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Venezia 73, il giorno di Tom Ford: "Dobbiamo diventare quello che siamo veramente"

Universal Pictured
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Vi siete mai soffermati a riflettere sull'importanza delle scelte che avete fatto e fate quotidianamente, alle conseguenze che le stesse possono avere, ma – soprattutto – avete mai pensato a quanto la vostra vita abbia avuto, in realtà, un corso diverso da come è cominciata? Se tutto questo non vi è mai passato per la mente – ma ne dubitiamo – ve lo ricorderà e ve lo farà notare Tom Ford nel suo nuovo film, Animali Notturni, presentato in anteprima mondiale (è in concorso) alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia, in uscita in Italia il 17 novembre per Universal.

Almeno in apparenza, Susan Morrow (Amy Adams), ha una vita perfetta: un marito bellissimo, un lavoro che la soddisfa (è una mercante d'arte), una casa meravigliosa sulle colline di Los Angeles con opere milionarie (in giardino c'è un 'Ballon Dog' di Jeff Koons, per dire), tanti amici e tantissimi conoscenti, ma sin dalle prime scene (il film inizia con una live performance con donne obese nude che ballano e che si muovono mostrando tutte le loro forme), capiamo che nella sua vita c'è qualcosa che non va.

Da mesi non dorme più se non poche ore a notte, ha mille dubbi e preoccupazioni e oltre al lavoro, sente sempre più distante quel marito che riesce ad andare a New York anche due volte a settimana, "ma solo per affari". La faccenda si complica quando riceve dal suo primo marito, Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal), la bozza del suo primo romanzo, quello che quando erano sposati aveva cercato di portare a termine più volte, ma senza successo.

In un biglietto bianco e perfetto (l'attenzione maniacale di Ford per i dettagli comincia da qui), la invita a leggerlo e a chiamarlo durante la sua visita in città e Susan - approfittando della sua solitudine notturna - decide di iniziarlo con un nervosismo misto ad imbarazzo che aumenta quando scopre che è dedicato proprio a lei, a quella donna che anni prima decise di lasciarlo per un altro.

Non parla, ma la sensazione è come se ce lo stesse leggendo ad alta voce e noi spettatori siamo lì, avvolti e coinvolti in una storia nella storia che ci incuriosisce sempre di più. Si intitola Animali Notturni, ed è la triste vicenda di una famiglia che durante un viaggio (ovviamente di notte) in una strada deserta, viene sorpassata all'improvviso da una macchina con tre balordi, visibilmente ubriachi.

Da quel momento, per tutti loro - Tony (interpretato sempre da Gyllenhaal), sua moglie e sua figlia - sarà l'inizio della fine, soprattutto per chi resta. Il passato, il presente e la vita immaginata sulla carta si intrecciano e si sovrappongono tra loro senza mai confondersi e quando si arriva a punti limite, ci pensano i dettagli (Susan che chiude con forza il manoscritto) o gli eventi improvvisi (lo squillo di un telefono, un uccello che sbatte contro una vetrata, un tuono) a riportarla e a riportarci alla realtà.

Il racconto di quella storia – che è poi il racconto di una vendetta ('Revenge' è scritto con caratteri cubitali su una tela all'interno della sua galleria) – la porterà a rivalutare le scelte fatte: sa di aver fatto quella sbagliata, sa che non avrebbe dovuto ascoltare sua madre – che con quel modo di parlare e di porsi tipico dell'Upper East Side newyorchese mal sopportava quel primo marito - "senza entusiasmo, senza carattere e decisamente non alla pari", ma in realtà è un uomo che "scrive per tenere vive le cose" - e la cosa le farà risvegliare quella capacità di amare che pensava di aver perso, ma siamo proprio sicuri che c'è ancora tempo per rimediare ad (eventuali) errori commessi? È possibile poter tornare indietro senza troppe sofferenze ed ulteriori sconvolgimenti?

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Dopo il grande successo ottenuto nel 2009 con A single man-Un uomo solo (con Julianne Moore e Cilin Firth, vincitore della Coppa Volpi), tratto dall'omonimo romanzo di Christopher Isherwood (in Italia è pubblicato da Adelphi), il regista e designer Tom Ford torna a scrivere (è anche sceneggiatore) e dietro la macchina con questo film (tratto sempre da un libro, Tony & Susan di Austin Wright, ora di nuovo nelle librerie sempre per Adelphi), un inquietante thriller romantico che parla di amore, di odio, lealtà, dedizione, crudeltà e redenzione.

La fotografia di Seamus McGarvey e le scenografie di Shane Valentino danno al tutto un'atmosfera algida che arriva ad essere sporca e violenta nei momenti più opportuni e anche gli altri interpreti (ci sono anche Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher, Karl e Laura Linney) sono perfetti nei loro ruoli.

Come Susan, anche noi che guardiamo, ogni tanto, abbiamo bisogno di soffermarci e di fare una pausa per tornare a respirare con normalità - mettendo da parte l'ansia e la tensione - e per poter cercare di capire da dove ha avuto inizio tutto quello che ci viene raccontato e proposto.

Ad aiutarci in tal senso, ci pensa Tom Ford, maniacalmente attento ad ogni minimo particolare: la bellezza, anche nelle scene più tragiche (su tutte, la scena con il divano di velluto rosso tra i rifiuti), c'è sempre e questo – a chi non ama la sua propensione al perfezionismo – potrà non piacere, ma pazienza.

Ce ne faremo una ragione, anche perché non tutti possono o sono in grado di capire ed apprezzare tutti quei riferimenti colti (dall'arte alla musica, dalla filosofia al cinema) fino ad essere inebriati da un così alto coinvolgimento emotivo e visivo insieme, quello stesso che ci fa provare ancora di più quello che prova Susan, una variante del terrore (l'ombra di David Lynch si palesa più volte) che, probabilmente (e fortunatamente), sono in pochi ad aver conosciuto. Tom Ford è finalmente tornato e gliene siamo infinitamente grati.

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