Politica
14 Settembre 2014
Radicali e L'Altra Europa uniti nell'iniziativa. "Negri? L’incarnazione più virulenta dell'atteggiamento premoderno"

Una cena laica aspettando la breccia di Porta Pia

di Redazione | 4 min

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da sx: Sergio Golinelli, Mario Zamorani, Alessandro Somma e Barbara Diolaiti

da sx: Sergio Golinelli, Mario Zamorani, Alessandro Somma e Barbara Diolaiti

Il menù non lascia spazio a dubbi: strozzapreti alla carbonara, arrosto Giordano Bruno con patate, cannoncini della breccia. Sabato ricorre il 144° anniversario della presa di Roma, e i Radicali insieme con L’Altra Emilia hanno deciso di festeggiarlo in una maniera inconsueta, dando appuntamento, venerdì 19 alle 18.30, per una serata intitolata ‘Aspettando la breccia’. “Abbiamo deciso di organizzarla venerdì perché l’accerchiamento di Roma cominciò la sera di quel giorno – ricordava stamani Barbara Diolaiti, in passato capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale e oggi in L’Altra Emilia –. Cominceremo con un aperitivo da Tiffany per proseguire con la deposizione di una corona sotto la lapide del Volto del Cavallo, una cerimonia a cui abbiamo invitato tutte le autorità civili e militari sperando che partecipino”. Si concluderà con cena all’aperto in piazza Municipale, “con un limite di 60 partecipanti perché in caso di maltempo sarà spostata al piano superiore del Tiffany” specifica. Il costo è di 20 euro, comprensivo di aperitivo e cena (“ma se uno vuole partecipare solo all’aperitivo offriamo noi”); per prenotare bisogna chiamare il 347 4448538. Ai partecipanti sarà distribuito un libro contenente canti popolari anticlericali e la testimonianza di Edmondo De Amicis.

“Il 20 settembre 1870 il contesto internazionale permise di liberare Roma dal potere temporale del Papa, che disse al generale degli Zuavi di resistere un po’, tanto perché si capisse che lui non era d’accordo – aggiungeva sempre stamattina Mario Zamorani, storico esponente radicale che in maggio ha tentato la candidatura a sindaco guidando L’Altra Ferrara –. Poi, il 2 ottobre, 40.785 cittadini votarono sì al plebiscito sull’annessione al Regno d’Italia, solo in quarantasei votarono no: il primo luglio dell’anno dopo la capitale fu fisicamente trasferita”. Allora il Papa, eletto nel 1846, era Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, “che nel 1864 aveva pubblicato il Sillabo, ottanta proposizioni abominevoli che attaccavano tutta la filosofia moderna. Ernesto Rossi lo ripubblicò nel 1957, dicendo che quello era un libro anticlericale, per quanto scritto da un Papa”.

I Radicali ferraresi ricordano la breccia dal 1999, periodo in cui partecipava anche “il nostro carissimo amico Mauro Cavallini, segretario provinciale dei Ds – prosegue Zamorani, che non perde l’occasione per polemizzare con Paolo Calvano –. Ecco, provate a chiedervi se oggi il suo omologo potrebbe farlo! Quelli là non è nemmeno pensabile che possano venire”. Quest’anno, però, la celebrazione ha qualcosa di diverso, e non solo perché si conclude con una cena all’aperto anziché in un ristorante come al solito. Per spiegare la differenza, Alessandro Somma, ordinario di Diritto comparato al nostro ateneo, fa una premessa. “Il 20 settembre era festa nazionale quando la laicità veniva considerata un fondamento dello Stato, vale a dire fino al 1929, quando l’alleanza tra Fascismo e Papato consolidò la dittatura. Tutta la dottrina sociale della Chiesa, nata per contrastare l’ascesa del Socialismo, risultò interessante al Fascismo, specie su temi come il corporativismo e la sussidiarietà orizzontale. Ma nemmeno con la Repubblica quella festività fu ripristinata – prosegue l’accademico – e questo è un segno dell’anomalia italiana, così come lo è che portabandiera della laicità e dei diritti civili siano forze a sinistra della sinistra storica. In realtà, il 20 settembre è una festa come il 25 aprile: se una ci ricorda che l’Antifascismo è fondativo del nostro stare insieme, l’altra ci rammenta che pure la laicità lo è. Al contrario, l’atteggiamento clericale vuole che chi è cattolico risponda a una gerarchia diversa da quella democratica”.

Insomma, la domanda oramai è talmente scontata che è lo stesso accademico a porsela: si tratta di una celebrazione contro l’Arcivescovo? “No – si risponde Somma –, ma certo lui è l’incarnazione più virulenta di questo atteggiamento premoderno. Di là dalle uscite più o meno goliardiche sul postribolo o sulle crociate, buone come titoli per giornali scandalistici, è un teorico della preminenza dei valori premoderni sulla laicità. Una tra le opere della sua grande produzione, grande in senso quantitativo – ci tiene a precisare subito il professore – è proprio una difesa del Sillabo, Sillabo che contiene una condanna del suffragio universale. Ecco, Negri ci ha scritto un libro sopra. La celebrazione del 20 settembre dovrebbe essere sentita come patrimonio da tutti colo che pensano che la modernità non sia da buttare nel gabinetto. Di sicuro – conclude – quella di venerdì non sarà un momento per stare in silenzio in piedi come le Sentinelle, ma per alzare la testa in maniera festosa”.

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