Il miele

Il  miele per millenni è stato l’unico dolcificante noto e sfruttato dall’uomo. Esistono più di 16.000 specie di api, ma non più di una decina, oltre alla più diffusa Apis mellifera, è in grado di produrre il miele. Le api raccolgono il nettare dai fiori di varie piante: un liquido contenente zuccheri, amminoacidi, minerali e altre sostanze. La composizione esatta del nettare, e quindi il tipo di zuccheri contenuti, dipende da molti fattori: primariamente dal tipo di pianta scelta dall’ape per la sua raccolta, ma anche dalle condizioni ambientali. apeusda

Gli zuccheri contenuti nel nettare variano dal 7% al 70%. Alcuni, come quello della menta, contengono quasi esclusivamente saccarosio, mentre quelli di altre piante, come il girasole, contengono quasi esclusivamente glucosio e fruttosio. La composizione del nettare influisce moltissimo sull’aroma e sul sapore che avrà il miele prodotto dalle api. È per questo che mieli prodotti da api che visitano, prevalentemente, piante tutte dello stesso tipo possono avere aromi, consistenze, sapori e caratteristiche estremamente diversi. Il miele di corbezzolo, un classico da aggiungere alle frittelle sarde chiamate sebadas o seadas, è amarognolo mentre quello di fiori di arancio è molto aromatico.

Una singola ape operaia, succhiando il nettare dai fiori prescelti, ne raccoglie al massimo 25 mg, immagazzinandolo in una sorta di serbatoio alla fine dell’esofago. Lì cominciano ad agire alcuni enzimi che trasformano il saccarosio e gli oligosaccaridi presenti in glucosio e fruttosio. Ritornata all’alveare l’ape passa il nettare raccolto a un’altra ape operaia che ripetutamente lo rigurgita e lo risucchia per 15-20 minuti. Alla fine la goccia di nettare viene depositata nella celletta esagonale. Gli enzimi continuano a lavorare,  trasformando il saccarosio, e contemporaneamente gran parte dell’acqua evapora, anche grazie all’aria costantemente messa in circolo dalle api con le loro ali. La trasformazione è completa in uno/tre giorni. Quando la celletta è piena viene chiusa con della cera. Alla fine della trasformazione il miele è una soluzione molto densa e viscosa di zuccheri (fino all’82%) in acqua. Altre sostanze sono presenti in piccole quantità, ma sono quelle che caratterizzano l’aroma e il sapore del miele. Del saccarosio di partenza non ne è rimasto quasi più, mediamente l’1%, mentre lo zucchero prevalente è il fruttosio (38%) seguito dal glucosio (30%). Altri oligosaccaridi, come il maltosio, l’isomaltosio e il maltulosio, sono presenti in quantità minori.

Le concentrazioni dei singoli zuccheri nel miele è più bassa delle solubilità individuali, ma poiché la concentrazione di zuccheri totali è superiore a quanto possa disciogliere la poca acqua presente con il tempo lo zucchero meno solubile, il glucosio, formerà dei cristalli venendo eliminato dalla soluzione. Questo è un fenomeno ben noto agli appassionati di mieli. Il miele non è assolutamente “andato a male” come alcuni pensano. È sufficiente immergere il barattolo in acqua calda per un po’ per risciogliere il glucosio.

mieleusda

Mieli diversi hanno colori diversi, dal giallino pallido al bruno scuro. È curioso che ancora non sia stato chiarito del tutto l’origine del colore del miele: i ricercatori hanno proposto diverse ipotesi, dai carotenoidi ai polifenoli, oppure i prodotti di una caramellizzazione lenta, ma ancora non è stata identificata con sicurezza la sostanza che colora in modo diverso i mieli.

La composizione degli zuccheri del miele è molto simile a quella dello zucchero invertito e allo sciroppo di glucosio e fruttosio e quindi gastronomicamente si comporta in modo simile. Il glucosio e il fruttosio partecipano alle reazioni di Maillard in cottura producendo biscotti e torte più scure. Ha una dolcezza superiore a quella del saccarosio, a causa della maggiore percentuale di fruttosio, e aiuta a mantenere umide le torte.

Il miele si usa in pasticceria, in piccole dosi aggiunto a molti impasti, da prima che glucosio,  fruttosio e i relativi sciroppi fossero disponibili. Se lo scopo è di sfruttare il contenuto di glucosio e fruttosio è consigliabile usare un miele poco aromatico come quello d’acacia. I mieli molto aromatici, e spesso costosi, è meglio sfruttarli a crudo per il loro gusto e per il loro magnifico aroma.

L’alta concentrazione di zucchero rende il miele un ambiente ostile per i batteri, e questo è il motivo per cui a volte è usato come conservante. Può contenere però muffe, lieviti, polline e occasionalmente spore come quelle del botulino (Clostridium botulinum). Questo è il motivo principale per cui le autorità sanitarie sconsigliano vivamente di dare il miele ai bambini con meno di un anno di età. Avendo il sistema digerente ancora non completamente formato, le spore possono passare lo stomaco e raggiungere l’intestino. Lì, a causa dell’immaturità della flora intestinale del neonato, le spore possono germinare, moltiplicarsi e produrre in loco la tossina botulinica neurotossica. Dal 1984 al 2008 in Italia sono stati riportati 29 casi di botulismo infantile, ma solo in alcuni di questi casi si è potuto dimostrare un legame con il consumo di miele, quindi il rischio è piuttosto basso, ma è il caso di tenerne in conto se avete un neonato e avete l’abitudine di mettere il miele sul succhiotto. Se interessa posso approfondire l’argomento ma è importante rimarcare che l’ingestione di spore di botulino eventualmente presenti nel miele non pone alcun rischio per bambini al di sopra di un anno, né tanto meno per gli adulti. Il botulino, così come altri agenti patogeni, è comunemente presente nell’aria e nel suolo e il nostro sistema immunitario ci difende costantemente. Come già detto più volte, non è la mera presenza in un alimento di una sostanza tossica o un microrganismo patogeno che rende l'alimento pericoloso.

Il miele è abbastanza acido, avendo un pH attorno a 4. L’acidità è dovuta alla presenza di acido gluconico, prodotto dall’ossidazione del glucosio. Sono presenti anche altri acidi, che possono contribuire al sapore caratteristico del miele. Questo significa che è possibile ottenere un effetto lievitante aggiungendo un poco di bicarbonato a un impasto a cui è stato aggiunto il miele. Tuttavia è difficile dosare correttamente il bicarbonato perché non è possibile conoscere con precisione l’acidità del miele che usate.

Adesso che sapete tutto, o quasi, sul miele ditemi: voi come lo usate?

Dario Bressanini

P.S.: Questo blog è stato nominato, in tre categorie diverse, ai Macchianera Awards 2014. Migliore articolo (l'origine della carbonara), Miglior sito Food e miglior sito tecnico divulgativo. Se vi andasse di votarmi ricordate che dovete votare per almeno 10 categorie entro giovedì 11 settembre

310 commenti RSS

  • Alberto Guidorzi 27 dicembre 2014 alle 17:28

    Francesco Carboni.

    "per quanto riguarda i concianti, si è dimostrata la grande pericolosità perché durante la posa il guscio protettivo viene polverizzato e il principio attivo viene rilevato anche a grandi distanze, basta poco per uccidere insetti sensibili come le api."

    Non ha mai verificato come le seminatrici sono variate da quando si è cominciato a parlare di commistione tra api e neonicotinoidi nella concia del seme? Tutte si sono dotate di un congegno di aspirazione e raccolta interna che non fa uscire un granello di sostanza confettante.

    Lei è un disinformato, mentre io non lo sono, quindi le sue balle le vada a raccontare ad un'altro!!!!

  • Salve, mi piace fare confetture e mi piacerebbe provare a sostituire lo zucchero con il miele.volevo sapere se è possibile e se anche il miele puo essere un conservante come lo zucchero.io non metto tanto zucchero nelle confetture, circa 250,300g per chilo di frutta,secondo lei le quantità possono essere cosi anche per il miele?la temperatura e il tempo di cottura potrebbe alterare le caratteristiche
    del miele e la sua azione di conservante?ho letto sopra nel suo articolo che contiene muffe e lieviti tra cui il botulino, questo potrebbe essere un problema o con la temperatura si possono eliminare?
    Grazie mille di tutto e spero in una risposta
    elena

  • Salve sono sempre elena,mi potrebbe dare una mano a risolvere il mio quesito sul miele e le marmellate?
    grazie mille

  • elena, il miele, poiché contiene glucosio e fruttosio, può essere un conservante come il saccarosio, però mi pare che di zucchero ne metta un po' poco e quelle che ottiene non sono confetture, ma composte, che si conservano molto meno (a meno di farle bollire un sacco). il miele contiene acqua per cui nelle dosi ne deve tenere conto.
    Ma perchè vuole mischiare il sapore della frutta con quello del mieie (e viceversa?) Tenga presente che NON c'è alcun vantaggio salutistico o nutrizionale nell'usare il miele al posto dello zucchero

  • Intanto la voglio ringraziare per avermi risposto.la quantita di zucchero che metto, le assicuro che mi fa mantenere per circa 3 anni le confetture chiuse e aperte in frigo per un anno.di solito le faccio cuocere per circa 3/4 ore e aggiungo pectina fatta da me con le mele.volevo provare a sostituire lo zucchero con il miele solo con certi tipi di frutta dove credo starebbe bene(tipo mele cotogne) perche credevo che a livello salutistico fosse migliore il miele perche è un prodotto completamente naturale e è pieno di elementi benefici, ma se lei mi dice che non ce alcun vantaggio sia a livello salutistico che nutrizionale allora lo farei solo per sfizio.ma la bollitura, fa perdere tutte le qualità che ha il miele?è per questo che usando il miele non si ottiene alcun vantaggio?anche se non centra con il miele, la stevia secondo lei potrebbe sostituire lo zucchero e a livello salutistico potrebbe essere migliore?

  • GUIDORZI ALBERTO 25 gennaio 2015 alle 18:58

    Elena

    Il miele innanzitutto è uno zucchero 80% (un po' più di fruttosio e un po' meno di glucosio), il 17% è acqua, l'1% sono acidi organici che assieme al polline permettono di dire l'origine del miele, 1% sono proteine e 1% sono minerali. Le vitamine sono definite essere contenute solo in tracce

    Ecco cosa dice esserci un sito che porta in palmo di mano il miele e ad ascoltarlo sembra che il miele sia un elisir di lunga vita, mentre è solo un alimento come tanti altri, anche se più attraente perchè dolce.

    Le proteine sono ad alto valore biologico, solo che non si dice che per avere un effetto benefico e tangibile su di noi (visto lo scarso contenuto), occorre mangiare molto miele in peso, ma come la mettiamo con i carboidrati semplici che vi sono contenuti e che siamo obbligati ad ingurgitare per dare un senso nutritivo alle proteine ad "alto valore biologico"?

    Per i sali minerali è la stessa cosa, nel senso che non vado ad ingozzarmi di miele per avere il mio fabbisogni in minerali, quelli al limite li trovo in alimenti che ce li forniscono senza darci una mazzata da un punto di vista energetico, basta mangiare un po' più di verdura e di frutta e ne assumiamo molti di più del nostro fabbisogno.

    In questo sito si aggiunge poi:

    "Nel miele esiste una discreta presenza di oligoelementi (quali rame, ferro, iodio, manganese, silicio, cromo, presenti soprattutto nei mieli più scuri), vitamine (A, E, K, C, complesso B), derivati dell'acido caffeico enzimi e sostanze battericide (acido formico) ed antibiotiche (germicidina): queste ultime categorie di sostanze permettono in particolare al miele di essere conservato a lungo, e ne giustificano l'utilizzo come disinfettante naturale."

    Ebbene su quanto scritto sopra ti pongo la seguente domanda: che ne diresti di un liquido di questo genere? E' un liquido incolore, di odore pungente, penetrante, assai caustico", usato nell'industria tessile per la colorazione dei tessuti, nell'industria della gomma ed in conceria".
    Se te ne dessi una minimissima quantità da bere lo berresti? Sono sicuro che mi diresti: "ma tu sei matto". Ebbene sai cosa ti ho descritto? Ti ho descritto l'acido formico, che appena sopra ti dicono contenuto nel miele e che comunque rientra nella categoria dei pesticidi. Quindi anche nel miele vi sono residui di pesticidi e questi che sono naturali appartengono alle 999 molecole su 1000 di pesticidi che tu ingerisci ogni giorno. La sola che manca ad arrivare a 1000 è una molecola di pesticida di sintesi, cioè usato in agricoltura e presente alla stesso livello di quantità delle altre 999 naturali.

    Poi vi la Germicidina A che è un antibiotico naturale, ma sempre antibiotico è, vale a dire alla stessa stregua di tanti altri che tu prendi come medicina quando ne hai bisogno. Non solo ma sono quantità sicuramente che mi non guariscono da un attacco batterico. Non solo, ma sia l'acido formico che la Germicidina A mica le api conservano queste sostanze nel miele per la nostra salute, lo fanno semplicemente perchè il loro cibo si conservi; per loro l'uomo non esiste.

    In conclusione nessuno vuole sminuire le caratteristiche di salubrità del miele, solo che non guariscono da nessuna malattia e quindi piazziamolo tra gli alimenti al suo giusto posto e stando attenti a non abusarne solo perchè ci illustrano solo i pregi e senza farne una valutazione relativa e scientificamente obiettiva.

    Circa le vitamine presenti che sono citate sopra sappi che con la cottura tutte quelle del gruppo B, la vitamina E e la vitamina C le perdi, sono termolabili. Ti resta la A, e la K, ma la vitamina A te la ritrovi in molto maggiori quantità nei frutti gialli e nei derivati animali quali latte e latticini e nelle uova, mentre la K è ancora più diffusa la trovi in cereali, carne, latticini e in tutti i tipi di cavoli e verze.

    Questa si chiama vera educazione alimentare e sicuramente non è quella che fanno in televisione, ma che ha tanto tanto impatto.

  • Salve alberto, io la ringrazio della lunga spiegazione, ma io intendevo paragonare il miele con lo zucchero e sono sempre convinta che il miele sia cento volte meglio dello zucchero bianco raffinato.poi secondo me ce differenza tra miele e miele e quello che compri al supermercato non è miele.comunque rinnovo la mia domanda a dario bressanini e le chiedo anche un altra cosa, in che senso devo tenere conto che contiene acqua?cioè dovrei mettere piu miele rispetto allo zucchero?
    Grazie mille

  • elena: no, sono sempre zuccheri (anzi, se vogliamo il miele contiene una quantità superiore di fruttosio che secondo alcune (ma non tutte) le ricerche è uno dei responsabili di una serie di problemi (se consumato in eccesso)
    L'idea che il miele sia "più sano" è pompata dalla pubblicità (pensa a tutti quei biscotti con farina integrale dove ci hanno messo il miele invece dello zucchero) ma non ha alcun fondamento.
    Il miele (ma da crudo) ha alcune proprietà antibatteriche, per esempio, ma a parte questo da cotto è semplicemente glucosio+fruttosio

    invece, ti consiglierei di provare a usare più zucchero e cuocere di meno. dopo 3 ore della tua frutta è rimasto veramente poco aroma (non oso pensare a quei frutti freschi come lamponi, fragole o mirtilli). Io personalmente la confettura di mirtilli di montagna la faccio con il fruttapec (dose ridotta rispetto al consigliato) e con pochi minuti di cottura l'aroma di mirtillo si sente ancora a un anno dalla preparazione :)

  • GUIDORZI ALBERTO 25 gennaio 2015 alle 23:18

    Elena

    Cosa ne diresti visto che consideri lo zucchero un veleno (Perchè poi deve essere un veleno solo se bianco e non anche quando è scuro? Ma ti sei informata a cosa è dovuto il colore scuro?) e gli zuccheri del miele no, se ti dicessi che lo zucchero che mangi è per il 15% deciso da te e per l'85% deciso da altri? Se fosse veramente un veleno saresti già morta perchè l'85 incide molto di più del 15.

    Vedi hai introitato delle cose che sono solo dette e ripetute su giornali, riviste e televisione e quindi diventano vere, ma ti assicuro che sono balle e tali restano.

  • stefano de biasio 25 gennaio 2015 alle 23:29

    chiedo scusa al sig guidorzi ma gli ho posto una domanda sugli ogm nell articolo relativo(perche non possiamo non dirvi....)grazie

  • Non rispondo neanche al sig guidorzi!
    Le assicuro che le marmellate che faccio conservano ancora l aroma della frutta e grazie alla pectina che faccio riesco a farla bollire meno rispetto alla cottura che si faceva una volta(circa il doppio delle ore poi dipende dalla frutta).con il fruttapec che si compra al supermercato la marmellata sembra una gelatina e non mi piace(l ho usato una volta).rispetto al miele la ringrazio molto perche non sapevo un sacco di cose e ora so che da cotto si perdano quasi tutte le vitamine e rimanga solo glucosio e fruttosio che allora è come il saccarosio.so benissimo che di cio che dice la televisione l un percento è verita e forse sono stata generosa, ma nonostante questo sono convinta che il miele da crudo sia un elemento benefico per ovviamente alcune cose.grazie mille di tutto e grazie per la sua gentilezza nel rispondermi anche se io non sono cosi informata.

  • elena, le dosi del fruttapec apposta le riduco, perche' loro per semplicita' non distinguono tra frutti diversi. ma cuocere ORE qualsiasi frutta a mio parere e' un errore, introduce in tutte quel sapore "Caramellato" che copre gli aromi freschi che se ne vanno via. Per una classica confettura di albicocche forse non cambia, ma faccia la prova comparata con le fragole o i lamponi e poi mi dica ;)

  • Le garantisco che non viene quel sapore caramellato.come tempo di cottura ho scritto 3 ore ma a volte bastano anche solo 2 ore. È da tanto che faccio confetture e facendomi la pectina per conto mio con le buccie e i torsoli di mela e la buccia e il succo e i semi del limone mi aiuta a far addensare prima la comfettura e a mantenere anche il colore del frutto.nelle dosi del frittapec dicono di mettere 1 kg di zucchero per un kg di frutta!roba da matti, dopo la confettura sa solo di zucchero.mio padre utilizza meta busta del fruttapec invece che intera e comunque un ora deve bollire, ma il fatto è che preferisco fare la pectina da sola e anche se non posso fare delle analisi per sapere esattamente quanta pectina estraggo con il mio procedimento,la preferisco perche in quella che compro non so realmente cosa ci mettono e dato che in quasi tutte le cosa che compriamo al supermercato ci sono un sacco di composti sintetici, almeno le mie marmellate vorrei che fossero piu naturali possibili dato che la frutta che ci metto è quella che coltivo io e è assolutamente senza pesticidi.le marmellate di lamponi e mirtilli non le faccio perché dove abito io non ci sono e non ho il tempo di andare a raccoglierli in montagna anche se in passato l ho fatto ma solo per mangiarli cosi.un giorno le faro sentire le mie marmellate e cosi magari mi dira cosa ne pensa.grazie comunque di tutti i consigli e credo proprio che continuero a usare lo zucchero.

  • ha mai provato il fruttapec 1:2 e 1:3 ? le dosi di zucchero sono molto piu' basse.

  • Io non vorrei sovrappormi a un tema molto caro al Guidorzi, ma vorrei ribadire che la frutta "non trattata" è molto più facile abbia composti dannosi alla nostra salute che quella comunque trattata, per il semplice motivo che la seconda è frutta sana e la prima spesso no. Poi a far bollire così a lungo si risana quasi tutto, ma per l'appunto "quasi", e rispetto a ciò che i "composti di sintesi" possono lasciare, quel "quasi" può essere una quantità immensa di tossine potenzialmente dannose.
    Poi, come si sa, è la dose a fare l'eventuale veleno...

  • GUIDORZI ALBERTO 26 gennaio 2015 alle 14:58

    Elena

    Io non ho mai voluto discutere con te del come fare le marmellate o le composte, non è per nulla il mio campo. Ho solo contestato le fisime sullo zucchero e le esagerazioni sul miele, che ribadisco è un ottimo prodotto da crudo, ma non è sicuramente una fonte dieteticamente accettabile di vitamine, sali minerali e acidi organici, e, tra l'altro,il fatto di chiamarli biologici non significa un bel niente. Gli acidi organici hanno tutta un'origine biologica, in quanto se sono "organici" vuol dire che sono stati organizzati in natura dagli esseri viventi.

  • Salve alberto, capisco quello che vuoi dire, ma io non volevo demonizzare lo zucchero e forse mi sono spiegata male.non sapevo tante cosa sul miele e vi ringrazio molto per tutte le informazioni che mi sono davvero utili e in effetti alcune cose sul miele che sapevo sono sbagliate e vi ringrazio di avermi illuminato sulla realta del prodotto.credevo che il miele fosse piu sano dello zucchero ma ora ho capito che non è proprio così. Ormai che ci sono ti chiedo una cosa, cosa ne pensi della stevia come dolcificante?e non lo chiedo perche voglio eliminare lo zucchero ma per sapere più cose e fare qualcosa di diverso.
    Conosco il fruttapec 1:2 e 1:3 ma con il fatto che comunque non so bene cosa ce dentro preferisco fare la mie confetture con la pectina che preparo.mi piace fare le confetture un po come una volta e mi piace produrre tutte le cose che servono da sola :-)

  • GUIDORZI ALBERTO 26 gennaio 2015 alle 18:54

    La Stevia è un dolcificante naturale dato dallo stevioside. Il nome Stevia deriva dalla pianta che lo produce (Stevia rebaudiana) che è una pianta del Sudamerica e le cui foglie sono servite per dolcificare il matè, bevanda dei popoli autoctoni, d asecoli e secoli.

    Vi è stata una diatriba su un derivato dello stevioside, lo steviolo, che aveva una molecola molto simili ad un'altra che era cancerogena, ma ora è arrivato il nullosta. Ricordati che quando leggi qualcosa sugli zuccheri e sui dolcificanti circa la loro nocività o meno devi alzare subito le orecchie perchè dietro vi sono delle filiere commerciali che si combattono da più di trecento anni e ogni tanto fanno campagna pro o contro.

    La Stevia è un dolcificante intenso, dolcifica dalle 200 alle 300 volte più dello zucchero da bietola o da canna, che sono esattamente la stessa cosa, non vi è nessunissima differenza, pertanto il prodotto commerciale per dolcificare il caffè ad esempio e che è venduto sotto il nome di stevia ha dei coformulanti, in quanto per il potere dolcificate molto elevato non riusciresti a dosarlo, può essere saccarosio e che quindi assumi in molto minor misura a parità di dolcificazione o altri zuccheri meno naturali, ma non nocivi.

    La Stevia può dolcificare un liquido (caffè, te, o bevande gassate) e quindi fornire meno calorie, ma non potrà mai servire per fare marmellate, mostarde dolci o prodotti da forno dolci, in quanto non fornisce massa al preparato e tu sai bene che la massa di zucchero che tu usi per le preparazioni prima dette non è ininfluente per avere un volume appropriato.

  • Intanto ti ringrazio per tutte le informazioni.
    Sicuramente non posso sostituirla allo zucchero anche perché lo zucchero è un conservante.pero potrei aggiungerla in qualche liquore e succo di frutta che avolte faccio.grazie mille

  • Io l'ho sempre usato al posto dello zucchero, da sempre

  • GUIDORZI ALBERTO 18 febbraio 2015 alle 12:46

    Chiara

    Non mi dirai, però, che lo usi per dolcificare una torta?

  • Mi piace molto il miele, anche se non ne consumo tantissimo: d'inverno con il latte caldo, come copertura delle cartiddrate o frittelle al miele e sesamo, saltuariamente sui formaggi.
    E mi torna alla mente quando, tanti anni fa, la mia vicina di casa, nel periodo intorno a Natale, mi portava gli struffoli; che buoni!
    Parlando di api, nelle colline qui intorno diverse persone tengono delle arnie a fini amatoriali; dall'altra parte della vallata, invece, a inizio estate e fino in autunno degli apicultori portano molte arnie; nel torrente che scorre nella vallata si radunano moltissime api, soprattutto dove l'acqua è più stagnante; succedeva anche lo scorso anno, quando però molte api sembravano malate e morivano.

  • qualcuno mi sa spiegare cosa c'e' dentro e sopratutto dietro al miele austrialiano di manuka
    che costa 450 euro al kg e parlano di vari livelli di miracolosa potenza che viente misurata usando una sigla e una scala che va da 200 a 900 e appunto quello super manuka 900 costa sui 400 euri

  • Mai sentito ma detto così sembra una delle tante bufale su cibi miracolosi (tipo bacche di goji)

  • La malattia del 21mo secolo sono le fissazioni.
    Come diceva mia nonna un po' di tutto non ha mai ucciso nessuno :D

    Bell'articolo, mi era sfuggito.

    Io uso il miele di castagno della mia regione, Abruzzo, sapore intenso e molto buono l'inverno nel latte con un goccio di Scotch.
    Per non parlare del piacere del miele sui formaggi pecorini.

  • No, non è proprio come le bacche di Goji. Semmai come la Propoli. Nel senso dell'utilizzo e dell'efficacia. Si usa ultimamente questo particolare miele della Nuova Zelanda in fitoterapia. Io ho visto dei prodotti a base di Miele di Manuka Oppure di Olio essenziale di Manuka. Questi prodotti vantano un'efficacia antibatterica naturale. Il Miele o gli oli essenziali vengono quindi impiegati per sciroppi naturali, spray orali, caramelle per la gola e via dicendo. Ho visto anche qualche cosmetico a base di Manuka (doccia shampoo e simili, nessuna crema da 200 euro per intenderci). Secondo me non è molto diverso dalla Propoli concettualmente. Peraltro è sempre associato ad altre piante come Altea, Grindelia ecc... quindi è ovvio che poi lo sciroppo funzioni. Comunque proprietà miracolose non se ne conoscono.

  • Fabrizio Mazzanti 4 settembre 2015 alle 12:03

    Volevo chiedere a chi ne sa più di me cosa ne pensate di questo studio sulle api, io ho provato a leggerlo ma non sono abbastanza ferrato sull’argomento per comprenderlo a pieno. L'unica cosa che ho capito è che non ci sarebbe questo declino del numero di api che i media vorrebbero far credere.

    http://www.geneticliteracyproject.org/2014/12/19/bee-experts-shred-harvard-neonics-colony-collapse-disorder-study-upbraid-journalists-for-activist-science/

  • Fabrizio

    Tutto rientra nelle contraddizioni che viviamo: lanciare un allarme e additare subito il colpevole fa audience e soddisfa perfettamente la gente.

    Abbiamo assistito ad inizio del presente secolo ad un fenomeno in cui le popolazioni di api, non ovunque, ma in certe zone, sono diminuite di numero (è normale che le api dopo l'inverno non siano lo stesso numero di prima dell'inverno, perchè esiste una normale moria) con percentuali più elevate della norma. Contemporaneamente si è anche assistito ad un fenomeno particolare dove gli alveari letteralmente si spopolavano (anche non come fenomeno generalizzato, ma con focolai seppure importanti) e che è andato sotto il nome di di CCD-Colony Collapse Disorder..

    Gli studiosi seri si sono occupati della cosa e non hanno trovato una causa precisa, ma hanno additato (non trovato in modo sicuro) una sommatoria di cause (si deve sapere che le api per il fatto di vivere in ambienti ristretti e addossati hanno vari parassiti dovuti all'ambiente di vita, ma anche molti altri parassiti come ogni essere vivente ivi compreso un ambiente che con la coltivazione ha ridotto le fonti di cibo e le ha obbligate ad adattarsi ad altri). Tra i parassiti delle api si annoverano tre acari (tra cui appunto la temutissima Varroa), un coleottero, ben 12 virus, un lepidottero, 9 batteri, un protozoo ed un dittero, un imenottero, e 4 funghi (tra cui la temutissima Nosema). E' anche evidente che i parassiti animali all'interno degli alveari devono essere combattuti ed in particolare gli acari e quindi vi è un largo uso di pesticidi acaricidi che gli apicoltori usano normalmente, ma che anche questi non sono elisir di lunga vita..

    E' evidente che di fronte all'ape ed all'aureola di grandissima utilità per l'uomo, l'opinione pubblica era estremamente sensibile e quindi il soggetto era adatto allo sfruttamento mediatico, non solo ma perchè non incolpare gli OGM? Solo che che in questo caso a chi tirava i fili è andata male perche nessuna causa ed effetto è stata trovata. Ecco allora che gli insetticidi in agricoltura potevano essere additati con profitto come la vera (sottolineo unica e vera causa) causa.

    Tra l'altro certe categorie di insetticidi sono stati spazzati via da una categoria nuova di molecole di sintesi che si rifacevano alle vecchie molecole degli estratti di tabacco. Cioè si erano studiati degli insetticidi naturali per sintetizzare molecole simili, infatti essi vanno sotto il nome di neonicotinoidi. Tra l'altro questi hanno delle peculiarità importantissime da un punto di vista dell'agricoltore, una è la bassa tossicità (sono di III categoria con un DL che va da 500 a 5000 mg/kg, pari al sale da cucina o al solfato di rame per intenderci), inoltri sono sistemici e si usano a dosi bassissime. Ma la rivoluzione che essi hanno apportato è che disinfettando le sementi delle piante coltivate si proteggono le giovani plantule che fuoriescono dal seme nelle prime fasi di vita dagli attacchi di insetti che se ne nutrono. Faccio altresì notare che ora si eseguono semine di precisione e che si seminano solo un 10/15% di semi in più di quante sono le piante che si vogliono in un ettaro, quindi la perdita di una pianta è già un danno.

    Ecco questi insetticidi sono diventati la causa unica e della moria delle api (non mi stupisce che sotto sotto ci sia lo zampino delle ditte produttrici di neonicotinoidi che hanno i brevetti delle molecole in scadenza). Certo un pesticida non è mai un "ricostituente" per le api, ma un uso corretto risolve molti inconvenienti paventati.

    In Europa, dato che noi crediamo di essere i più furbi i neonicotinoidi li abbiamo sospesi per certi usi, lasciando gli agricoltori in balia di altri prodotti meno efficaci ma che comunque non sono un elisir di lunga vita per le api. Credo anche, seppure senza evidenze che in Europa la sospensione verrà procrastinata in quanto la pressione degli ambientalisti spaventa i governi imbelli che abbiamo (non solo in Italia).

    Ecco lo studio dice che le colonie delle api hanno smesso di calare e le morie sono rientrate nella norma, ma questo è vero sia dove si usano i neonicotinoidi, sia dove sono ancora ammessi.

  • Fabrizio

    Devi guardare il grafico che è contenuto nell'articolo

  • Fabrizio Mazzanti 4 settembre 2015 alle 16:28

    Grazie Alberto, avevo già letto alcuni tuoi articoli su salmone.org sulle api ed avevo capito che i neonicotinoidi c'entravano poco nella moria di api e che sulla cosa ci "marcia" molta gente per interessi personali. La cosa che mi ha stupito molto è vedere che, secondo lo studio che ho postato, dal 1995 al 2012 la moria di api non c'è stata proprio, anzi è leggermente aumentato il numero di api secondo quei dati; ti volevo chiedere se i dati sul numero di api sono attendibili e se tu hai qualche altro dato a supporto o per confutare lo studio.

  • Fabrizio

    Io ho queste statistiche:

    http://www.agprofessional.com/news/bee-population-rising-around-world

    Dato che sono by Syngenta molti storcono il naso, ma loro riportano dati non loro e dei quali citanno la fonte, che non dovrebbe essere sospetta o quantomeno se ci facciamo anche la tara non dovrebbero confutare totalmente il trend.

  • Fabrizio Mazzanti 4 settembre 2015 alle 19:55

    Grazie Alberto del tuo lungo e gradito post, continua così sono molto gradite le tue disquisizioni sugli argomenti più vari con cognizione di causa. L'ho visto solo ora perchè forse era in "moderazione". Grazie anche per i dati sulla popolazione di api, sono della FAO quindi si spera che i complottisti non abbiano da obbiettare; ma qualcuno che farà il bastian contrario anche sui numeri ci sarà di sicuro.

  • in risposta al commento rilasciato da Guidorzi Alberto il 25 gennaio : "in conclusione nessuno vuole sminuire le caratteristiche di salubrità del miele, SOLO CHE NON GUARISCONO DA NESSUNA MALATTIA e quindi.... ". grandissima stupidaggine !!!!! non so qual' è il contenuto vitaminico del miele ( che tra l'altro varia a seconda del tipo ) ma mi limito solo a dire che sono riuscito a curare la BRONCHITE. Dopo aver passato alcuni anni a ingurgitare polverine magiche prescritte dal medico, di mia iniziativa ho buttato via tutto e ho iniziato con il miele prodotto in loco e non del supermercato. Certo, non essendo un medicinale bisogna consumarne tutti i giorni per avere gli effetti benefici, non per niente ne consumo 15 kg l'anno, ma di bronchite e accumulo di catarro nelle vie respiratorie neanche l'ombra

  • @Riccardo

    Il tuo intervento è molto interessante. Per completezza d'informazione ci puoi dire che tipo di bronchite ti è stata diagnosticata?
    Visto che parli di anni potrebbe trattarsi di bronchite cronica ma ci puoi dare qualche dato in più?

    Grazie.

  • Riccardo

    Io la bronchite quando mi viene la curo con le pappette di semi di lino se è per quello, solo che per dirlo dovresti stabilire quale meccanismo il miele mette in atto per farti guarire dalla bronchite.

    D'altronde lo ammetti tu che non è una medicina perchè ci dici che ne devi mangiare 15 kg ed io ancora prima di te ne avevo testificato la salubrità complessiva.

  • Se mi posso permettere, il miele e le pappette di semi di lino non curano la bronchite ma sono semplicemente trattamenti sintomatici per favorire l'espettorazione. Una bronchite acuta in un individuo sano regredisce da sola, altrimenti va trattata con antibiotici. Una bronchite cronica, come dice il termine, non potrà più guarire e si possono solo trattarne i sintomi.

    E' un po' come il raffreddore: se curato guarisci in 7 giorni, se non curato ci vuole una settimana.

    Alcuni attribuiscono al miele la capacità di aumentare le difese immunitarie per cui, se vero, può prevenirne l'insorgere ma certamente non curarla.

  • Raffaele

    Infatti ho usato il paragone appositamente.

  • premetto che non sono né apicoltore né venditore di miele per cui non è mia intenzione fare pubblicità a questo prodotto.
    Con l'arrivo del primo freddo, ma anche prendendo un po' di pioggia in piena estate, cominciavo a tossire, ad avere abbondante secrezione di catarro (" che tiravo su per via orale" scusate la brutta frase ) per finire con bruciore al petto. Oggi ho 50 anni e di tutto questo non ne è rimasta traccia.
    Inoltre fino a 16-18 anni sono andato avanti con ricostituenti perché ero di costituzione gracile, pesavo 55 kg, per cui non me la sento di dire che la "bronchite acuta in un individuo sano regredisce da sola ", almeno nel mio caso. ( con questo non voglio dire che sono cresciuto grazie al miele ).
    E poi : se si afferma che nel miele sono presenti, oltre alle tante sostanze nutritive, anche sostanze batteriche ed antibiotiche , che bisogno c'è di starsi a chiedere "con quale meccanismo il miele guarisce questa o quella malattia o sintomo " ?

  • Riccardo

    E chi ha mai detto che il miele non sia salubre!

  • Guidorzi,
    vedo con piacere che l'argomento miele è ancora seguito...l'anno scorso è stato un anno tremendo per la produzione, specie per quello di acacia, che a me piace molto. E quest'anno come è andata? Ci sono buone notizie per noi golosastri?

  • Cristina

    Non ho ancora dati sicuri, ma temo che la siccità ed il gran caldo non siano stati propizi alla produzione di miele.

    E certo che mondialmente i consumi di miele aumentano e pure i prezzi aumentano. Inoltre nelle agricolture specializzate le api trovano sempre più difficile svolgere il loro lavoro e quindi occorre passare ad una apicoltura "coltivata" vale a dire occorre impiantare intorno agli alveari delle colture esclusivamente mellifere

  • Alberto

    non ho avuto particolari aumenti sul miele, come hai ben detto però il livello dei prezzi ê notevolmente aumentato nel corso degli ultimi anni, dubito che torneremo ai prezzi di prima, il livello della produzione rimane basso. Non so se l'hai visto ma ti segnalo questo

    http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/150826?utm_content=feature&utm_source=EFSA+Newsletters&utm_campaign=cf7592f2b2-HL_20150826&utm_medium=email&utm_term=0_7ea646dd1d-cf7592f2b2-62623049

    Cristina

    l'acacia è quello che ha subito il calo produttivo più elevato, come ha detto Alberto il problema è anche che le api trovano sempre meno piante in fiore, nella mia zona ad esempio sono state tagliate molte robinie che si trovavano lungo le rive dei fossi purtroppo anche solo per non dover fare manutenzione

  • Andrea

    Il calo della produzione di miele negli USA a partire dagli ultimi due decenni non corrisponde ad un calo di alveari e del numero delle api, anzi sono aumentate.
    Solo che non producono più tanto miele come prima in quanto, pur essendo aumentate di numero non sono più egualmente produttive ed il motivo sta nella transumanza delle arnie e degli alveari Proprio questa sera al telegiornale hanno mostrato le api mortali ed hanno fatto vedere un camion di arnie rovesciate in un incidente, non si tratta di trasporti di api mortali, bensì di trasporti di apis mellifera effettuati per seguire le zone degli USA dove servono per l'impollinazione. Solo che queste api arrivano stressate e le piante da frutto sono meno mellifere (esempio la frutta a guscio). Ecco uno dei motivi dei cali di produzione

    Ti anticipo una notizia che fa parte di una nota che sto per fare dove si dice che il documento di orientamento sulla sperimentazione sulle api fatto redigere dall'EFSA è fatto da gente o con scarse competenze specifiche o da altri che hanno conflitti di interesse. UN sondaggio fatto dall'UE sugli apicoltori circa le cause che ritengono possibile di provocare la morte delle api ha mostrato che questi mettono avanti molte altre cause prima di indicare i pesticidi usati in agricoltura.

    Comunque quando la nota verrà pubblicata ti passerò il link.

    Torno a ripetere per l'ennesima volta: i neonicotinoidi non sono la causa principale che fa morire le api; è pretestuoso, anzi ho il dubbio che anche le case produttrici di insetticidi siano parte integrante di questa manovra. Certo un pesticida non è mai un elisir di lunga vita, ma da qui a farne la causa principale e privare gli agricoltori di uno strumento molto valido di lotta ai parassiti, come è avvenuto con la loro interdizione che vedrai sarà "continuativamente temporanea" ,ce ne passa.

  • Alberto

    grazie, ti ho passato il link proprio per avere un tuo giudizio e non mi sorprendono più di tanto le tue considerazioni, attendo il link della nota.

  • Graziie Alberto, come sempre e grazie anche ad Andrea,
    anche nella mia zona, in collina, la gente considera le robinie infestanti e le taglia appena mettono il naso fuori. Noi ne teniamo qualcuna perché la fioritura in maggio è così bella e profumata, ma se le lasci venire su tutte in breve tempo si fa una selva oscura e spinosa!

    Miele in questa zona se ne produce poco, sempre meno da un anno all'altro, vedo invece che sull'altipiano di Asiago se ne fa a iosa. È normale che io abbia qualche sospetto sulla reale origine?

    Ho letto anch'io la nota dell'Efsa, capisco che gli studi continuano, certo è che la moderna agricoltura non è proprio un ambiente adatto a delle bestiole così delicate. Al tempo stesso mi sembra di aver capito che non si possa fare a meno del lavoro da loro svolto in qualità di impollinatrici.

    L'anno scorso mi hanno proposto un vasetto da mezzo k di miele di acacia del nuovo raccolto, non mi ricordo la provenienza, per 12€, quello dell'anno precedente 8€. Penso in questi casi sia preferibile comprare del millefiori fresco dell'anno.

  • Cristina

    al netto di tutte le discussioni sull'origine dei prodotti che richiederebbe qualche milione di post, per il miele esiste una normativa di etichettatura specifica che prevede la denominazione di vendita "miele italiano di ..." per il miele prodotto in Italia, quindi quando trovi quella denominazione è miele italiano, come ho giá detto altre volte salvo truffe; ad Asiago non passò da parecchio, non ho idea di quanto producano oggi, così tanto non pensò però mi posso sbagliare. Direi che pur caro ma 24€ al kg per un miele di acacia sono un po' tantino, come mi è giá capitato di commentare sul post del riso, dichiarando il mio conflitto di interessi preferisco non commentare, gli aspetti che compongono un prezzo sono tanti e soggettivi. È vero la robinia ha il problema della manutenzione, poi negli ultimi anni al nord è capitato spesso che nel periodo di fioritura, giá corto, sia piovuto e i fiori molto delicati sono caduti subito.

  • Dario tutto o nulla si può dire del miele, ma certo che non è un prodotto a filiera corta :-) considerati i passaggi intestinali. A prescindere IO personalmente lo aggiungo a pizze, risotti e carni. NOI, invece lo usiamo molto cosi : 100gr. Miele, un cucchiaio (da minestra) di curcuma (polvere) un cucchiaino (da tè) di cannella (polvere) 2 grani di pepe interi (facoltativi) mescolare e conservare in frigo per massimo 3/5 giorni. Come usarlo : I° giorno un cucchiaino ogni ora. 2° giorno un cucchiaino ogni 2 ore. 3° giorno un cucchiaino ogni 3 ore e cosi di seguito sino ad esaurimento. nota. Buonissimo con quel lieve residuo piccantino, con del Puzzone di Moena o anche come farcitura di brioches integrali. PS. Per non compromettere troppo gli aromi delle essenze ho usato un generico millefiori, della zona di Sondrio ma sempre generico.

  • In casa lo usiamo spesso spalmato sul pane, occasionalmente anche per aromatizzare lo yogurt.
    Ottime anche le tartine preparate con formaggio caprino, miele e noci.

  • Buon giorno a tutti .
    Volevo sapere qualcosa di più sulla/sul Propoli. ( non ho capito ancora se si dice al femminile o maschile).
    Sono vere le sue tanto decantate proprietà antisettiche e toccasana? Sembra che sia un rimedio praticamente per tutto. Dal mal di denti al calcare nella lavatrice.

    Inoltre ho sentito che alcuni mieli, (quelli più genuini e bio, dicono loro) , vengono confezionati con dei pezzetti di alveare da sgranocchiare come un biscottino. Ne sapete qualcosa?
    Grazie mille

  • Sulle effettive proprietà della propoli non so che dirti, però i pezzetti di favo (pezzetti delle lastre di cellette di cera piene di miele) se ne trovano: te li puoi succhiare e masticare.
    Ottimi come sapore, basta sputare via le cera alla fine :-)

  • Ah dimenticavo, ma che mi dite della Pappa Reale? Anche questa capace di miracoli , come è nella vulgata comune? Oppure si tratta solo di un luogo comune?

    A proposito dello sgranocchiamento del favo, ma tale pratica ha una qualche valenza nutrizionale che permette di godere di chissà quali proprietà oppure è solo un esercizio per le mascelle e nulla più?

    Grazie di nuovo

  • Stefano

    per me è un esercizio per le mascelle, non mi piace masticare e sputare cera, di solito ci fanno quella roba qua

    http://www.ambrosoli.it/Prodotti/Cere

  • Esercizio di mascelle!!
    Ma a me piace :-) ... ogni tano eh!

  • Grazie di nuovo, quindi se ho capito bene, sgranocchiare favi di api non giova a nulla. No, perché mi sembrava di intuire che invece, a detta di alcuni, questi favi contenessero qualcosa di speciale. Comunque, anche se fosse vero, preferisco sgranocchiare il torroncino e la frutta secca tostata che si trova alle fiere di paese. Vuoi mettere!
    Grazie di nuovo e a presto con nuove richieste.

  • Ciao ragazzi!

    Chiedo una cosa, perchè mi sfugge il meccanismo. Sul botulino, so che il problema non sono le spore ma la tossina botulinica: ma cos'è che stimola la produzione della tossina, per esempio, nelle conserve di pomodoro aperte e mal conservate?

    Come mai le normali spore del Clostridium presenti nell'ambiente non ci danneggiano ma avviano la reazione che crea la tossina nei cibi?

  • Ciao a tutti!!
    In un video sulla scienza della pasticceria il professor Bressanini dice che il fruttosio ha un potere dolcificante piu alto del saccarosio ma cn le alte temperature lo perde. Qui si parla brevemente dell utilizzo del miele(prevalentemente fruttosio) in pasticceria,quindi si presuppone venga sottoposto a cottura. Come utilizzarlo,in che dosi,volendolo per esempio sostituire allo zucchero in una qualsiasi ricetta??

  • Giordana, lo perde per riacquistarlo quando si raffredda.
    Per i dolci NON è consigliabile sostituire il saccarosio, specialmente per quelli da forno, perché glucosio e fruttosio sono molto più reattivi e portano a un brunimento maggiore. Di solito, per esempio nel pan di spagna, se ne sostituisce un 10% per dare un po' più di colore, ma io sconsiglio di sostituire totalmente, anche perchè essendo igroscopico certe preparazioni verrebbero molli

  • Salve Dario, ho appena ordinato La scienza della pasticceria dopo aver visto i suoi video su youtube ed aver scoperto il suo ottimo blog. In attesa che arrivi il libro però mi è sorto un dubbio.
    Mi occupo da due anni di apicoltura per hobby e frequentando i vari forum ne ho sentite dire di tutti i colori sugli zuccheri, sul miele e sullo zucchero invertito che alcuni usano per la nutrizione delle api.
    Ultimamente mi sono messo a fare qualche ricerca sull'adulterazione del miele per un articolo del mio blog, ma avrei bisogno di qualche nozione di chimica specifica sugli zuccheri per poter comprendere meglio ciò che sto leggendo.

    Saprebbe dirmi se esiste qualche lettura utile (anche in inglese) che sia specifica sugli zuccheri?

    Grazie e complimenti per l'ottimo lavoro di divulgazione.

    Luca.

  • Luca, dipende da cosa cerchi, dal livello di difficoltà "chimica" perché di libri sugli zuccheri ce ne sono (in inglese). prova a cercare un po' su google books che ti fai un'idea della difficoltà e se trovi quello che ti serve

  • Gentile Dario, seguo sempre con interesse il suoi interessantissimi articoli. Questa volta vorrei chiederle una curiosità sulla chimica del miele. Sappiamo che scaldandolo molte sue proprietà vengono meno e sappiamo che spesso, in ricette dolciarie, viene unito all'acqua calda e fatto sciogliere. Ciò che le chiedo è: quanta acqua o liquido acquoso (birra, vino, succo) serve al minimo per miscelare completamente un chilo di miele senza superare i 30-40°C? E a temperatura ambiente (cioé senza nemmeno riscaldarlo)? È possibile quindi sopperire al mancato riscaldamento della miscela (o soluzione?) lasciando il miele per molto tempo nel liquido?
    Queste considerazioni per ottimizzare una mia ricetta :)
    Grazie
    Carlo

  • Dario o qualcuno può aiutarmi ?

  • carlo, non ho capito la domanda: il miele è già liquido, e puoi aggiungere quanta acqua vuoi, anche a temperatura ambiente. Ma che ci devi fare?

  • Buonasera Dario, forse mi sono effettivamente espresso male. Sono partito dalla considerazione che il miele, in quanto composto da alta concentrazione di fruttosio e glucosio, possa non diluirsi/sciogliersi completamente se unito a poca acqua.
    Come si può ottenere una soluzione satura di zucchero, ho pensato che ci fosse un limite anche per il miele e da qui la domanda. Quanto miele posso aggiungere, al massimo, in tot acqua per evitare di ottenere una soluzione zuccherina satura? O comunque per evitare che rimanga un deposito indisciolto o dei cristalli di zucchero?
    Mi pare di aver letto che a temperatura ambiente si possono sciogliere circa 200grammi di zucchero in 100grammi d'acqua. Non so se tale indicazione rimane funzionale per il miele.
    Grazie
    Carlo

  • Margherita Giugliano 25 giugno 2018 alle 20:17

    Non so se questa domanda le è stata già posta, ma non leggo niente a riguardo.
    La mia domanda è : se si sostituisce lo zucchero con il miele nelle marmellate , si avrà lo stesso risultato in termini di sapore e conservazione?

    Certa di una sua risposta
    Cordiali Saluti

    M. Giugliano

  • In termini di sapore certamente no. In più devi far bollire di più per eliminare l'acqua aggiuntiva. Ma poi perché vorresti fare una cosa del genere? Sono sempre glucosio e fruttosio :)

  • Io talvolta lo faccio con le more di rovo, ma semplicemente perché mi piace il sapore che prende (e la marmellata di more, spesso troppo asciutta, ci guadagna). Eviterei di farlo con le fragole e le ciliegie, se non vuoi trovarti una broda impossibile da addensare!

  • Buonasera Dario,
    la stimo tantissimo e vorrei una sua opinione da studioso: il medico di una mia amica le ha detto che il miele sciolto nelle bevande calde è tossico. Questa informazione l'ho vista girare anche più volte su internet. Io so che il miele se scaldato o disciolto, semmai perde parte dei suoi componenti "benefici" e rimane semplicemente un dolcificante, ma non che diventa tossico! Sto cercando informazioni autorevoli che possano dare credibilità contro quanto detto da questo medico. Da chimico le risulta questa informazione? Sono io che sono in errore? Grazie infinite

  • Connie: sinceramente non l'ho mai sentita, e non ne capisco proprio il senso :)

  • Un apicoltore di professione che ha alcuni apiari (bio certificati) nei miei campi (non bio) dice che recentemente è stato sollevato poche settimane fa Aprobio ha sollevato un polverone sulle microplastiche nei prodotti d'alveare: l'ennesima crociata modaiola o la cosa ha un qualche fondamento scientifico?
    (Per la cronaca, lui ha commentato la notizia dicendo: se le api hanno 100 problemi di sopravvivenza, le microplastiche sono al 200mo posto...)

  • Ops, ho inviato senza rileggere ...

  • Il problema dei neonicotinoidi, nei confronti delle api, è sia acuto sia cronico.
    1. Problema acuto: porta a morte dell'individuo in breve tempo impedendogli di rientrare nell'alveare.
    2. Problema cronico: a basse dosi, tali da non uccidere in breve tempo l'ape, questa è disorientata e manifesta difficoltà a svolgere le funzioni di base, tipo comunicare con le altre e coordinarsi con loro nelle attività interne ed esterne; alla lunga porta anche l'intossicazione cronica a una morte precoce. Il grosso del problema sta nel mancato ricambio di individui perchè si interrompe la cura di quelli in via di sviluppo.
    Vari studi hanno ampiamente dimostrato che l'adozione di semplici accorgimenti agronomici, come lo sfalcio di tutte le fioriture spontanee nel periodo della semina o dei trattamenti alle colture per una fascia di 10 metri di larghezza riduce a una frazione ridicola il rischio di avvelenamento. L'adozione dei filtri sulle seminatrici o di deviatori di flusso che immettono l'aria nel terreno non ha dato risultati univoci, tanto che alcune prove di semina con e senza filtri hanno evidenziato sì una riduzione di dimensione delle particelle emesse dalla macchina, di pari passo però aumenta la distanza che le particelle filtrate raggiungono dal punto di emissione. I neonicotinoidi, purtroppo, sono dannosi per le api anche a bassissime dosi, per l'effetto di disorientamento.
    La persistenza in pianta di dosi sufficienti a danneggiare un'ape è dimostrata fino a oltre 45 giorni dal trattamento, su vite (fonte Syngenta, in una brochure sul prodotto Actara).

    Detto questo, va aggiunto anche qualche altro dato.
    Da almeno 10 anni vige in Italia il divieto di effettuare trattamenti in fioritura, salvo che sia permesso dall'etichetta del singolo formulato commerciale. Come già ricordato qualche intervento fa, in molte etichette di prodotti particolarmente tossici per le api c'è l'espressa indicazione di usare il prodotto dopo la fine della fioritura (a prescindere se insetticida o fungicida).
    Le sementi conciate industrialmente, per legge hanno dei limiti sia nella quantità sia nelle dimensioni della polvere presente nel sacco, e i controlli degli organi preposti mi risulta che ci siano e siano anche molto pignoli (almeno su materiale che ho acquistato negli ultimi 6 anni).
    Non ho controllato le ultime statistiche, ma fino al 2016 risultavano in aumento le popolazioni dei Paesi in cui i neonicotinoidi erano ammessi, tipo Francia e Australia (Guidorzi è sicuramente più aggiornato di me).
    Altra considerazione, non di poco conto, è la razio secondo cui hanno vietato i neonicotinoidi sul mais, mentre su altre piante e per uso hobbistico sono ancora permessi. Io sono persuaso che abbiano scelto questo in un momento in cui il mais era la coltura più diffusa, tipo che su 10 ettari almeno 8 erano a mais, e la valutazione si è basata su un dato di per sè variabile di anno in anno senza tener conto che, tolti i pochi milligrammi/ha di neonicotinoide si sarebbe passati a litri di insetticida generico a basso costo per controllare nottue, piralide e larve di diabrotica. Resta ancora il problema degli elateridi, contro i quali si usano 30 (ripeto, almeno 30 kg) di insetticida in polvere distribuito nel terreno, che fa molte più particelle volatili dei microgrammi di neonicotinoide su 25.000 semi di una dose di mais (di solito si usano circa 3 dosi per un ettaro).

    Chi non ha mai usato il Confidor nell'orto, sulle patate, sui pomodori, sulle melanzane, o sulle rose o altre piante a fiore del giardino? Ebbene, state attentando, inconsapevolmente, alla salute delle api dele vostro vicino apicoltore hobbista, che poi si va a lamentare della moria dalla sua associazione di categoria!

    Quando l'associazione apicoltori di Udine nel bollettino di inizio settembre dell'anno scorso scrisse che "la fioritura dell'ederea è già finita in tutta" la regione, mentre l'apicoltore mi faceva presente che doveva ancora cominciare quasi ovunque, ho capito in che mani è l'associazione apicoltori e quanto peso dare ai loro comunicati.

  • buongiorno, torno sull'argomento Miele di MANUKA : premetto che sono in cura per un tumore, non credo agli integratori miracolosi, ma tutti i giorni mi bevo una tazza di the o tisana con un cucchiaio di miele quindi chiedo se vale la pena ipotecare casa per un barattolo di questo miele perchè i pareri che leggo su internet sono contrastanti. Ripeto non mi aspetto niente di miracoloso ma, miele per miele, vorrei provare il Manuka, mi blocca il fatto che costa una fucilata. E poi già ho ingurgitato bacche di Goji per anni, prima di scoprire che sono fuffa. Grazie!

  • Le bacche di goji contengono allergeni anche potenti, qualcuno tempo fa ha lasciato la buccia, in Francia ...
    Il miele di Manuka è una follia, come le fragole a natale che arrivano dall'altra parte del mondo.

  • Virginia Pinkerton 23 aprile 2019 alle 01:10

    Finalmente ho trovato un articolo in cui si menziona il pH del miele, grazie Dario! Sono sempre estremamente incuriosita dal discorso pH degli alimenti ma ho difficoltà a reperire informazioni serie (ho riscontrato che il caro vecchio Google in questo caso è ben poco utile). Qualcuno saprebbe aiutarmi?

  • Vado a memoria: c'è un articolo nel blog relativo alla dieta alcalina.
    Nell'articolo c'è un elenco piuttosto lungo di alimenti con il relativo pH.

  • Virginia Pinkerton 23 aprile 2019 alle 09:28

    Grazie per la risposta celere Corrado! Non ho trovato la tabella: in compenso ho letto un articolo molto interessante su di un argomento che non conoscevo (sono da sempre totalmente estranea a pseudo diete, ed ogni volta che per sbaglio vengo a sapere di queste perdo la mia fiducia nell'umanità! Sigh.).

  • Virginia Pinkerton 23 aprile 2019 alle 09:45

    Rettifico: subito dopo aver letto l'articolo suggerito da te Corrado ho cercato su Google "pH cibi Bressanini" ed ho trovato l'articolo con la tabella in questione. Oltre ad aver scovato un valido aiuto per soddisfare la mia curiosità ho visto il graziosissimo esperimento delle meringhe colorate: che meraviglia!

  • In quell'articolo c'è il link a uno sugli alimenti acidi e alcalini, l'hai trovato?

  • Virginia Pinkerton 23 aprile 2019 alle 10:01

    Trovato, ma il link originale non è più disponibile sul sito FDA. Al momento la mia curiosità è soddisfatta... Credo di aver capito il problema delle mie ricerche: mi sono basata solamente su Google, senza pensare che mi sarebbero saltate fuori principalmente panzane: devo ricordarmi di consultare enti affidabili!

  • Benvenuta nel club ...
    Sapessi quanto è difficile far passare questo apparentemente lapalissiano messaggio!

  • Virginia Pinkerton 23 aprile 2019 alle 12:06

    Certo è avvilente leggere alcuni commenti sugli articoli appena citati... Ci sono persone che parlano di limone alcalino, sciorinando un lessico simil scientifico per avvalorare le proprie tesi... La chimica è una materia oscura, sconosciutissima a molti! :(

  • Penso che in ogni paesino, piccolo o grande che sia (anche all'estero) sia molto più facile trovare il "club del libro" che propone testi di autori sconosciuti ai più, piuttosto che un ciclo di conferenze sulla chimica a tavola ...
    Ritengo sia già un passo avanti la conferenza che ogni tanto fa qualche cardiologo sulla necessità di fare un po' di esercizio fisico, anche se da sola dubito che sortisca qualche effetto sulla popolazione.

  • Breve storia dell'apicoltura moderna (prof, le dispiace se rivendo la breve storia della medicina in chiave apistica?).

    Da "salviamo le api dai pesticidi"

    a "primavera piovosa, sopravvivenza delle api e produzione sono a rischio"

    si arriva a "ci sono troppe api, alcuni impollinatori selvatici rischiano seriamente l'estinzione".

    https://agricolturadigitale.net/2019/03/25/le-api-domestiche-favoriscono-la-perdita-di-biodiversita-negli-impollinatori/

  • Ho letto le discussioni (ormai parecchio datate) scaturite nei commenti nei quali si parlava di api e neonicotinoidi.

    Mi pare che ad oggi sia stata prodotta una grande mole di documentazione scientifica sul rapporto fra neonicotinoidi e deficit immunitari/difficoltà di orientamento nei casi di intossicazione cronica.
    Insomma a distanza di alcuni anni sembra proprio che l'allarme lanciato da molti apicoltori non fosse poi così privo di fondamento.

  • Luca, hai ragione nel dire che i neonicotinoidi siano tossici anche per le api, ma gli errori che fanno tutti è pensare che abbiano tutti la stessa tossicità, e che siano la causa principale e/o unica di problemi di spopolamento.
    Di neonicotinoidi in Europa ne furono commercializzate in Europa 4 molecole attive, che avevano una tossicità acuta per le api (in laboratorio) da pochi nanogrammi per ape (meno di 10 per l'imidacloprid) fino a svariate centinaia (mi pare oltre 450 per acetamiprid e thiamethoxan). Due mondi completamente diversi ... Che però sono stati accumunati sia dalla lobbi degli apicoltori e ambientalisti sia dal legislatore, più per comodità mediatica che per conoscenze tecniche, mi vien da pensare. Il risultato di ciò è che dal 2012 molti formulati sono stati tolti dal commercio, lasciando gli agricotori senza difese efficaci per i loro raccolti (ultimo esempio in ordine di tempi, cimice asiatica).
    Studi successivi in campo hanno evidenziato che arnie stressate sono più vulnerabili di arnie in salute, arrivando spesso a dimezzare la dose letale di molecola insetticida. Tra questi stress ci sono sia fattori ambientali (caldo, freddo, siccità, carenza di cibo) sia errori di conduzione (sovradosaggi dei trattamenti anti-varroa, errori di formulazione dell'alimento sostitutivo, acqua o ambiente inquinati, polveri sottili, ... errori di posizionamento degli apiari, molto spesso). Questi fattori di stress, e altri, minano la salute dello sciame fino a spopolare l'arnia, senza dimenticare tutti gli altri problemi veterinari spesso non riconosciuti dagli apicoltori: ci sono virosi con decorso simile a quello degli insetticidi, disorientamento, tremori e morte, che vengono scambiate per avvelenamento, per dire. Sta di fatto che quando ci sono campioni ben raccolti e di quantità sufficiente, la causa di morte per avvelenamento è la principale in una frazione del totale variabile da 1% a 30% (dati Beenet e istituti zooprofillattici). Quale sia la soglia di disorientamento/alterazione da neonicotinoidi in campo, quindi, è abbastanza un'opinione, al momento, tuttavia la pressione mediatica ha fatto sì che da quest'anno (inizio 2019) siano rimasti pochissimi formulati autorizzati solo in ambiente chiuso.
    Nel resto del mondo (Nord America, Australia) li continuano a usare: dopo un iniziale tentativo accusatrio nei loro confronti in occasione del grande spopolamento (2006-2008), sono stati scagionati dai fatti (negli anni successivi la popolazione apistica si è ripresa nonostante l'uso di tali prodotti), quindi là non sono stati toccati, ne è unicamente stato regolamentato meglio l'uso eliminando i trattamenti che mettevano a rischio le api, tipo il trattamento a inizio fioritura del colza.
    Dal punto di vista dell'agricoltore, i neonicotinoidi sono stati sostituiti da molecole più pericolose (per lui) e meno efficaci, quindi l'uso di insetticidi è aumentato, aumentando l'esposizione sia delle api sia degli altri insetti ai trattamenti, mentre per il controllo di alcuni insetti restano ancora (e chissà per quanto resteranno) l'unica possibilità di controllo chimico a basso impatto ambientale (per esempio gli insetti che mangiano le radici delle piante, ferretto, nottua, diabrotica e oziorrinco sono i principali per dannosità, appure per gli insetti succhiatori che sono ben nascosti oppure protetti da uno spesso strato di cere che gli impediscono di entrare in contatto con la dose letale di insetticida, tipo cocciniglie o cimici).

  • Aggiungo un tassello importante che prima non mi era venuto in mente.
    L'attività apistica nel mondo ha visto, negli ultimi anni, sia l'aumento delle api che degli apicoltori, ma la diminuzione delle aree di pascolo per gli insetti (principalmente a causa di case, strade, capannoni, ... come cantava Celentano a proposito della via Gluck).
    Se la torta (il pascolo) cala, ma i commensali aumentano (api allevate), il miele prodotto cala, e gli apicoltori mugugnano (e qualcuno cavalca il mugugno montando un caso mediatico, vedi inchiesta della procura di Udine ancora in corso: nonostante lo spopolamento denunciato a marzo-aprile 2018, la quantità di miele raccolto è stata da record, quasi 24 kg per arnia o poco più. Lontana dai record degli anni 1980-1990, attorno a 85 kg per arnia - di cui 60 circa di acacia - ma di tutto rispetto confrontandola con la produzione degli ultimi 15-20 anni in provincia di Udine.).

  • Alberto Guidorzi 26 ottobre 2019 alle 22:51

    Corrado

    a quello che tu dici tutto giustissimo, vorrei aggiungere che un conto è irrorare le pante di neonicotinoidi, un altro conto è usare i neonics nella concia delle sementi, In questo caso le api non potranno mai iincontrare i neonics.

    1° perchè le quantità sono ridottissime rispetto alle irrorazioni

    2° perchè quando le api visitano le piante le cui sementi sono state trattate alla semina il principio attivo della concia sulla pianta non esiste più.

  • Alberto, imidacloprid aveva effetto di disorientamento già al dosaggio di concia (circa 1 nanogrammo/seme) attraverso l'acqua di guttazione delle piantine di mais. Era fin troppo efficace ... Peccato che non era selettivo per le api ...
    Hanno tolto prodotti efficacissimi, tipo il fipronil (attualmente utilizzato come antizecche nei cani e, furbescamente, come antipidocchi nei polli) che non erano così pericolosi come i neonicotinoidi. Misteri della legge ...

  • Alberto Guidorzi 27 ottobre 2019 alle 00:21

    Corrado

    Non facciamoci influenzare dal video-patacca dell'università di Padova. Mi sai dire quante api vanno a bere l'acqua di guttazione di una piantina di mais di 3 o 4 cm, quando nel medesimo periodo della giornata, cioè il mattino presto, sui bordi dei campi la vegetazione è stra-bagnata dalla rugiada? Rugiada che si trova anche depositata sulle piantine di mais.e che non contiene neonics. Le api in fin dei conti non hanno bisogno di litri d'acqua e noi dobbiamo credere alle balle raccontate su youtube dal Girolami che in natura l'ape vada prorio ad abbeverarsi dalla gocciolina di guttazione? Tra l'altro mi piacerebbe avere visto come Girolami ha fatto l'esperimento, di fronte a persone che perseguono la visibilità (questo era il solo scopo) io sono come San Tommaso, ci credo se non ci metto il naso.

    Certo uno che abita sul grattacielo di una città a vedere un video del genere rimane impressionato, solo che non sa che la guttazione è un fenomeno molto limitato in pieno campo e non molto frequente nei nostri climi, avviene solo, quando avviene, in qualche ore della gironata, di primissima mattina soprattutto quando dell'acqua tutt'intorno è presente in quantità.

    Se si verificano le condizioni perchè avvenga la guttazione è altrettanto vero che le stesse condizioni determinano un'abbondantissima rugiada!

  • Corrado

    Ho visto su YT un esperto agrario della provincia di Trento che in campo biologico cinsigliava il piretro per combattere la cimice asiatica poiché derivando da fiori e ammesso in agricoltura bio
    Come sempre quando non so rompo a chi sa, purtroppo io non sono nato imparato
    Il piretro che viene usato è veramente estratto dai fiori o è di sintesi
    E efficace sulla cimice
    Che danni ha verso la salute umana
    Ha differenze di pericolosità con altri prodotti di sintesi.

  • Alberto, è ovvio che se l'ambiente circostante all'apiario è diversificato, le api scelgono ciò che più gli piace e gli è comodo. Se l'apicoltore piazza le api in mezzo a una distesa ininterrotta di mais conciato o trattato, di campi arati, di colture non pollinifere o nettarifere, beh, se la va a cercare: il rischio non è zero. La soglia di danno per le api dipende sia dalle api (genotipi più o meno sensibili), dallo stato nutrizionale e dallo stato di stress in cui lo sciame si trova (quanta strada deve fare per raggiungere il pascolo, quanta strada deve fare per raggiungere l'acqua, quanta varroa c'è, se ci sono altri acari, lepidotteri, coleotteri, protozoi, funghi, batteri, virus che ne stanno mettendo alla prova le difese immunitarie degli individui e l'armonia della colonia ...). Che mi risulti, a parte il video che citi non ci sono stati studi seri di campo per misurare l'effettiva esposizione e vulnerabilità delle api ai concianti dopo l'interramento del seme, con la coltura in sviluppo (di studi per il controllo delle polveri di semina ce ne sono stati, anche qualcuno ben fatto, ma hanno dimostrato che i sistemi di abbattimento attivo delle polveri (filtri antipolline da abitacolo delle auto, filtri ad acqua), efficacissimi nell'esperimento, portano a complicazioni della seminatrice non sempre gestibili per l'azienda agricola. Polveri che, peraltro, più grosse sono le particelle, meno si allontanano dal bordo del campo, quindi la filtrazione peggiorerebbe la situazione diminuendo il diametro delle particelle di scarico che vanno a depositarsi più lontano o aderiscono maggiormente all'ape durante il volo.

    Fabio, il piretro è estratto da crisantemi appositamente coltivati e trattati, ovviamente anche con prodotti di sintesi al bisogno, in terre fertili sottratte alla coltivazione per produrre cibo. Sulla carta ha una bassa tossicità per i mammiferi, la luce solare lo "distrugge" (fotosensibile, cioè la luce "spacca" la molecola in pezzi non attivi) molto rapidamente, ma le cimici asiatiche ci fanno lo sciampo ... Gli insetti più sensibili sono quelli utili: coccinelle, api, impollinatori, Crisopa carnea, libellule, ecc.
    Ovviamente se si usa senza protezioni danneggia la pelle e le vie respiratorie; è lipofilo, quindi i formulati commerciali sono sospensioni oleose ottenute a partire da coformulanti sintetizzati nei petrolchimici (anche per quello autorizzato in biologico, tanto per cambiare ... evviva la coerenza dei legislatori!). Non ho a memoria i valori di tossicità acuta e i limiti massimi di esposizione, ma se vuoi te li riporto o ti indico dove trovarli. Stessa cosa per le altre sostanze presenti nel flacone della Coop (per dier, probabilmente prodotto da Industrie Zapi) contro le cimici: basta vedere la scheda di sicurezza del produttore, di solito il venditore è obbligato a renderla disponibile a chi la richiede, anche per i presidi medico - chirurgici (lo spruzzino da banco liberamente venduto vicino alle casse dei supermercati e delle farmacie)

  • Ovviamente se si usa senza protezioni danneggia la pelle e le vie respiratorie; è lipofilo, quindi i formulati commerciali sono sospensioni oleose ottenute a partire da coformulanti sintetizzati nei petrolchimici (anche per quello autorizzato in biologico, tanto per cambiare ... evviva la coerenza dei legislatori!). Non ho ove trovarli. Stessa cosa per le altre sostanze presenti nel flacone della Coop (per dier, probabilmente prodotto da Industrie Zapi) contro le cimici: basta vedere la scheda di sicurezza del produttore, di solito il venditore è obbligato a renderla disponibile a chi la richiede, anche per i presidi medico - chirurgici

  • Mastica e sputa da una parte il miele, mastica e sputa dall'altra la cera, mastica e sputa prima che metta neve. (cit.) F. De Andrè

  • Salve dott.Bressanini ,la ringazio tanto per ottima divulgazione semplice molto facile da capire per un come me ingnorante della scienza. Ho iniziato da poco tempo a seguirla , vari articoli del blog... Volevo chiedere a proposito del del mieli se contiene la proteina detta proteasi, e che effetti ha sulla carne ,so che molti frutti ne sono ricchi di proteasi ,specialmente quella esotica, s po'esso vengono utilizate per marinature,dicono che aiuta ad intenerirla, sarei interessato all'argomento o dove potri trovare notizie utili ,tenga presente che con la tecnoligia non ho un ottimo rapporto ..distinti saluti paolo

  • Paolo, le proteasi non mi risulta siano nel miele. Sono in alcuni frutti come kiwi, papaya, ananas, e ne ho parlato diffusamente nel libro La Scienza della Carne :)

  • Grazie, provvedero all'aquisto del testo..👍👍👍👍

  • Non sapendo dove postare ... Metto qui.

    Bevi latte di mandorla ... e uccidi le api!!!
    Alla faccia di quelli che dicono che il veg fa bene all'ambiente!

    https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2020/02/04/mandorle-e-api-in-california-convivenza-difficile/65622

  • Buongiorno Dott. Bressanini, la seguo da anni e l'ammiro tantissimo, ho anche due dei suoi libri (chiusa la premessa)...Potrebbe dirmi se è vero che il miele usato in cottura o comunque a temperature superiori ai 40° C diventa cangerogeno o cmq produce effetti negativi sulla salute?
    La ringrazio

  • Allevamenti intensivi di api regine sulle isole maltesi, alla faccia di chi dice che l'allevamento di api è ecosostenibile e molto diverso da quello degli animali da carne:

    https://twitter.com/presa_diretta/status/1224454420496187392

    Se piazzi tutte quelle api in un'isola, cosa trovano da mangiare per tutto l'anno? E soprattutto, dopo che hanno mangiato, ne resta abbastanza per gli altri insetti impollinatori selvatici presenti sull'isola?
    A me sembra il solito grennwashing di un gran bel business ... Chissà se gli hanno chiesto la valutazione d'impatto ambientale (VIA) come la chiedono a chi vuole costruire o ampliare un allevamento di polli, vacche, maiali o altri animali, o solo un impianto di biogas magari da umido urbano.
    Forse le api da miele non si estingueranno grazie a questi personaggi (veneti, il che è tutto dire ...), ma faranno dei danni all'ecosistema dell'isola.
    Ah, già, le api sono naturali ...

  • Ho sciolto del miele in acqua calda per filtrare i frammenti di vetro del barattolo che lo conteneva, che si era rotto.
    Adesso ho una pentola di acqua e miele di circa un litro, che tengo in frigo.
    Possono formarsi muffe e lieviti, anche il botulino?
    Posso usare quel miele, ogni tanto per zuccherare o è meglio buttarlo via?
    Forse si può tenerlo in ebollizione per un po', per eliminare i pericoli, o si possono danneggiare gli zuccheri componenti?

    grazie

    p.

  • Provare a farlo fermentare e ottenere idromele? O aceto di miele, in alternativa ...

  • Alberto Guidorzi 11 agosto 2020 alle 00:58

    Paolo M

    Credo che il tuo litro sia una soluzione zuccherina abbastanza concentrata e quindi difficilmente si svilupperanno muffe ed anche lieviti, Per il butolino meno che meno. Se concentri gli zuccheri presenti rimangono tali.

  • Alberto

    Ma non sapendo la percentuale di zuccheri nel litro non è che sia troppo diluito e rischi si verifichino muffe
    Quale deve essere la percentuale di zuccheri perché non questo avvenga, non sarebbe più sicuro portarla a piccolo bollore e fare in modo che si concentri

  • Alberto Guidorzi 11 agosto 2020 alle 14:29

    Fabio

    Ammesso che abbia diluito due ettogrammi di miele in un litro , la concentrazione è tale che difficilmente le muffe si sviluppano. Certo se concentra il tutto ottiene più sicurezza.

  • Io appoggio la mozione di Corrado! Sarei per l'idromele 😋

  • Alberto Guidorzi 11 agosto 2020 alle 21:55

    Pappagallorosa

    Credo che sia una soluzione troppo diluita per fare l'idromele visto che su 3 litri d'acqua ne occorrono due di miele. Poi però deve aspettare un anno perchè sia pronto.

  • C'erano circa 2 etti di miele in un litro d'acqua, come ipotizzava Alberto.
    Non si sono formare muffe, ma, dopo qualche giorno, per sicurezza ho fatto bollire a fuoco lento per qualche ora, per aumentare la densità.
    A prima vista, il volume di soluzione concentrata sembra inferiore al volume del miele originario, per quanto ricordo. Sarà un'impressione sbagliata.

  • Com'è finita l'indagine della procura di Udine sugli spopolamenti degli apiari?
    Notizia di questi giorni: una bolla di sapone (costosa, però! Oltre 2400 ore di indagine e sopralluoghi da parte del solo personale forestale regionale, senza contare tutte le ore di lavoro dedicate dalla procura e dai suoi esperti, in pratica qualche milione di euri pubblici italiani, e tutti i costi sostenuti direttamente dai soggetti coinvolti a vario titolo come indagati)

    Qui un riassunto della vicenda con epilogo:
    https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2020/09/25/api-e-metiocarb-archiviazione-giudiziaria-gogna-mediatica/68032

    E qui una buona notizia sulle frontiere dell'allevamento: addestrare le api a impollinare solo la coltura che ci interessa:
    https://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2020/09/24/addestratori-di-api/67998

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