagirone e i francesi di Suez tra gli altri soci), è un momento di crescita indubbia, fatto di fatturato e investimenti più robusti che mai. I quali portano dritti a un traguardo: traghettare l’acqua e la sua industria nell’era 4.0.







Stefano Donnarumma ad Acea

I conti di Acea

Punto di partenza, i conti decisamente solidi. L’utility controllata dal comune di Roma ha chiuso il 2018 con un risultato netto di in crescita del 50% a 271 milioni di euro. Il bilancio approvato dal consiglio di amministrazione guidato dal ceo Fabrizio Donnarumma ha fatto registrare un fatturato complessivo pari a 3 miliardi, in crescita di 231 milioni (+8%) rispetto al 2017. La reddittività è salita dell’11% a 933 milioni, mentre il risultato operativo è migliorato del 33% a 479 milioni. Ma è sugli investimenti che Acea ha accelerato in modo esponenziale: 4 miliardi al 2022, 900 in più del vecchio piano e di cui il grosso andrà nell’idrico, circa 1,6 miliardi.

Naturalmente con l’aumento degli investimenti è salito anche l’indebitamento finanziario netto: ora si attesta a 2,568 miliardi contro i 2,421 miliardi al 31 dicembre 2017. In compenso dividendo proposto è pari a 0,71 euro per azione, con un incremento del 13% rispetto al 2017: in pratica il 56% dell’utile complessivo viene redistribuito agli azionisti: al comune di Roma andranno pertanto poco più di 135 milioni. Quanto al 2019, Acea prevede risultati in ulteriore crescita. In particolare, la società stima un aumento della reddittività tra il 5% e il 6% rispetto al 2018, un incremento degli investimenti di oltre il 10% e un indebitamento finanziario netto a fine anno tra 2,85 miliardi e 2,95 miliardi.

Corporate highlights Gruppo Acea. Fonte Acea

Nel nome dell’acqua

Acqua dunque spina dorsale del business Acea. La prova? Proprio pochi giorni fa Campidoglio, Regione Lazio ed Acea hanno firmato il preliminare per il rinnovo fino al 2031 della concessione dell’acquedotto Peschiera-Le Capore, una delle maggiori infrastrutture idriche del Paese. Ma proprio qui entra in gioco la società di Piazzale Ostiense quotata in Borsa. L’accordo appena sottoscritto è propedeutico alla realizzazione del nuovo tronco superiore dell’acquedotto, con un investimento da circa 400 milioni di euro, che verrà messo a bando nel corso del prossimo anno. Ad oggi, ed è bene ricordarlo, il Peschiera porta a Roma circa 14mila litri di acqua al secondo, con un percorso lungo circa 90 chilometri dalla fonte ai rubinetti dei romani e soddisfa oltre la metà del fabbisogno dell’Ato 2. Non è tutto. Come detto il grosso degli investimenti andrà alla rete. Ma quali? Si tratta di reti idriche che beneficeranno anche dell’adozione di particolari tecnologie innovative in ottica Smart Grid. Tutto ciò consentirà ottimizzare al meglio la gestione della risorsa idrica per i 9 milioni di abitanti serviti da Acea.

La struttura del Gruppo Acea. Fonte Acea

Smart grid idrica

Per capirne di più sul progetto smart grid targato Acea, basta scorrere la relazione predisposta dalla stessa società di Piazzale Ostiense. Si tratta, molto semplicemente, di creare piccole porzioni di territorio intelligenti, a cominciare dall’energia. “Le reti di distribuzione devono diventare intelligenti: in grado cioè di reagire sempre più velocemente alle perturbazioni esterne che le coinvolgono, cercando ove possibile di trasformare questi fattori di rischio in opportunità di efficienza energetica. La Smart Grid in quest’ottica può essere dunque vista come la ricerca di resilienza sostenibile sulle reti di distribuzione”. Nata cioè per fronteggiare, tra l’altro, “il fenomeno dell’isola indesiderata, si indirizza sempre più verso la ricerca dell’isola desiderata: porzione di rete che (proprio grazie alla generazione distribuita) tende ad essere energeticamente indipendente, ma comunque interconnessa al resto della rete, che ne garantisce la continuità del servizio. Lungo tali direttrici: resilienza e sostenibilità, si sono sviluppate le principali azioni intraprese da Acea Distribuzione nel progetto Smart Grid”.

La macrostruttura del Gruppo Acea. Fonte Acea

La scommessa dei contatori

Asse portante della smart grid idrica è lo smart meter. Di che si tratta? Della sostituzione di 430mila contatori dell’acqua con nuove apparecchiature digitali. I vecchi contatori, obsoleti e non in grado di garantire risparmi, stanno scomparendo. E Acea sta puntando a un’operazione su larga scala. Più nel dettaglio i contatori smart metering altro non sono che un generico contatore d’utenza (sia di tipo residenziale che di tipo industriale) ma caratterizzato da una duplice qualità: una capacità di misurazione innovativa, di ultima generazione che utilizza un modulo integrato di comunicazione bidirezionale per trasmettere a distanza i consumi registrati. Ciò consente di poter sensibilizzare il cittadino-consumatore verso comportamenti virtuosi, tesi all’ottimizzazione ed al risparmio, grazie al fatto di poter informare con continuità l’utente circa il suo profilo dei consumi in atto.  Nei piani di Acea c’è la sostituzione di almeno 60mila contatori che verranno cambiati nella seconda metà del 2019. D’altronde lo smart metering è uno dei comparti a più alta vivacità nel mercato italiano dell’Internet of things che nel 2017 ha fatto un balzo in avanti del +32%: vale 3,7 miliardi di euro. La crescita registrata è in linea e in alcuni casi superiore a quella in atto negli altri Paesi Ue.

Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di Acea al 5%

Una nuova frontiera?

All’orizzonte si sta affacciando anche una nuova scommessa industriale per Acea: la plastica. La multiutility romana è appena entrata nel settore del trattamento e riciclo dei rifiuti in plastica acquisendo da De.Co.Ro, società del gruppo Dentis Recycling, il 90% del capitale di Demap Srl, centro convenzionato Corepla per il recupero, selezione e avvio al riciclo di imballaggi in plastica e plastica/metallo, provenienti dalla raccolta differenziata urbana, in particolare quella effettuata in Valle d’Aosta e Piemonte. L’accordo riconosce al venditore (De.Co.Ro) un’opzione put per la quota residua del 10%, da esercitare al verificarsi di obiettivi legati alla performance dell’impianto. Il valore economico dell’operazione, in termini di enterprise value per il 100% della società, è di circa 20 milioni di euro.














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