Si combatte per le strade a Lugansk, una delle due roccaforti dei ribelli filorussi dove oggi l’esercito ucraino è riuscito a riconquistare un quartiere. L’avanzata militare avviene sullo sfondo di un crocevia di imminenti incontri politici che lasciano presagire un intensificarsi degli sforzi diplomatici, a partire dal possibile faccia a faccia tra Putin e Poroshenko il 26 a Minsk in un vertice tra Unione doganale (Russia-Bielorussia-Kazakhstan), Ue e Ucraina. Ma la guerra nell’est ucraino, che secondo stime Onu ha già causato 2.100 vittime e oltre 5000 feriti, si tinge anche oggi di una nuova presunta strage di innocenti: il vice premier dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Andrei Purghin, ha accusato l’esercito ucraino di aver bombardato un asilo a Makievka uccidendo oltre 10 bambini.

Non ci sono al momnto conferme di fonti indipendenti. Come del resto non ce ne sono per le «decine di vittime» nella colonna di rifugiati che secondo Kiev sarebbe stata colpita ieri dai ribelli con colpi di mortaio e lanciamissili multipli Grad sulla strada Khriaschuvate-Novosvitlivka, vicino a Lugansk, anche se oggi il portavoce militare ucraino Andrei Lisenko ha riferito del recupero d’una quindicina di cadaveri. Per ora però neppure una immagine, mentre l’Ue chiede un’inchiesta.

A Makievka, martellata dall’artiglieria di Kiev, un fotografo della Afp ha visto tuttavia almeno tre civili morti. E a Lugansk, dove secondo Lisenko sono in corso «combattimenti di strada», la situazione è sempre più critica: da 17 giorni la città è senza acqua potabile, energia elettrica, rete telefonica e approvvigionamenti, mentre il sindaco ha messo in guardia contro la diffusione di malattie infettive. Anche Donetsk, bombardata dai colpi di artiglieria nella notte, è priva di acqua potabile e i rifornimenti alimentari stentano ad arrivare: metà dei supermercati è chiusa. E il convoglio di aiuti umanitari russi resta fermo al confine: Kiev - questa la giustificazione ufficiale - non garantisce la sicurezza nel territorio controllato dai miliziani. Sul fronte politico da registrare la visita della cancelliera tedesca, Angela Merkel, il 23 agosto a Kiev, dove incontrerà il presidente Petro Poroshenko per la prima volta dall’inizio della crisi e il premier Arseni Iatseniuk: in agenda «l’attuale situazione ucraina e l’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia. Inoltre si parlerà delle possibilità concrete di sostenere l’Ucraina». Il 30 Poroshenko volerà poi a Bruxelles, su invito del presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy e del presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso. In mezzo l’evento più atteso: il vertice del 26 a Minsk tra i leader dell’Unione doganale (Putin, Nazarbaiev, Lukashenko), il presidente ucraino e tre rappresentanti di Bruxelles (l’Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, e i commissari all’energia e al commercio, Guenther Oettinger e Karel De Gucht).

Il summit è stato organizzato per discutere l’attuazione dell’accordo di associazione tra Ue e Ucraina, la sicurezza energetica e la stabilizzazione nella regione del Donbas, nell’est ucraino. Il Cremlino ha annunciato che Putin avrà alcuni bilaterali ma non ha voluto precisare se ne è previsto uno con Poroshenko, come appare probabile: nel caso, si tratterebbe del primo incontro tra i due dopo quello con stretta di mano in Normandia all’inizio di giugno per le celebrazioni dei 70 anni dello sbarco in Normandia. Difficile immaginare quale possa essere il terreno di compromesso per uscire dalla crisi nell’est dell’Ucraina, Paese che ormai vede dietro l’angolo le elezioni parlamentari e le difficoltà di un inverno senza il gas russo. Intanto Mosca comincia a fare i conti con gli aumenti dei prezzi dopo le contro-sanzioni sui prodotti alimentari europei, ma pensa anche a come rincarare la dose di fronte a ulteriori giri di vite occidentali: nel mirino l’import di auto straniere, farmaci e attrezzature sanitarie.

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