Tra Bihać e Lipa, ammassati in una striscia di terra che divide la Bosnia dalla Croazia, 2.500 persone, in gran parte provenienti da Afghanistan, Iraq, Pakistan e Siria, sostano ai margini dell’agognata fortezza nel momento più freddo dell’anno senza che nessuno valuti le loro posizioni né trovi un ragionevole rimedio alle rischiose condizioni in cui vivono. — Leggi l'articolo sul nostro sito!
In un report rilasciato lo scorso dicembre, l’Unhcr rileva che, all’inizio del 2020, il numero di migranti forzati (a causa di conflitti, persecuzioni e violazioni dei diritti umani) era pari a circa 79,5 milioni. — Leggi l'articolo sul nostro sito!
Nell’area del Mediterraneo, sono 90.000 i richiedenti asilo e migranti che nel 2020 hanno raggiunto l'Europa. Un numero decisamente inferiore al 2019 (123.000) o al 2015, anno in cui in cui i migranti hanno superato la quota di un milione.
Secondo le stime ufficiali, sono 950 le persone che hanno perso la vita durante il viaggio, anche se il numero reale è probabilmente significativamente più alto. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2020 sono 34.154 i migranti arrivati via mare (il 60% dei quali da Lampedusa), più del triplo il triplo rispetto al 2019 (11.471). Sono, invece, 4.100 le persone che nello stesso hanno raggiunto il nostro Paese via terra attraverso il confine italo-sloveno.
La nazionalità dei migranti arrivata via mare è per il 38% tunisina e, a seguire, bengalese (12%) e ivoriana (6%). Sono circa 4.500 le operazioni di soccorso portate avanti dalle Ong, dalle autorità costiere oppure intraprese da imbarcazioni civili/mercantili.
––––––––––––––––––––––––––––– Gli appuntamenti della settimana –––––––––––––––––––––––––––––
In Italia i discorsi sulle migrazioni sono spesso incentrati sui temi degli sbarchi e dell’accoglienza, sui numeri delle richieste di asilo e dei rimpatri, sulla necessità di salvaguardare i diritti umani e insieme garantire legalità e sicurezza. Si tratta di questioni fondamentali, dibattute a più livelli, ma che non definiscono la totalità dei fenomeni migratori né sono rappresentative dello scenario italiano, con circa duecento nazionalità diverse.
Abu Ahmad, Samir, Umm Ibrahim e Mohannad, in fuga dalla guerra siriana, si sono conosciuti nel campo profughi di Moria, nell’isola greca di Lesbo, dove, con forza, ironia, fatica e umiliazioni, condividono l’obbligata quotidianità del campo in un intreccio di attesa e di disillusione. Oltre che di speranza, al-amal in arabo, come il titolo di questo libro. Attraverso la loro vicenda il libro descrive la vita di tutti i giorni nei campi profughi della Grecia e ripercorre i principali cambiamenti in materia d’immigrazione avvenuti lungo la rotta balcanica dal 2015 a oggi.
Un viaggio nel fango dei campi profughi, in mezzo a donne e bambini incatenati dalla burocrazia; tra le reti e i muri che hanno reso di nuovo l’Europa un continente diviso e ostile; tra sogni che s’infrangono contro la dura realtà fatta di respingimenti e di campi di raccolta in Grecia e in Turchia e in qualunque altro Paese non faccia parte dell’Unione europea.
Oggi la Bosnia rappresenta il passo più difficile e importante che le persone migranti compiono nel tragitto della rotta balcanica. Trovarsi al confine nord della Bosnia significa trovarsi di fronte all’ultimo grande ostacolo: il game, ovvero il tentativo di attraversare quella frontiera, oltrepassare i boschi di Croazia e Slovenia, arrivare in Italia e, quindi, in Europa. Un viaggio che una persona può arrivare a tentare moltissime volte senza successo.
La trasmissione televisiva del documentario Peace in Afghanistan nel 2015è costata la vita al protagonista e una minaccia di morte al regista Hassan Fazili, costretto a lasciare l’Afghanistan e a fuggire in Tagikistan con la sua famiglia. Un anno dopo, vista respinta la loro richiesta di asilo, si sono messi in viaggio verso l'Europa documentando la loro odissea attraverso Turchia, Grecia e Balcani.
Un'algida Helsinki fa da sfondo al bizzarro incontro tra Khaled, un rifugiato siriano giunto in Finlandia a bordo di una carboniera, che rischia di essere rispedito ad Aleppo dalle autorità, e Wikström, che lo coinvolge nella gestione i un ristorante in periferia, rilevato con i soldi vinti giocando a poker. Un primo passo verso la rinascita in una terra in cui la strada per l'integrazione è ancora in salita.
Una video-lettera dolorosa e accurata, filmata dalla regista siriana Waad al-Kateab per raccontare a sua figlia Sama la sua vita ad Aleppo da ribelle, durante i cinque anni di rivolta siriana, dalle prime manifestazioni studentesche fino alla guerra civile. In questo enorme dramma collettivo, Sama si pone come testimone di resistenza e speranza.
Un fiume umano di 65 milioni di individui scorre attraverso la terra e il mare nelle immagini di Ai Weiwei, l'artista cinese attivista per i diritti umani e ambasciatore di Amnesty International, che ha rccolto nel suo documentario filmati e interviste realizzati in oltre 22 Paesi interessati dal fenomeno dei flussi migratori.
Se vogliamo essere padroni del nostro futuro, dobbiamo fondamentalmente porre la domanda sull'oggi. Ecco perché, per me, la filosofia è una specie di giornalismo radicale.
Michel Foucault
Redazione weekly
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