Durante i giorni dell’incontro torinese fra i ministri europei della cultura, Dario Franceschini ha lanciato due proposte che sono state accolte in maniera diversa. La prima riguardava l’ipotesi di far visitare gratis, la domenica, anche i musei, le gallerie, gli scavi archeologici che non sono dello Stato, quelli gestiti dagli enti locali o dai privati. L’idea è stata subito accolta da una generale opposizione da parte di chi deve far quadrare i conti, in tempi di crisi, nei già magri bilanci di queste istituzioni. A meno che, ma la controproposta sa un po’ di provocazione, non sia proprio lo Stato a ripianare le perdite della giornata nella quale si concentrano proprio il maggior numero di visitatori e, quindi, i maggiori incassi.

La seconda proposta suggerita dal nostro ministro della cultura, certamente meno demagogica ma più praticabile e interessante, è quella di fare di Torino la capitale del Barocco italiano. Nella nostra città, infatti, il patrimonio di opere in questo stile è molto importante, sia sul piano della qualità, sia su quello dei numeri.

Durante i giorni dell’incontro torinese fra i ministri europei della cultura, Dario Franceschini ha lanciato due proposte che sono state accolte in maniera diversa. La prima riguardava l’ipotesi di far visitare gratis, la domenica, anche i musei, le gallerie, gli scavi archeologici che non sono dello Stato, quelli gestiti dagli enti locali o dai privati. L’idea è stata subito accolta da una generale opposizione da parte di chi deve far quadrare i conti, in tempi di crisi, nei già magri bilanci di queste istituzioni. A meno che, ma la controproposta sa un po’ di provocazione, non sia proprio lo Stato a ripianare le perdite della giornata nella quale si concentrano proprio il maggior numero di visitatori e, quindi, i maggiori incassi.

La seconda proposta suggerita dal nostro ministro della cultura, certamente meno demagogica ma più praticabile e interessante, è quella di fare di Torino la capitale del Barocco italiano. Nella nostra città, infatti, il patrimonio di opere in questo stile è molto importante, sia sul piano della qualità, sia su quello dei numeri.

La Reggia di Venaria potrebbe diventarne la sede, con un centro non solo espositivo, ma anche di studi e di restauro.

Sarebbe davvero un peccato se questa seconda proposta di Franceschini cadesse, come pare, nel silenzio e nella trascuratezza dei nostri amministratori, dal momento che appare poco attrattiva per attirare il consenso degli elettori. Anche perchè ha il merito di cogliere un punto delicato del dibattito sulla cultura nel nostro Paese.

Si ha l’impressione, infatti, che la cosiddetta “promozione della cultura” riguardi esclusivamente il consumo dei visitatori di mostre, gallerie, palazzi storici e non tocchi, invece, la “produzione di cultura” nelle nostre città. Il motivo è semplice: il primo aspetto ha un immediato ritorno economico, il secondo proietta risultati, anche economici, ma non solo, su un orizzonte più lungo e più vasto. Il decadimento della produzione italiana di cultura, abbastanza evidente, è il sintomo, ma anche l’effetto, del generale declino del nostro Paese sulla scena internazionale.

Ecco perchè l’idea di accostare un centro importante di studio, di ricerche, di contatti interdisciplinari a una sede nazionale espositiva sul Barocco italiano collocata a Torino può essere l’esempio di una visione più corretta e più lungimirante di cosa possa significare una promozione della cultura che non abbia come unico obbiettivo quello di incrementare il numero dei visitatori nei musei. D’altra parte, la nostra città, sul Barocco, non parte certo da zero, potendo contare già su un centro di studi a Venaria, su una fondazione della Compagnia di San Paolo che si occupa di tale periodo e su una università che, forse, potrebbe ritrovare nel tema quel blasone d’eccellenza che pare un po’ impolverato.